Archivio Web Noam Chomsky

Chomsky sull’anarchismo di Tom Lane


Introduzione
Sebbene Chomsky abbia scritto una considerevole quantità di cose sull’anarchismo nelle scorse tre decadi, la gente spesso lo interroga su una visione più tangibile e dettagliata del cambiamento sociale. Le sue analisi politiche non falliscono mai di instillare indignazione e rabbia per il modo in cui va il mondo, ma molti lettori rimangono incerti su cosa esattamente Chomsky vorrebbe fare per cambiarlo. Siccome forse essi guardano il suo lavoro analitico con molto rispetto, essi si aspettano che egli spiegherà i suoi obiettivi e le sue strategie con chiarezza e precisione simili, ma poi rimangono delusi dalle sue affermazioni generalizzate sui valori del socialismo libertario. O forse molti guardano ad un grande intellettuale che fornisce ad essi un “piano” da seguire passo per passo per un futuro luminoso e splendente.

Chomsky è riluttante nel fare tali pronunciamenti. Egli avverte che è difficile predire quali forme particolari assumerà una più giusta organizzazione sociale, o anche sapere per certo quali sono le alternative ideali al sistema corrente. Solo l’esperienza ci mostrerà le migliori risposte a queste domande, egli dice. Ciò che ci dovrebbe guidare nel nostro percorso è una serie generale di principi che saranno alla base di qualsiasi specifica forma la nostra società futura prenderà. Per Chomsky, questi principi sorgono dalla tendenza storica di pensiero e azione conosciuta come anarchismo.

Chomsky avverte che poco può essere detto sull’anarchismo ad un livello generale. “Io non ho provato a scrivere alcunché si sistematico circa questi argomenti, né conosco cose fatte da altri che potrei raccomandare”. “L’interesse sta nelle applicazioni”, egli pensa, ”ma queste sono specifiche allo spazio e al tempo”.


Risposte di Chomsky a otto domande sull’anarchismo.

Commento generale alle domande.
Nessuno possiede il termine “anarchismo” (personalmente non ho confidenza con la “giusta via”). Esso è usato per una ampia serie di differenti correnti di pensiero e azione. Ci sono molti sedicenti anarchici che insistono, spesso con grande passione, che la loro è l’unica via giusta, e che le altre non meritano il termine (e forse sono criminali di una o dell’altra sorta). Uno sguardo alla letteratura anarchica contemporanea, particolarmente in Occidente e nei circoli intellettuali (il termine potrebbe a loro non piacere), mostrerà velocemente che una larga parte di essa è denuncia degli altri per le loro deviazioni, come nella letteratura settaria marxista-leninista.


1. Quali sono le radici intellettuali del pensiero anarchico, e quali movimenti ha sviluppato e animato durante tutta la storia?

Le correnti del pensiero anarchico che mi interessano (e sono molte) hanno le loro radici, penso, nell’Illuminismo e nel liberalismo classico, e risalgono anche, in modo interessante, alla rivoluzione scientifica del 17° secolo, includendo quegli aspetti che sono spesso considerati reazionari, come il razionalismo cartesiano. C’è una letteratura su questo argomento. Le idee vengono continuamente reinventate; a mia opinione, perché esse riflettono i reali bisogni e percezioni umani. La Guerra Civile Spagnola è forse il caso più importante, sebbene dobbiamo ricordare che la rivoluzione anarchica che travolse una buona parte della Spagna nel 1936, prendendo varie forme, non fu un sollevamento spontaneo, ma fu preparata in molte decadi di educazione, organizzazione, lotta, sconfitta, e qualche volta vittorie. Fu molto significativo. Sufficientemente per sfidare la collera di ogni grande sistema di potere: stalinismo, fascismo, liberalismo occidentale, la maggior parte delle correnti intellettuali e le loro istituzioni dottrinali – tutte unite per condannare e distruggere la rivoluzione anarchica, come del resto fecero; un segno significativo, a mia opinione.


2. I critici reclamano che l’anarchismo è “informe, utopistico”. Tu controbatti che ogni periodo della storia ha le proprie forme di autorità e oppressione che devono essere sfidate, di conseguenza non c’è una dottrina precisa che si possa applicare. A tua opinione, quale specifica realizzazione dell’anarchismo è appropriata in quest’epoca?

Io tendo ad essere d’accordo che l’anarchismo è informe e utopistico, anche di più delle vacue dottrine del neo-liberalismo, marxismo-leninismo, e altre ideologie che hanno fatto appello al potente e ai suoi servi intellettuali durante gli anni, per ragioni che sono tutte troppo facili da spiegare. La ragione per la generale assenza di forma e la vacuità intellettuale (spesso alterata con grandi parole, la qual cosa rientra ancora nell’interesse proprio degli intellettuali) è che noi non capiamo poi molto riguardo i sistemi complessi, come le società umane; e abbiamo solo intuizioni di validità limitata sui modi con i quali esse dovrebbero essere rifoggiate e costruite.

L’anarchismo, nella mia veduta, è un’espressione dell’idea che l’onere della prova è sempre in quelli che argomentano che l’autorità e il dominio sono necessari. Loro devono dimostrare, con argomenti potenti, che questa conclusione è corretta. Se non ce la fanno, allora le istituzione che essi difendono dovrebbero essere considerate illegittime. Come uno dovrebbe reagire all’autorità illegittima dipende dalle circostanze e dalle condizioni: non ci sono formule.

Nel periodo presente, le questioni sorgono in modo indiscriminato, come comunemente fanno: dalle relazioni personali in famiglie ed in ogni altro posto, all’ordine politico/economico internazionale. E le idee anarchiche – sfidando l’autorità e insistendo che essa giustifica se stessa – sono appropriate a tutti i livelli.


3. Quale sorta di concezione della natura umana è predicata dall’anarchismo? Un’assenza di governo permetterebbe al forte di dominare il debole? Il processo decisorio democratico porterebbe ad un eccessivo conflitto, indecisione e soggezione alle “regole della plebe”?

Come io comprendo il termine anarchismo, esso è basato sulla speranza (nel nostro stato di ignoranza noi non possiamo andare oltre questa) che gli elementi centrali della natura umana includano sentimenti di solidarietà, supporto reciproco, simpatia, interesse per gli altri, e così via.

Un’assenza di governo permetterebbe al ricco di dominare il povero? Questo non lo sappiamo. Se così, allora le forme di organizzazione sociale dovrebbero essere costruite – ci sono molte possibilità – per scavalcare questi crimini.

Quali sarebbero le conseguenze del processo decisorio democratico? Le risposte sono sconosciute. Dovremmo imparare sperimentando. Proviamolo e scopriamolo.


4. L’anarchismo è talvolta chiamato socialismo libertario. In cosa differisce da altre ideologie che vengono spesso associate con il socialismo, come ad esempio il Leninismo?

La dottrina leninista ritiene che un partito di avanguardia debba assumere il potere statale e guidare la popolazione allo sviluppo economico, e, per qualche miracolo inspiegato, guidarla alla libertà ed alla giustizia. È un’ideologia che naturalmente fa enormemente appello all’intellighenzia radicale, alla quale permette una giustificazione per il suo ruolo di amministratrice dello stato. Non posso vedere alcuna regione – né logica né storica – per prenderla seriamente. Il socialismo libertario (inclusa una sostanziale corrente del marxismo) bandì tutto questo con disprezzo, abbastanza giustamente.


5. Molti “anarco-capitalisti” pretendono che l’anarchismo significa la libertà di fare ciò che vuoi con la tua proprietà ed impegnarsi in un libero contratto con gli altri. Secondo te, il capitalismo è in qualche modo compatibile con l’anarchismo?

L’anarco-capitalismo, a mia opinione, è un sistema dottrinale il quale, se continuamente implementato, porterebbe a forme di tirannia e di oppressione che hanno poche controparti nella storia umana. Non c’è la più esile possibilità che le sue (a mia veduta, orrende) idee siano implementate, perché esse distruggerebbero velocemente qualsiasi società che facesse questo errore colossale. L’idea di “libero contratto” fra il sovrano e il suo soggetto affamato è un gioco malato, forse sarebbe meritevole esplorare le conseguenze di queste (a mia veduta, assurde) idee in qualche seminario accademico, ma in nessun altro posto.

Aggiungerei, tuttavia, che mi trovo in sostanziale accordo, su una vasta scala di argomenti, con le persone che si considerano anarco-capitaliste; e per qualche anno sono stato capace di scrivere solo per i loro giornali. E ammiro anche la loro dedizione alla razionalità – che è rara – sebbene io non penso essi vedano le conseguenza delle dottrine che espongono, ed le loro profonde debolezze morali.


6. Come si applicano i principi anarchici all’educazione? Sono buone cose i gradi, i requisiti e gli esami? Che tipo di ambiente conduce meglio al libero pensiero ed allo sviluppo intellettuale?

La mia sensazione, basata in parte su esperienze personali in questo caso, è che una educazione decente dovrebbe cercare di fornire un sentiero sul quale una persona possa viaggiare a modo proprio; un buon insegnamento è un fornire l’acqua per la pianta per permetterle di crescere sotto il proprio potere, piuttosto che riempire un recipiente con l’acqua. Questi sono principi generali, che io penso siano generalmente validi. Come si applicano in circostanze particolari deve essere valutato caso per caso, con dovuta umiltà, e col riconoscimento di quanto poco noi capiamo.


7. Descrivi, se puoi, come funzionerebbe giorno per giorno una società anarchica ideale. Che tipo di istituzioni economiche e politiche esisterebbero, e come funzionerebbero? Avremmo denaro? Compreremmo nei negozi? Avremmo delle case nostre? Avremmo leggi? Come potremmo prevenire il crimine?

Non vorrei sognare di provare a fare queste cose. Ci sono faccende circa le quali dobbiamo imparare con la lotta e l’esperimento.


8. Quali sono le prospettive per realizzare l’anarchismo nella nostra società? Che passi dovremmo prendere?

Le prospettive per la libertà e la giustizia sono senza limiti. I passi che dovremmo prendere dipendono da ciò che stiamo cercando di raggiungere. Non ci sono, e non ci possono essere risposte generali. Le domande sono poste in modo sbagliato. Mi ricordo di uno slogan carino del movimento dei lavoratori rurali in Brasile: essi dicono che devono espandere il pavimento della gabbia fino al punto in cui possono rompere le sbarre. Ciò vuol dire che, talvolta, è richiesta anche la difesa della gabbia contro predatori ancora peggiori che vengono da fuori: difesa di un illegittimo potere dello stato contro una rapace tirannia privata negli Stati Uniti, per esempio, un punto che dovrebbe essere ovvio per ogni persona impegnata per la giustizia e la libertà – chiunque, ad esempio, che pensa che i bambini debbano avere cibo da mangiare – ma che sembra difficile comprendere per molte persone che si considerano anarchiche o libertarie.



Archivio Noam Chomsky




- -