Quando il corpo travalica i limiti della stessa possibilità d'espressione, la mente lo segue in un viaggio ai confini della perdita della ragione; nello stesso tempo, affonda nella memoria più antica di ciò che siamo stati.
La danza Butô è rivoluzionaria non solo agli occhi dei giapponesi, poiché questi danzatori si sono violentemente liberati di tutta una serie di regole e di atteggiamenti - danzando nudi, esibendo in modo grottesco la sessualità, rotolandosi e strisciando nella sabbia e nella terra, rifiutando gli abituali codici di comportamento - che sono molto importanti anche nel mondo occidentale, dove anche noi siamo rinchiusi in regole e atteggiamenti diversi, ma non per questo meno forti.
Ad esempio, per un danzatore occidentale, parlare di energia in scena significa implicitamente mostrarla; non è così nel Butô, dove l'energia può essere del tutto interiore e, pur stando assolutamente fermi, in realtà succede qualcosa.
L'importante non è danzare per mostrare o raccontare, ma danzare per cambiare continuamente e per capire.
Danzando si opera non solo la propria metamorfosi e la propria libertà, ma anche quella di chi guarda; è la rottura di ogni schema personale, artistico o politico.
Kazuo Ôno e Tatsumi Hijikata hanno avuto molti allievi, giapponesi e non, che si sono sparpagliati nel mondo; raramente hanno potuto venire in Italia, anche se artisti come Kô Murobushi, Min Tanaka, Carlotta Ikeda e molti altri sono ben conosciuti in altri paesi (Francia, Germania, Stati Uniti, Gran Bretagna, ecc.). Sarà proprio nello spazio teatrale del centro sociale occupato e autogestito dell'ex-Snia Viscosa che, tra il 16 e il 29 Dicembre, verranno a presentare i propri spettacoli e a tenere laboratori di danza vari artisti Butô, sia giapponesi che europei.