L'UOMO E L'ANIMALE
tratto da "Imperatrice Nuda"
di Hans Ruesch ed.CIVIS


50 disastri della vivisezione


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Come la maggior parte degli uomini di pensiero, Augusto Guerriero si è rifiutato di esaminare la validità o meno della
vivisezionecome metodo di ricerca. Secondo lui, il fatto che questo metodo infligge inenarrabili sofferenze a un numero
illimitato di creature sensibili, dovrebbe essere ampiamente sufficiente per squalificarlo da tutti i punti di vista, anche se,
anzichè arrecare danni, apportasse benefici all'umanità.
Invece è interessante constatare come proprio degli scienzati, tra cui il famoso fisiologo, chirurgo e medico Sir CharIes Bell,
hanno rilevato che questo metodo di ricerca è scientifico proprio perché disumano: perché praticato da persone insensibili o
incallite, nelle quali le qualità più squisitamente umane sono state distrutte o non sono mai esistite; dunque persone prive
di vera intelligenza, la sensibilità essendo una componente, e non certo la minore, dell'intelligenza umana
Che la vivisezione sia un metodo eticamente inammissibile dovrebbe essere evidente ad ognuno, ma verrà dimostrato a
oltranza nel corso di questo trattato. Per il momento illustriamo in che cosa consiste lo sbaglio scientifico.
La pretesa di trovare cure per i malanni umani infligge deliberatamente torture agli animali contiene due errori
fondamentali: il primo sbaglio consiste nel voler estrapolare all'uomo risultati ottenuti su altre specie, le quali reagiscono in
modo diverso dall'uomo. Il secondo errore riguarda l'inattendibilità della ricerca sperimentale nel campo della vita organica
in sé, verrà analizzato nel prossimo capitolo. In questo esaminiamo il primo.
Dato che gli animali reagiscono in modo del tutto differente e spesso opposto all'uomo, qualsiasi nuovo prodotto o metodo
provato sugli animali va sperimentato daccapo sull'uomo, mediante prove cliniche, con le dovute cautele, prima che vi
siano garanzie di sicurezza. Questa regola non conosce eccezioni. Per cui ogni prova sugli animali non solo rischia di portare a
conclusioni errate, con tutti i pericoli che ne conseguono, ma ritarda e fuorvia la ricerca clinica, che è l'unica
valida.Nonostante ciò, le autorità sanitarie, formate alla mentalità vivisezionista, le richiedono nella maggior parte dei
paesi, tra cui da pochi anni quelli del MEC, e i produttori di farmaci e cosmetici le compiono anche quando non richieste, a
scanso di responsabilità. Questo spiega la lunga lista di prodotti perfezionati in laboratorio, ossia ritenuti innocui in base a
prove animali, ma che col tempo si rivelano rovinosi per l'uomo.Così si va dal Paracetamol, un analgesico per il quale nel
1971 vennero costrette al ricovero in ospedale in Inghilterra 1500 persone, ai casi più gravi dell'Orobilex, che causò danni
renali mortali rivelatisi solo dopo le autopsie, dell'Isoproterenol, uno spray che uccise migliaia di asmatici in Europa,
America Latina e Australia - tanto che il dott. Paul D. Stolley dell'Ospedale Johns Hopkins parlò del <(peggiore disastro da
medicinale mai registrato» (Science-Nature Annual 1973, ed. Time & Life.) -, del Talidomide, che produsse 10.000 bambini
focomelici, del Metaqualone, lo psicofarmaco che procurò squilibri mentali tra cui centinaia con esito mortale, del MEL,29,
che causò cataratte, del Cloramfenicolo, responsabile di alterazioni mortali del sangue, dello Stilbestrolo rivelatosi causa di
cancri. In verità è ingiusto fare solo pochi nomi. Se ne dovrebbero fare migliaia. Lo scandalo dei farmaci sul prontuario
dell'INAM, di recente memoria, è stato sbandierato a sufficienza da tutta la stampa italiana. Comunque il fenomeno non ha
frontiere.Naturalmente la fallacia del metodo si esprime anche in senso Inverso, precludendo l'impiego di farmaci benefici.
C'è il grande esempio della penicillina, che non sarebbe mai entrata in uso se prima che sull'uomo la si fosse sperimentata
sulle cavie, poiché queste ne rimangono fulminate. Molti estrogeni sintetici, che non danneggiano il fegato dell'uomo,

distruggono il fegato dei gatti, che pure ha. proprietà antittossiche di gran lunga superiori al nostro; ma poi si sono
dimostrati mortali per l'uomo per altri versi.
Esistono bacche di bosco letali per l'uomo, ma gli uccelli se ne nutrono. Una dose di belladonna che ucciderebbe un uomo
non nuoce nè al coniglio nè alla capra. Cavie e scimmie sopportano la stricnina, l'uomo no. Il calomelano, che non influisce
sulla secrezione di bile nel cane, può triplicarla nell'uomo. Per contro la digitalina, che alza pericolosamente la pressione nel
cane, non influisce su quella e uomo.
La datura e il giusquiamo sono veleni per l'uomo, ma cibo per la chiocciola. L'amanita falloide, un fungo di cui basta una
dose .
Il porcospino può ingoiare in una sola volta senza danno tanto oppio quanto un drogato abituale ne può fumare in due
settimane, e innaffiarlo con tanto acido prussico da avvelenare un reggimento. Lo stesso acido prussico, di cui una sola
goccia è le-tale per l'uomo, lascia indifferenti i rospi e le pecore anche in grosse quantita'.
Il cianuro di potassio, per noi letale, lascia indifferente la civetta, ma una delle nostre: zucche di campo può mettere in stato
di grave agitazione un cavallo. Una dose di, oppio che ucciderebbe un uomo può essere data impunemente ai polli e ai cani.
È molto difficile addormentare un gatto con l'etere, ma una volta addormentato è facilissimo che il gatto ne muoia.
Il cloroformio è talmente tossico per i cani che, essendo stato provato prima di tutto su di essi <dal francese Flourens), il
suo impiego sull'uomo fu ritardato di moltissimi anni. La morfina, che calma e anestetizza gli uomini, causa eccitamento
maniacale nel gatto e nel topo, pecore e maiali ne vengono stimolati anziché depressi, e i cani possono sopportarne dosi 50
volte maggiori di un uomo senza avvertire alcun effetto. Viceversa il succo di limone è veleno per conigli e gatti, le
mandorle sono veleno per le volpi, il prezzemolo è veleno per i pappagalli.
L'alcool è un veleno universale, tranne che per l'uomo. I maiali sono immuni da quasi tutti i veleni, tranne che dall'alcool.
All'uomo non è trasmissibile la gastroenterite virale che falcia la maggior parte dei gatti in tenera eta', né il cimurro che fa
strage di cani; per contro gli animali sono immuni dalle più gravi infezioni a cui vanno soggetti gli esseri umani.
Perfino le pulci conoscono la differenza tra cane e uomo, e quelle dell'uno rifiutano l'altro.
Il Talidomide, che fece nascere 10.000 bambini deformi, oltre a causare nevrite periferica irreversibile in innumerevoli
adulti, è sostanza totalmente innocua per quasi tutte le specie di animali; invece la comune aspirina, che da un secolo
l'umanita' consuma a tonnellate, causa nascite deformi nei ratti. I fabbricanti dell'Ente-ro-Vioformio, tanto usato dagli uomini,
raccomandano di non somministrarlo agli animali domestici, per i quali può risultare mortale.
finora il farmaco più usato per
prolungare la vita dei malati di leucemia, malattia del sangue considerata di natura cancerosa, ha l'effetto opposto sugli animali
da esperimento, nei quali provoca il cancro anziché arginarlo. Si potrebbe andare avanti cosi riempiendo volumi interi,
ma è da ritenere che chiunque non sia un maniaco della vivisezione
abbia ormai capito che sarebbe difficile trovare un metodo di ricerca più assurdo e meno scientifico.
Inoltre l'angoscia e le terribili sofferenze degli animali strappati al loro ambiente abituale, terrorizzati dalle scene di
laboratorio e dalle brutalità cui vanno soggetti, ne alterano talmente l'equilibrio mentale e le capacità di reazioni organiche
da falsare a priori qualsiasi risultato. L'animale da laboratorio è un mostro, reso tale dagli sperimentatori.
Fisicamente e mentalmente esso ha ben poco in comune con un animale normale, e tantomeno con un uomo.
«L'animale da esperimento non si trova mai in uno stato normale»: lo aveva già scritto il fondatore della moderna vivi-
sezione, Claude Bernard, in Physiologie operatoire (p. 152), aggiungendo che «lo stato normale è un'ipotesi, una semplice
supposizione» (une pure conception de I'esprit).
Per di più c'è da considerare che non solo le varie specie di animali reagiscono in modo differente, anche quando si tratta di
specie affini come il topo e il ratto, o come il ratto bianco e quello bruno, ma che due esemplari dell'identico ceppo non
reagiscono mai nell'identico modo, e inoltre possono essere affetti ognuno da malattie diverse. A tale inconveniente si è
cercato di ovviare iniziando allevamenti di ceppi di animali batteriologicamente sterili, soprattutto topi e cani, i quali
vengono al mondo per parto cesareo in ambienti sterili, allevati in ambienti sterili e nutriti con cibi sterili, sperando cosi di
assicurarsi un "materiale biologico uniforme", su cui sperimentare finalmente con una certa attendibilità. Un'illusione ne
genera un'altra. É stata necessaria una moltiplicazione degli insuccessi per incominciare a far capire che animali tirati
su in condizioni così anormali si discostano più che mai dall'organismo umano. Tali animali non sviluppano le
naturali facoltà di rigetto, ossia il potere immunologico delle più importanti caratteristiche di ogni organismo vivente,
per cui sarebbe difficile immaginare un materiale da esperimento meno attendibile.
Dato che gli animali sono immuni dalla quasi totalità delle grandi infezioni umane - difterite, tifo, scarlattina, vaiuolo, colera,
febbre gialla - mentre le altre come la tisi e le varie setticemie assumono in essi forme del tutto meno gravi che nell'uomo,
l'affermazione che attraverso gli animali si può imparare a controllare le malattie umane sembrebbe un segno di follia, se
non si sapesse che essa serve come pretesto per svolgere e ampliare "ricerche" che di anno, per quanto inutili per la medicina,
si fanno sempre più lucrose per chi non si fa scrupolo di praticarle.