VISITE DELLA COMMISSIONE CIVILE INTERNAZIONALE DI OSSERVAZIONE PER I DIRITTI UMANI A COMUNITÀ INDIGENE E AD ACCAMPAMENTI DI RIFUGIATI.

VISITA NELLA ZONA DI LOS ALTOS

1.1 VISITA DELLA DELEGAZIONE "COMMISSIONE CIVILE INTERNAZIONALE" ALLA ZONA DI POLHO' REALIZZATA IL 18 -2- 1998


Situazione della zona

Nel Municipio autonomo di San Pedro di Chenalhó, precisamente a Polhó, si trovano 6.247 rifugiati organizzati in accampamenti visitati dalla Commissione. Nel tragitto di circa 60 chilometri da San Cristobal, non abbiamo trovato posti di blocco, né dell'esercito federale, nè della polizia, nè degli agenti dell’Immigrazione (polizia di frontiera). Tuttavia abbiamo visto ben tre accampamenti dell'esercito federale con torrette di osservazione, piazzole di mitragliatrici, autocarri ed artiglieria leggera.
Polhó è il capoluogo del "Municipio dichiarato Autonomo di Chenalhó", formato da 42 comunità e quartieri (barrios), coordinato con gli altri 11 "Municipi autonomi" della zona de Los Altos. Per intervistare i rifugiati, la Commissione si è divisa in vari gruppi che hanno preso contatto con gli accampamenti di Polhó numero 3, 4, 5, 6, Cocal-2, la comunità Casa de la Luna e Poconichim.
I rifugiati di questi accampamenti dichiarano che non si fidano di allontanarsi per timore di attacchi. Ciò li rende completamente dipendenti dagli aiuti esterni. Vivono all'aria aperta e, per difendersi dalla pioggia e dal freddo intenso, dipsongono unicamente di baracche di plastica e cartone sostenute da rami. In ciascuna baracca vivono da 6 a 15 persone.
Le condizioni igienico-sanitarie sono terribili. Le malattie più frequenti sono quelle gastrointestinali e alle vie respiratorie. Sono diffusi i pidocchi e la denutrizione. Alcuni bambini sono già morti di polmonite e broncopolmonite.
Nel corso della visita all'accampamento della Croce Rossa Messicana di Poconichim, si intervista Cipriano Villega Apocada, rappresentante (delegado estatal) in Chiapas, il quale informa che nella zona sono presenti 8 medici divisi tra Poconichim, Acteal, Xochep e Polhó che si fanno carico del settore medico e alimentare, come pure delle vaccinazioni. Sulla questione dell'acqua, osserva che "la Croce Rossa potrebbe portare acqua purificata, ma i rifugiati non la apprezzano e preferiscono quella del posto". Dice che si tratta di un problema culturale e che gli indigeni "non conoscono nè l'igiene della persona, nè quello della casa". Riferisce pure che si stanno facendo visite mediche e trasporti all'ospedale. Interrogato sul ritorno dei rifugiati alle loro comunità, dice che "la Croce Rossa si è offerta di aiutarli a rientrare, però essi rifiutano".
Nelle comunità di rifugiati non esistono scuole e la maggioranza delle persone non parla e nemmeno comprende lo spagnolo.
Nel corso del rientro della Commissione a San Cristobal de las Casas, si è visto un posto di blocco all'uscita di Polhó.

1.1.1. INCONTRO CON IL CONSIGLIO MUNICIPALE AUTONOMO DI POLHO'.
18 -2- 1998, ORE 16.00


Il testo seguente è stato eletto dal sindaco del Municipio autonomo di Chenalhó di fronte alla Commissione Internazionale di Osservazione:

1) In tutte le comunità, i soldati federali proteggono i paramilitari priisti e li obbligano a ubriacarsi e a seminare marijuana. In uno degli accampamenti, il Numero 2, fanno prostituire le donne mentre nell'accampamento di Xoyep hanno fatto sloggiare i rifugiati con gli elicotteri ed hanno accoltellato delle donne. Nell'Accampamento 8 di Poconichim si sta aprendo una spaccio di alcool e il 16 febbraio è arrivato un furgone di birra.
2) I soldati federali circondano tutti gli accampamenti. Sia il governo federale che quello statale hanno fornito i paramilitari di armi e proiettili. Sappiamo benissimo quanti sono in ciascuna comunità e chi sono i mandanti, Julio Cesar Ruíz Ferro e Uriel Jarquín.
Pretendiamo l'immediato castigo di questi assassini.
3) Oggi non ci sono voli di aerei perchè ci siete voi. Il governo è molto attento a non far conoscere ciò che sta facendo.
4) I paramilitari si stanno organizzando per attaccare nuovamente i rifugiati. Anche se questi desiderano rientrare, non possono farlo perchè gli aggressori sono liberi e la polizia non fa nulla. Questo è il motivo per cui i rifugiati restano.
5) La polizia è disposta a intervenire solo se ci sono testimonianze dirette. Ma i testimoni sono i 45 morti. Non permettiamo più a molti compagni di testimoniare in quanto non hanno soldi e, oltre a tutto, alle loro testimonianze non si presta attenzione.
6) La Commissione Nazionale dei Diritti Umani dice di non poter intervenire perchè non ha giurisdizione sulla polizia. Ma queste sono tutte bugie. Il fatto è che la Commissione è manovrata dal governo.
7) Il governo impedisce il passaggio tanto a connazionali come a stranieri perchè, dice, essi sono influenzati dagli indigeni zapatisti. Tuttavia il governo ha torto perchè nel nostro comunicato abbiamo invitato gli stranieri per osservare quello che succede nel nostro Municipio autonomo di Polhó, Chiapas, affinchè siano testimoni di questa realtà.
8) Gli assassini devono essere assicurati alla giustizia, poi gli Accordi firmati a San Andrés Sakam'chen de los Pobres devono essere rispettati e infine i soldati se ne devono andare da tutte le comunità e i municipi dello stato. Questa è la soluzione.
Rispettosamente, Domingo Perez Paciencia.
Presidente del “Consiglio Municipale Autonomo di Polhó”, Chiapas, Messico.

1.1.2. VISITA A POCONICHIM, MUNICIPIO AUTONOMO DI POLHO',
18 FEBBRAIO. INTERVISTA CON UN RAPPRESENTANTE LOCALE.


Dopo un ricevimento alla Commissione nel villaggio di Polhó, una delegazione ha raggiunto a piedi l'abitato di Poconichim.
Nella comunità risiedono circa 600 persone di etnia tzotzil sfollate da Yaxjemel. Dopo il massacro di Acteal, si sono stabiliti nei dintorni della comunità di Poconichim, a pochi metri dalla strada due accampamenti, uno della polizia e uno dell'esercito federale in cui si trovano circa 200 soldati. I rifugiati vivono in 16 case raggruppati in 3 o 4 famiglie per casa.

Fatti denunciati

A Poconichim, in particolare, gli intervistati denunciano di essere stati attaccati nei loro villaggi di origine dal gruppo paramilitare "Mascara Roja", "gli stessi che commisero la strage di Acteal". Questi attacchi furono fatti i giorni 24 maggio e il 15 novembre 1997, causando un morto in ciascuno dei due casi. Denunciano anche che "attualmente i paramilitari si avvicinano all'alba per ascoltare i nostri discorsi". I soldati dell'esercito federale non intervengono, sebbene un distaccamento dell'esercito si trovi ad appena 200 metri dal villaggio.
Tuttavia, i militari pattugliano la zona e fanno posti di blocco, quindi sono perfettamente al corrente di ciò che accade. I paramilitari - dicono - sono circa una cinquantina e provengono da tre villaggi: Los Chorros, Colonia Puebla e Yaxjemel. Con i loro Kalashnikov, essi pattugliano la zona, controllano i movimenti dei rifugiati e mitragliano le case di chi cerca di tornare.
Una donna racconta che "alcuni uomini con l'uniforme di 'seguridad pública' hanno denudato suo marito e poi, in presenza della sua famiglia, gli hanno sparato dei colpi, tagliato la lingua e l'hanno trascinato via". Lei è fuggita nelle montagne con i suoi 6 figli e adesso non sa come mantenerli. Aggiunge che gli stessi uomini hanno rinchiuso nella scuola 5 simpatizzanti dell'EZLN, imponendo loro il pagamento di una multa di 6000 pesos. Conclude che "nel corso delle perquisizioni, sono state violentate due donne durante un rastrellamento della Seguridad Publica”.
Durante la visita a Poconichim, un gruppo di osservatori accompagnati da quattro indigeni della comunità ha intervistato un tenente del distaccamento militare il quale ha definito il proprio compito: "azione sociale (labor social)".Gli indigeni hanno dichiarato che ciò è una menzogna e che la gente non ha fiducia nei militari, ma ha paura.
Quanto alla situazione sanitaria, negli accampamenti e nelle comunità intervistate, i testimoni concordano nel denunciare la Croce Rossa Messicana, sottolineando "che i medici non curano adeguatamente e intervengono sempre di malavoglia". Denunciano pure che non fanno vaccinazioni, nè radiografie e che somministrano medicinali scaduti: "quindi non li prendiamo". I testimoni parlano anche dei problemi delle donne incinte, le quali non dispongono di medicinali adeguati e hanno paura di andare a San Cristobal perchè "i dottori devono operare". Molte donne degli accampamenti sono assistite unicamente da medici della comunità.
Accusano il gruppo paramilitare "Máscara Roja" di impedire il loro ritorno a Yaxjemel e di aver loro rubato tutto (vestiti, televisori, attrezzi,...). Raccontano che l'ultima incursione risale al 15 novembre 1997, quando i paramilitari si sono portati via ciò che rimaneva nelle loro case ed hanno rubato il raccolto del caffè. Denunciano che da allora le famiglie non possono tornare a lavorare nei campi e un militante del PRI li ha minacciati di morte se fossero ritornati.
Dicono che i federali e la polizia offrono medicinali e cibo a cambio di denunce contro presunti miliziani o insorti zapatisti. La domanda incessante è: "dov'è Marcos?". La risposta è che essi sono solo basi d'appoggio dell'EZLN.
Spiegano inoltre che agenti di polizia hanno rubato 50 pesos a un rifugiato, lo hanno bastonato e obbligato a correre scalzo sotto la minaccia delle armi. Fanno presente che 50 pesos rappresentano per loro molti giorni di lavoro.
Informano la Commissione che i vigilanti del PRI minacciano di ucciderli e che è loro negato perfino di dare sepoltura ai loro morti ammazzati e che non sanno come fare per seppellirli.

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