Natale di orrore in Chiapas San Cristobal de Las Casas, 26 dicembre 1997

Buon Natale.......un natale di orrore qua in Chiapas! "Questa notte nasce un bambino morto......" cosí Samuel Ruiz celebra la messa del ventiquattro dicembre nella cattedrale di S.C. de Las Casas. Le lacrime gli impediscono di continuare. La sera del ventiquattro Samuel Ruiz tiene una orazione nella piazza dominata dalla cattedrale. Molta gente si riunisce attorno al vescovo portavoce degli indigeni; Samuel Ruiz ha sempre mantenuto le distanze dall'uso delle armi e quindi dall'EZLN. Mercoledí sera erano presenti anche alcuni "desplazados" di Chenalhó. Tra le lacrime e i canti di dolore della gente, il vescovo annuncia la messa che si terrá il giorno dopo a Chenalhó. Dopo il massacro - perché di un massacro s'é trattato: gente uccisa a colpi di machete, donne incinta sventrate, bambini mutilati - il nord del Chiapas é bollente: la polizia lascia spazio all'esercito federale che sta occupando e presidiando il territorio come non aveva mai fatto dal primo gennaio '94 sino ad ora. Il giorno precedente il massacro, il ventuno, un gruppo di priisti si rifugió ad Acteal e a Polhó, per sfuggire alle minaccie ed alle rappresaglie dei propri comopagni: si rifiutavano infatti di prendere le armi e di assaltare i fratelli indigeni di Acteal. Questi annunciarono agli indigeni dell'Abejas - un organizzazione filozapatista, che peró si é sempre distinta dall'EZLN dichiarando il proprio pacifismo e ripudio per l'uso delle armi - che ilgiorno seguente ci sarebbe stato un attacco in forze contro la comunitá di Acteal. Gli indigeni di Acteal sottavalutarono ció che poteva succedere: era giá successo infatti che si sapesse con un certo anticipo di attacchi contro le comunitá, peró sempre era stato sufficiente ponere alcuni uomini di guardia per sventare il massacro e permettere alla gente di scappare. "Questa volta i paramilitari stanno esagerando", questo devono aver pensato gli uomini dsella Seguridad Publica (l'EZLN ha intercettato alcune trasmissioni radio della polizia ed ha denunciato che il governatore del Chiapas, Julio Cesar Ruiz Ferro, era continuamente aggiornato su come si svolgeva l'"operazione"- vedi comunicato dell'EZLN del 23 dicembre scorso); sul luogo del massacro, nel momento stesso dell'accaduto, era presente un camion della polizia che ha assistito alla scena senza muovere un dito. Ad un certo punto peró si devono essere resi conto della ferocia dell'attacco; sparano qualche colpo in aria come a voler avvisare i priisti che forse si stava esagerando: i priisti peró non si fermano e sventrano donne incinta, aprono la testa ai bambini a colpi di dum-dum e machete. Ció che é successo martedí scorso non ha precedenti: per il numero di persone che hanno partecipato all'attacco - pare che fossero una sessantina! - e per la modalitá: l'attacco é stato portato anche dal bosco; la comunitá é stata circondata ed attaccata; chi tentava la fuga é stato inseguito, raggiunto e ucciso. La sorpresa ha condannato gli indigeni raccolti in preghiera alla morte piú crudele. La situazione é questa: molti indigeni priisti si stanno rifiutando di far parte della guerra sporca contro i propri fratelli e diventano anch'essi obiettivo dei paramilitari. Non é un caso infatti che solo qualche settimana fa i priisti denunciarono, e per questo bloccarono il dialogo di pace, gli zapatisti di aver "desaparecido" un loro militante. Solo qualche giorno dopo i giornalisti in visita a Polhó scoprirono la presenza del "desaparecido" tra le fila dei "desplazados". Questo dichiaró ció che stava succedendo: lui era un rifugiato che si rifiutava di rubare ed assaltare gli indigeni zapatisti e scappava alle minaccie dei paramilitari. Il venticinque, il giorno di natale, si tiene a Polhó una messa celebrata dal vescovo di San cristobal, Samuel Garcia Ruiz. Una messa alla presenza di numerosi giornalisti, giunti nei giorni precedenti. La messa si conclude e parte un marcia che da Polhó porta la bare dei defunti verso Acteal. Alcuni camion della polizia scortano la carovana della disperazione. Ad un certo punto sulla strada, ma in senso contrario, compare un camion con una quarantina di priisti, anch'esso scortato dalla polizia. Gli indigeni a piedi osservano priisti e riconoscono in questi gli assasini dei propri padri e fratelli. La polizia che scortava la marcia funebre arresta, difronte gli occhi dei colleghi che sortavano i priisti, quarantasette persone, tutte ancora detenute. Giustizia é fatta! Il discorso che il presidente federale, Ernesto Zedillo, aveva tenuto nel pomeriggio del ventitré per tutte le televisioni nazionali ha avuto un senso. Il governo statunitense aveva portestato ufficialmente ed aveva invitato il governo messicano a risolvere la crisi nel sudest messicano. Zedillo, appresa la notizia del massacro comunica alla Repubblica la sua volontá di fare giustizia. Numerosissimi uomini della PGR - la Progaduria General de la Republica - sono giunti in questi giorni nel nord del Chiapas. Evidentemente il governo messicano si rende conto del pericolo che puó costare un fatto del genere a livello internazionale. Il governo statunitense protesta, l'Unione europea - con la quale il Messico sta stringendo patti commerciali di una certa rilevanza - prende le distanze ed annuncia che il rispetto dei diritti umani in Messico é condizione indispensabile per poter parlare di qualsivoglia accordo. Ed allora il Pri chiapaneco tradisce i suoi strumenti di tortura e di morte: ordina ai paramilitari di passare per la stessa strada per la quale si stava svolgendo la marcia funebre; la polizia arresta i colpevoli del massacro piú atroce e violento dall'inizio della guerra sporca, la guerra di bassa intensitá insegnata nelle scuole americana e praticata da piú di dieci anni nel centro e sud America. Giustizia é fatta!

Purtroppo il fumo gettato agli occhi del mondo non é sufficiente a coprire la realtá: ieri sera alcuni priisti hanno circondato, e pare fatto prigionieri, alcuni simpatizzanti zapatisti nei pressi di Acteal. Al momento non si conosce ció che sta succedendo; un'ipotesi da prendere in considerazione puó essere questa: i priisti prendono prigionieri alcuni indigeni zapatisti per richiedere la liberazione dei propri compagni. Sino ad ora peró non si sa niente. La sensazione é che si sia alla porta della guerra. L'EPR - Esercito Popolare Rivoluzionario, un altro gruppo armato presente soprattutto nello stato del Guerrero - per sua parte fa sapere al governo federale attraverso un comunicato che si sta preparando, che i suoi uomini si stanno organizzando per affrontare un'eventualitá del genere. Nel nord del paese l'esercito federale ha intensificato i suoi movimenti; in piú dagli stati di Yucatan e Quintana Roo, al nordovest del Chiapas, sono arrivate altre truppe nella "zona calda". L'aria che invece si respira qua a San Critobal é di calma e tranquillitá. Neanche un genocidio di tale portata, pare, puó smuovere le coscienze dei "colectos", i terratenientes della ridente e turistica cittadina chiapaneca. Qua in cittá la gente vive come niente fosse! Ora si stanno attendendo novitá, perché la situazione é in continuo movimento.......

Bene.....cioé.......sempre peggio! Dal sudest messicano, ovvero dal mondo, Mateito.

KOLLETTIVO ESTRELLA ROJA
Cesena, Italia, pianeta Terra
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