Gli indios del Messico verso il nuovo millennio
di Pablo Gonzalez Casanova.


Queste note sono per indagare il Quadro Globale e Nazionale in cui accadono i problemi degli indios e delle etnie del Messico, o in cui gli indigeni espongono i loro problemi e i problemi della nazione e del mondo.
Dobbiamo pensare che sono scomparsi: primo, lo Stato benefattore; secondo, lo Stato sviluppista; terzo, lo Stato liberatore... Non dimentichiamo che lo Stato neoliberale si svincola espressamente da qualsiasi responsabilita’ di sicurezza sociale, di sviluppo economico e di liberazione nazionale, oppure che le assume come retorica di circostanza e come un male necessario che, appena puo’, cerca di togliersi di dosso. Dobbiamo pensare che lo Stato-Nazione ha perso importanza relativa e che non e’ possibile limitarsi allo Stato-Nazione per parlare di una societa’, di una politica, di un’economia, di una determinata cultura. In qualunque caso, non possiamo dimenticarci dei processi transnazionali e multinazionali della globalizzazione quando parliamo di qualunque paese, specialmente del "nostro paese", con questo " nostro" molto impreciso. Non possiamo neppure trascurare l’importanza che nella dinamica mondiale e locale hanno acquisito i popoli e le etnie. Cosi’, parlando della nazione messicana o dello Stato messicano non e’ valido dimenticare i popoli del Messico ne’ le etnie del Messico se si vuole mantenere una minima capacita’ di pensare e di agire. Ad ombra di dubbio, se non osserviamo la globalizzazione, nei popoli e nelle etnie ci rifiutiamo di comprendere il paese.
Dobbiamo pensare che la globalizzazione e’ un processo di dominio e di appropriazione del mondo. La dominazione degli Stati e mercati, di societa’ e popoli, si esercita in termini politico-militari, finanziario-tecnologici e socio-culturali. L’appropriazione delle risorse naturali, l’appropriazione delle ricchezze e l’appropriazione dell’eccedente prodotto si realizzano -dalla seconda meta’ del secolo XX- in un modo speciale, nel quale lo sviluppo tecnologico e scientifico piu’ avanzato si combina con forme molto antiche, incluso di origine animale, di depredazione, spartizione e parassitismo, che oggi appaiono come fenomeni di privatizzazione, denazionalizzazione, deregolazione, con trasferimenti, sussidi, esenzioni, concessioni e, al contrario, fatto di privazioni, emarginazioni, esclusioni, depauperazioni che facilitano processi macrosociali di sfruttamento di lavoratori ed artigiani, uomini e donne, bambini e bambine. La globalizzazione si intende in una maniera superficiale, ossia, ingannevole, se non la si vincola ai processi di dominazione e di appropriazione.
Ora, dobbiamo pensare che la globalizzazione e’ pilotata da un complesso impresariale-finanziario-tecnoscientifico-politico e militare che ha raggiunto alti livelli di efficienza nella strutturazione, articolazione e organizzazione delle parti che integrano il complesso, molte delle quali sono imprese o istituzioni statali anch’esse complesse. Cosi’, il mega-complesso dominante, o il complesso dei complessi dominante, possiede grandi imprese che dispongono di banche per il proprio finanziamento, di centri di ricerca scientifica per le proprie tecnologie, di agenzie di pubblicita’ per diffondere le virtu’ dei loro prodotti, di politici e militari per l’apertura e l’ampliamento dei loro "mercati di liquidi", o dei loro mercati di realizzazione e vendita, o dei loro mercati di contrattazione di lavoratori qualificati e non qualificati.
Il complesso di complessi dispone degli strumenti necessari per configurare sistemi di strutture sociali, economiche, culturali e politiche che non solo influiscono direttamente, ma anche indirettamente nei comportamenti ricercati di dominazione e di appropriazione. Le forme "non dirette" d’influenza del complesso gli permettono di articolare e combinare le piu’ diverse strutture di repressione, cooptazione e mediazione per raggiungere i suoi obiettivi. Il suo agire si basa, in tutto il possibile, nel conoscere e nell’agire di tendenze e contro-tendenze che si danno nel sistema mondo. Il mega complesso ha appreso ad approfittare di queste tendenze e contro-tendenze ed a regolarle in accordo ai suoi obiettivi a livello mondiale.
Per questo, un osservazione attenta dei grandi cambiamenti occorsi nel fine millennio ci porta alla conclusione che molti problemi nazionali non sono piu’ gli stessi di prima e che le soluzioni a lungo accarezzate non sono piu’ soluzioni. Cosi’, ad esempio, nessuno pensa piu’ che il Progresso, lo Sviluppo o la Modernizzazione siano tendenze naturali del paese o che in esso esistano condizioni crescenti per una rivoluzione sociale di carattere nazionale e mondiale. E’ possibile che ritornino le lotte per la giustizia sociale e la crescita equitativa della produzione e la distribuzione, come e’ anche possibile che si torni ad esporre nuove lotte di liberazione e di rivoluzione sociale, pero’ oggi, ai vari progetti democratizzatori si aggiunge meglio una corrente che impiega i concetti di costruzione e resistenza come basi di un negoziato che si realizzi tra conflitti e consensi e che permetta di accumulare forze e conoscenze per liberare piccole e grandi lotte nazionali e mondiali il cui futuro e’ incerto. Inoltre, se osserviamo con attenzione, molte delle riforme e rivoluzioni che hanno teso a liberare i paesi dal colonialismo e dall’imperialismo, o che hanno teso a creare strutture e infrastrutture, costituzioni e istituzioni per lo sviluppo e l’industrializzazione, oppure per la sicurezza e la giustizia sociale, sono entrate in processi di de-strutturazione e crisi che si sono accentuate con la politica neoliberista globalizzatrice.
Il cambiamento delle tendenze storiche sperate e’ cosi’ forte che ci ha messo in una situazione insolita. Le scienze naturali e sociali hanno contribuito a creare una realta’ che non possono spiegare ne’ controllare nei loro obiettivi umanisti. Questo fatto obbliga a esporre forzatamente nuovi concetti della verita’ e della morale. Con un’aggravante: che il non uguagliare la vita con il pensiero e’ parte dei cambiamenti strutturali che sono all’ordine del giorno nelle politiche della Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, il GATT e la World Trade Organization (OMC). Consistono in tutto un sistema di pensare - articolato e flessibile - che si muove per obiettivi "politicamente corretti" e per "hidden goals", per "fini occulti". Pero’ mentre gli obiettivi "politicamente corretti" corrispondono al dominio del mondo formale, delle sue mediazioni e giustificazioni o razionalizzazioni, gli "obiettivi occulti" si propongono di massimizzare utilita’ e minimizzare perdite nelle lotte per la dominazione e appropriazione del mondo.
Il doppio sistema in vigore di pensare e agire fa che la verita’ si riduca al potere dominante e agli interessi particolari di questa. La verita’ si elitizza al tempo in cui si privatizza. Gli effetti che tanto tecnico e naturale hanno nel discorso pubblico, ufficiale o impresariale, raggiungono le stesse scienze sociali. Il problema si aggrava tanto quanto gli obiettivi occulti corrispondono a credenze dogmi che si articolano e flessibilizzano razionalmente e in pratica per massimizzare utilita’ e minimizzare perdite corrispondenti ad interessi particolari che non sempre coincidono con l’interesse generale, nazionale o dell’Umanita’. La verita’ privatizzata ed elitista sviluppa di piu’ la sua intelligenza che la sua morale. Sa che fa "il male" e lo occulta; scopre per se’ a copre per gli altri, gli "effetti laterali" delle sue pratiche teoriche (delle sue realta’ virtuali, delle sue modellazioni e simulazioni matematiche) e delle sue pratiche politiche (delle sue "carte d’intenti", dei suoi "aggiustamenti strutturali" compromettenti e compromessi). Nessuna spiegazione di B per A e’ accettabile se B e’ un "effetto non desiderato" e se A e’ la politica neoliberale delle forze dominanti o il tipo di sistemi di strutture e di istituzioni che queste hanno imposto. In ambedue i casi addirittura la piu’ rigorosa e fondata spiegazione dei meccanismi per i quali A genera B e’ disprezzata, rifiutata con violenza, o tollerata come opinione senza basi. Il cumulo immenso di prove che smentiscono i dogmi teorici del neoliberismo e’ sottomesso al fuoco dell’inesistente.
Le politiche globalizzatrici di "liberalizzazione" e "deregolarizzazione" e i loro obiettivi manifesti di "stabilizzazione economica", "efficienza e modernizzazione della produzione e dei servizi", "trasparenza", "good governance" e "democrazia" nel governo e di "poverty alleviation", sono state sistematicamente confutate dai fatti, e risultano metodicamente insostenibili quando si pensa in termini di un minimo rigore scientifico, logico, empirico, storico o politico.
Le politiche globalizzatrici non solo privatizzano la verita’ ma anche la morale. Ogni concetto e meccanismo etico-giuridico resta a giudizio delle forze dominanti e dei loro "hidden goals" espressi in tutte le lingue del mondo da corporazioni, elites e mafie. In queste condizioni gli scienziati lavorano con due sistemi di argomentazione, quelli che servono per raggiungere gli obiettivi privati e quelli che servono per dare ordini indiretti di raggiungerli con proposte, discorsi, convegni, che mediatizzano con un linguaggio tecno-scientifico "politicamente corretto" sia i veri obiettivi ricercati come qualsiasi intento di spiegare i loro effetti avversi agli interessi generali dei paesi e del mondo. Dopo vent’anni di applicazione, non c’e’ dubbio che gli aggiustamenti strutturali in nessun luogo e in nessun momento hanno ottenuto gli effetti sperati e invece, hanno aumentato gli effetti della dominazione e appropriazione del mondo in favore dei complessi e reti egemoniche. Pero’ questi, lontani dall’attenuare o modificare le loro politiche neoliberali, le continuano ad applicare ed anche ad estenderle dalla periferia al centro, e dai lavoratori non qualificati a quelli qualificati. I risultati sono in vista: l’impoverimento delle nazioni, dei popoli e dei lavoratori, con crescenti trasferimenti di eccedenti dalla periferia al centro del mondo e dai salariati ai non salariati, con la caduta verticale dell’educazione e la scolarita’ non solo in quantita’ ma anche in qualita’, come pure il deterioramento e il collasso dei sistemi della sanita’ pubblica e delle condizioni divita, lavoro e sicurezza; nel mezzo dell’assalto e la presenza quotidiana e modale della macro-corruzione, che si intreccia ai siatemi bancari e governativi e si articola al crimine organizzato, alle mafie e alle loro clientele, al terrorismo di Stato e della societa’ civile, rimedi questi peggiori della malattia, che distruggono o minacciano nazioni intere per il bene della produzione e del consumo dell’industria armamentista.
I problemi di fine millennio sono cosi’ profondi che non funzionano ormai piu’ le antiche misure di soluzione. Coloro che tentano di applicarle scoprono presto che vivono in un paese in cui non possono piu’ applicarle. Alcuni si spaventano e arrivano a credere che non ci sia alternativa. Piu’ di cento paesi - e tra questi il Messico - dopo gli aggiustamenti strutturali sono restati: primo: senza politica monetaria propria; secondo: senza politica fiscale propria; terzo: senza politica di investimenti e spesa pubblica per lo sviluppo, la giustizia sociale e la sovranita’ nazionale. In piu’, i sistemi di governo che sussistono dopo le riforme strutturali non solo si trovano davanti a grandi problemi sociali, economici, culturali e politici che li portano al bordo dell’ingovernabilita’ costituzionale, ma che all’interno della governabilita’ costituzionale, - e incluso fuori di essa - difficilmente possono imporre una politica monetaria propria, una politica fiscale sovrana, una politica di investimenti e spese che rafforzi i processi istituzionali e democratici. Le tendenze e contro-tendenze naturali alla destabilizzazione si combinano con le politiche dominanti di macro-destabilizzazione con cui si castiga coloro che non compiono i loro impegni e la parola data ai creditori internazionali e ai clubs di Washington, Parigi e Londra.
Tutto sembra indicare che la costruzione del mondo attuale implica la costruzione di un mondo nuovo dalla stessa societa’ civile, il mondo di una democrazia di tutti, plurale, partecipativa e rappresentativa. Ben oltre i concetti classici di riforma o rivoluzione, tra rivoluzioni e riforme, tra conflitti e consensi, tra non-mediazioni violente e mediazioni negoziatrici, dalla societa’ civile fatta di molte societa’ civili si costruira’, si difendera’ e impostera’ il diritto di costruire un mondo piu’ giusto e piu’ libero. E’ precisamente li’ dove compaiono in primo piano gli indios del Messico tra gli avamposti di un movimento di portata mondiale che, dalla cultura maya e occidentale, non si propone di prendere il potere ma di costruire il potere, costruire il mondo.
Le vecchie idee degli antropologi sugli indios non devono occultarci le idee degli indios sull’umanita’. Solo con esse comprenderemo il nostro paese e cambieremo il mondo. Il progetto degli indios e’ un progetto di resistenza storica posto all’oggi e il cui contributo piu’ originale consiste nel sostituire i compromessi liberali del passato con compromessi democratici che si rispettano nel diritto e nei fatti.
Gli indios del Messico -e non solo i maya ne’ solo l’EZLN - stanno proponendo un progetto di cambiamento storico dal locale fino al globale passando per i popoli, le nazioni e le regioni. Tra una resistenza pacifica o armata propongono un nuovo compromesso, un nuovo patto che rispetti l’autonomia delle persone e delle comunita’ e che non cada, come e’ accaduto con tutti i patti liberali, paternalisti e populisti in autoritarismi e clientelismi che sono fonte della corruzione di ogni progetto democratico, nazionale e sociale.
Qui ed ora per studiare il paese, dobbiamo studiare gli indios e per costruire il paese dobbiamo costruirlo con gli indios. Sara’ il nostro contributo al mondo. Gli indios e i popoli, le etnie e le nazioni, i cittadini e i lavoratori qualificati e non qualificati, a livello locale e globale, nazionale e mondiale, saranno alla testa di un’epoca di resistenza storica che forse vincera’ i dogmi del sistema dominante attraverso compromessi democratici e patti sociali che impediscano il trionfo della barbarie cibernetica. La nuova scienza, tra incertezze, ci sprona a costruire ipotesi che si auto-realizzino. Non ci assicura che la soluzione sia necessaria ne’ probabile. E’ possibile.

tradotto da Consolato Ribelle del Messico-Brescia.