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photo by ANGRY PLANET

Il Subcomandante Marcos sui Media "Tattici"

videointervento per il Freeing the Media 31 Genn./1 Febb. 1997,NYC. organizzato da the Learning Alliance, Paper Tiger TV, e FAIR in cooperazione con the Media & Democracy Congress.
web site: http://artcon.rutgers.edu/papertiger/freemedia.html esiste il video di questa intervista [e' un primo piano di Marcos intervistato per questa occasione, in castigliano, con sottotitoli in inglese]

Parla Marcos:

Siamo nelle montagne del Sud Est Messicano, nella Selva Lacandona, in Chiapas, Messico e vogliamo usare questo media con l'aiuto della Commissione Nazionale per la Democrazia in Messico per portare un saluto alla Conferenza sui Media Indipendenti che si sta tenendo a New York dove ci sono fratelli e sorelle che lavorano nella comunicazione e nei media indipendenti degli USA e del Canada.

Al Primo Incontro Intercontinentale per l'Umanita' e contro il Neo- liberismo abbiamo detto: sta prendendo piede una scomposizione globale, l'abbiamo chiamata Quarta Guerra Mondiale-- neoliberalismo: il processo economico atto a eliminare la moltitudine delle persone non utili ai potenti --gruppi chiamati "minoranze" nella matematica del potere, ma che rappresentano la maggiorparte della popolazione del mondo. Ci troviamo in un sistema di globalizzazione che e' disposto a sacrificare milioni di esseri umani.

I giganti della comunicazione: i grandi mostri dell'industria televisiva, delle comunicazioni satellitari, delle riviste, e dei giornali sembrano determinati a presentarci un mondo virtuale creato ad immagine e somiglianza di quello che il processo di globalizzazione richiede.

In questo senso, il mondo dei media contemporanei e' un mondo che esiste per i VIP-- very important people. La loro vita quotidiana e' quello che deve importare: se si sposano, se divorziano, se mangiano, che vestiti indossano e quali vestiti si levano-- questo per le star del cinema o i grossi politici. Ma la gente comune appare solo per un momento-- quando uccide qualcuno, o quando muore. Per i giganti della comunicazione e per il potere neoliberale, gli altri, gli esclusi, esistono solo quando sono morti o quando sono in carcere o sotto processo. Questo non puo' piu' continuare. Prima o poi questo mondo virtuale si scontra con il mondo reale. Ed e' quello che sta succedendo attualmente: questo produce come risultato guerra e ribellione in tutto il mondo...

Noi abbiamo una scelta: noi possiamo metter su' un atteggiamento cinico verso i media, dire che nulla puo' essere fatto contro il potere del dollaro che si ricrea in immagini, parole, comunicazione digitale, e sistemi di computer che ci invadono non con una invasione di forza, ma con un modo di vedere il mondo, come loro pensano che il mondo debba essere visto. Possiamo dire, bene, e' cosi' e non possiamo farci niente. O possiamo semplicemente assumere un atteggiamento di incredulita': possiamo dire che ogni comunicazione fornita da questo monopolio dei media e' una totale menzogna. Possiamo ignorarli dire che non ci interessa e continuare la nostra vita domestica. Ma c'e' una terza possibilita' che non e' ne il conformarsi ne lo scetticismo e nemmeno il diffidare: ed e' quella di costruire un senso differente --mostrare il mondo quale realmente e'-- per avere una visione del mondo critica e farsi' che ci si interessi della verita', di cio' che realmente succede alla gente in ogni angolo del pianeta.

Il lavoro dei media indipendenti e quello di fare la storia delle lotte sociali del mondo, e qui in Nord America-- gli Stati Uniti, il Canada ed il Messico, i media indipendenti sono stati capaci in alcune occasioni di aprire spazi anche all'interno del monopolio dei mass media: forzandoli a far conoscere notizie di e sulle posizioni di altri movimenti sociali.

Il problema non e' solo far sapere cosa sta succedendo nel mondo, ma capirne il perche' e riceverne una lezione --come se stessimo studiando la storia-- una storia non del passato, ma la storia di tutto quello che sta accadendo in ogni momento, in ogni parte del mondo. Questo e' il modo con il quale possiamo imparare chi siamo, cos'e' che vogliamo e cosa possiamo essere e cosa possiamo fare o non fare.

Ma non dovendo dare risposte ai giganti dei mass-media, i media indipendenti devono fare un lavoro vitale, un progetto politico ed un fine: far si che la realta' sia conosciuta. Questo e' sempre piu' importante nel processo di globalizzazione. Questa verita' diventa un forte nodo di resistenza contro la menzogna. E' la nostra unica possibilita', salvare la verita', tenerla viva e distribuirla, poco a poco, come venivano salvati i libri in Fahrenheit 451--nel quale gruppi di persone avevano dedicato loro stessi ad imparare a memoria i libri, per salvarli dalla distruzione, cosicche' le idee non sarebbero andate perdute per sempre.

Nello stesso modo, i media indipendenti provano a salvare la storia. La storia presente-- salvandola e provando a ridistribuirla, cosicche' non sparira', ma verra' distribuita in altri posti e cosi questa storia non si limitera' ad essere conosciuta in un paese, in una regione, in una citta', o in un determinato gruppo sociale. Questo e' necessario non solo per le voci indipendenti per scambiarsi informazioni ed irrobustire i canali, ma per resistere allo spargimento di menzogne fatto dai monopoli. La verita' che stiamo costruendo nei nostri gruppi, nelle nostre citta', nelle nostre regioni e nei nostri paesi sara' ancora piu' potente se sapremo mescolarla ad altre verita' e se realizzeremo che quello che sta succedendo in altre parti del mondo fa anch'esso parte della storia dell' umanita'.

Nell' Agosto 1996, abbiamo richiesto la creazione di una rete di media indipendenti, un network di informazione. Significa una rete per resistere al potere della menzogna che ci vende questa guerra che abbiamo chiamato Quarta Guerra Mondiale. Abbiamo bisogno di questo network, non solo come cosa utile al nostro movimento, ma per le nostre vite: questo e' un progetto di vita, di umanita', umanita' che ha diritto ad un informazione critica e pienamente corrispondente alla verita'.

Noi vi salutiamo, riconosciamo il lavoro che avete fatto cosicche la lotta degli indigeni venisse conosciuta, ma che anche le altre lotte sociali siano conosciute e che anche i grandi eventi possono essere visti in forma critica. Speriamo che il vostro incontro sia un successo ed il risultato sia un concreto piano per la costruzione di questo network, questo scambio, questo mutuo sostegno tra gli operatori culturali e gli attivisti dei media indipendenti. Speriamo che un giorno anche noi potremo assistere personalmente a questo incontro, o che un giorno voi vogliate tenere la conferenza nel nostro territorio e noi potremo ascoltare personalmente le vostre parole. Per ora ci avvantaggiamo dell' aiuto della Commissione Nazionale per la Democrazia in Messico (NCDMUSA) per fare questo video e mandarvi un saluto.
[Quest'ultima parte viene detta scherzosamente in Inglese]: I don't know if my English is OK but good luck and so long. Cut.


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