Tavolo delle donne contro il patriarcato (separato).

Lunedi 28 luglio 1997

Barcellona

Arriviamo la mattina presto a Barcellona dove ci portano in una polisportiva adibita ad accoglierci e a farci mangiare (finalmente). Dopo qualche ora di inaugurazione verso le due ci dividono per i tavoli: il tavolo 4 "lotta contro il patriarcato" viene diviso tra separatiste e tavolo misto: le separatiste vengono portate a Las Naus (casa occupata). Molte le donne che partecipano a questo tavolo separatista, donne che provengono da tutto il mondo: SENEGAL, TURCHIA, GERMANIA, FRANCIA, ITALIA, MESSICO, CANADA, TEXAS, SPAGNA, SVEZIA, URUGUAY, AUSTRIA, COLOMBIA, PERU'. In serata ci organizzaiamo su come vogliamo impostare i tavoli, di cosa vogliamo parlare. Ci aggiorniamo a domani mattina. martedì 29/7 ore 11. Decidiamo che la cosa migliore per tutte e' conoscerci, guardarci, parlarci, cosi' ci dividiamo in 5 tavoli dove ognuna si presentera' motivando anche la sua venuta al II incontro ed in particolare al tavolo delle donne. Mi siedo ad un tavolo dove non conosco quasi nessuna delle donne presenti. C'e' Moche di Barcellona che racconta come, dopo 20 anni di attivita' femminista, si e' costituita una rete di donne, di cui lei fa parte, che lavora principalmente nelle scuole;ci sono Helen, Karin e Martina della provincia di Francoforte che si occupano di internazionalismo; Edme e' messicana ma vive ormai da anni in Svezia. Qui ha fondato un gruppo di appoggio al Chiapas. Lavora con le donne in una rete che a giugno ha fatto un primo incontro ad Halme nel sud della Svezia. E' ricercatrice all'universita' dove si occupa di integrazione economica delle donne e dei loro diritti di cittadinanza. Ci sono Marzia e Paola da Roma, Maria da Trieste e Serena da Milano. Ognuna di noi si presenta o presenta il gruppo di appartenenza, racconta cosa fa nel proprio paese e per quale motivo ha deciso di partecipare al tavolo delle donne. Molte le singole che sono venute semplicemente per sapere cosa le altre donne del e nel mondo fanno e cosa possono riportare nel loro paese affinche' il prossimo anno possano venire in tante e organizzate. Tanti i paesi e tante le lingue con annesse traduzioni, certe volte 5 contemporaneamente, tanto che mi capita di sentire in una lingua e scrivere in un'altra. Puo' sembrare complicato ma ascoltare diversi suoni, parole, pronuncie fa molto bene alle mie orecchie ormai addormentate alla politica. Non so se questa sia politica, l'unica cosa che so e' che vedere tanti colori, sentire tanti suoni, vedere tante tradizioni diverse mi rende concreto quello che per anni e' stato per me uno slogan: pensa globalmente agisci localmente. NORD-SUD EST-OVEST esistono sulle carte, esistono nell'economia, esistono nei nostri cervelli ma niente e' cosi' netto, preciso, stabilito poiche' ci accorgiamo che siamo piu' vicine di quanto pensiamo e che le cose che dobbiamo ancora cambiare sono tante in tutti i paesi. Si inizia a parlare piu' in generale del proprio paese, iniziamo noi, le italiane spopolano anche qui come in tutti i tavoli. Non e' facile raccontare al resto del mondo il percorso femminista in Italia, ma facciamo del nostro meglio. Tocca alla Germania, al Messico, alla Svezia, alla Francia, alla Spagna. Verso le 14 facciamo una plenaria dove una per tavolo ci raccontiamo di cosa abbiamo parlato. Quasi tutte si sono presentate e non hanno quindi potuto parlare di nessun argomento in particolare. Tuttavia un tavolo ci racconta che loro hanno parlato del concetto dell' autonomia delle donne. Autonomia che per le donne e' prima di tutto economica, quindi possibilita' di accedere a qualsiasi tipo di lavoro senza ogni volta sentirci dire che siamo mascoline o che facciamo lavori da uomini. Diverso il discorso per le indigene che anche se riescono ad accedere al mondo del lavoro, esso, essendo artigianato, non e' competitivo sul mercato quindi non da molta remunerazione. Autonomia dagli uomini non e' solo economica, ma e' soprattutto emozionale, non piu' mamme ma donne che liberamente si rapportano agli uomini: solo se noi siamo autonome possiamo pretendere che ci vedano tali. 3 proposte: -esigere tempo libero sia privato che pubblico per stare insieme -esigere denaro da far circolare tra le donne e che non passi per gli uomini -creare una rete di comunicazione Proposte delle indigene: -terra alle individualita' e non solo alle collettivita' gestite dagli uomini -conoscere i propri diritti e far in modo che vengano applicate le leggi esistenti sulla tutela delle donne e delle immigrate. Leggi che devono semplicemente essere messe a conoscenza di tutte le donne ma non

devono diventare l'unico terreno di lotta poiche' l'obiettivo rimane sempre l'autonomia anche dalle istituzioni Ad Agosto in Messico ci sara' un incontro intercontinentale delle donne indigene affinche' si stili una carta dei diritti delle donne indigene che obblighi i governi ad applicare le leggi di tutela delle donne. Oltre alla carta si vuole creare una rete di solidarieta' contro la solitudine delle lotte delle donne, rete che deve anche dare sostegno a quei gruppi che si trovano in paesi piu' oppressivi per far si che finalmente CI VEDIAMO E CI SENTIAMO RESISTENTI E NON PIU' VITTIME. Una donna senegalese ci ha detto che il comitato per il II incontro aveva invitato 15/20 donne senegalesi a partecipare al tavolo, tuttavia il governo spagnolo ha talmente ritardato i visti che alla fine e' potuta venire solo lei. Ci ha quindi chiesto di denunciare ognuna nel proprio paese questa situazione di repressione che si vivono. Unanime la scoperta che in Europa anche se sembriamo piu' emancipate in realta' non lo siamo, non lo siamo emozionalmente e non lo siamo perche' non puo' esserci liberta' delle donne senza la liberta' di tutte le donne. La discussione sui singoli temi a domani. Buenas noches.

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