PER UNA BATTAGLIA

POLITICO - SOCIALE

SULL'OCCUPAZIONE

E I LAVORI

SOCIALMENTE

NECESSARI



Introduzione

Dalla seconda meta' degli anni '80 , si e' fortemente sviluppata la tendenza da parte degli enti locali , ad affidare i servizi pubblici alla gestione delle cooperative , risparmiando sui costi delle strutture e del lavoro . Lavorare in coop. significava e significa tuttora , sperimentare sulla propria pelle il precariato , l' assenza di diritti , la flessibilitą.
Oggi , mentre i servizi pubblici vengono smantellati e la maggior parte delle garanzie conquistate dai lavoratori negli anni '70 sono state abbattute , il precariato e la flessibilitą nei rapporti di lavoro sono divenute la regola in tutti i settori dell' economia .
Il lavoro dipendente non pare pił' offrire quelle garanzie che facevano apparire un tempo il "posto fisso " come punto di arrivo per migliaia e migliaia di giovani .
Nel campo dei diritti del lavoro siamo alle soglie di un vero e proprio medioevo del 2000.
Cinquanta anni di sistematico sabotaggio istituzionale dei pubblici servizi li hanno trasformati in carrozzoni burocratici inefficienti e indifendibili nella loro forma attuale , giustificandone la svendita sul mercato agli occhi dell' opinione pubblica .

Nel terzo settore , tale processo liberista ha accelerato la trasformazione che vede le coop. aderire al modello di impresa capitalista gettando alle ortiche ogni residuo di mutualitą' e solidarietą' , degenerando nel mero sfruttamento della manodopera . Oggi, i maggiori consorzi di cooperative e associazioni si candidano a gestire i processi di privatizzazione dei servizi sul libero mercato .
Le poche coop. che per scelta politica si sono strutturate intorno a criteri di autogestione , democrazia diretta e solidarietą', di rispetto dei diritti del lavoratore e che rifiutano il mercato come parametro sul quale rapportarsi , rischiano di esservi risucchiate loro malgrado , mentre le coop. o le associazioni di base di giovani disoccupati non riescono in alcun modo a trovare spazio a causa della politica istituzionale rispetto i pubblici servizi , sempre pił' appiattita sulle logiche di mercato.

Non siamo tra coloro i quali magnificano le sorti del terzo settore come "territorio liberato " dal mercato , ne ci riconosciamo nel rifiuto aprioristico di ogni tipo di intervento su tale terreno.
Il dibattito affrontato da alcuni centri sociali , dalle strutture sindacali autorganizzate del " terzo settore " , da alcune coop. autogestite , nei seminari svolti presso il c. s .i. o. a. Villaggio globale , nei quali sono state trattate sia le problematiche di sfruttamento legate al lavoro nel mondo della cooperazione , sia le possibilita' reali di intervento , hanno evidenziato come quello del no profit sia un terreno di lotta assolutamente da non tralasciare sul quale impostare una battaglia sul reddito e per la riqualificazione e l' allargamento dei servizi pubblici , contrastando l'impostazione liberista e padronale che vede il terzo settore usato in funzione dello smantellamento dei servizi pubblici e per la privatizzazione .
La " bontą' " dello strumento cooperativa , la realizzazione delle potenzialitą' di autogestione del tempo lavorativo , delle risorse e della democrazia interna , sono in stretta connessione con quanto , nella societą' il modello autogestionario e solidale riesce a imporsi , sia dal punto di vista delle lotte sia da quello culturale . Se non si riesce a imporre l'esistenza di un modello " altro " di cooperazione , se non si riuscirą' a costruire vertenzialita' , movimento , comunicazione , allora saranno le logiche del mercato a prevalere definitivamente determinando la definitiva involuzione della cooperazione nel mero autosfruttamento .


OCCORRE CONTRAPPORRE
AL MODELLO DELLA COOP.-AZIENDA
IL NOSTRO MODELLO
DI COOPERATIVA AUTOGESTITA


Occorre contrapporre al modello liberista un nuovo modello di servizio pubblico , che ha nella autogestione e nella democrazia diretta il suo baricentro .
Pensiamo al finanziamento pubblico di alcuni servizi decentrati e di quartiere , autogestiti da settori popolari autorganizzati che ricompongano il tessuto sociale ormai devastato da anni di abbandono e degrado . Costruire esperienze che siano espressione dei bisogni dei territori , fonti di reddito , e negazione di quell' elefantismo , inefficienza e burocratismo che hanno contribuito al fallimento del "pubblico " .

Occorre contrapporre ai lavori socialmente utili usati come palliativo alle carenze dei servizi pubblici , un piano di lavori socialmente necessari , progetti che nascono direttamente dall' associazionismo di base , dalla cooperazione autogestita dai bisogni reali dei quartieri , dal ridisegnare a misura umana la cittą' , i suoi spazi verdi , i suoi servizi sociali , culturali e sportivi , bisogni che sono necessariamente in contraddizione con le esigenze del mercato e con i tagli alle spese sociali.
Si apre quindi uno spazio per una vertenza sulla quale e' possibile ricomporre settori popolari , associazionismo , centri sociali , cooperazione autogestita .
Dieci anni di lotte degli assistenti domiciliari hanno dimostrato che e'possibile anche all' interno del terzo settore determinare dei passaggi in avanti rispetto alla modifica "dello stato delle cose presenti " e di opposizione ai processi capitalistici di sfruttamento e privatizzazione.
Siamo anche consapevoli che le lotte settoriali degli assistenti domiciliari hanno raggiunto con l'imposizione dei contratti a Comune e cooperative il loro limite fisiologico e che solo l'ampliamento delle tematiche ai nuovi lavori possa portare a momenti significativi di scontro su quali lavori , in quali servizi , a quali costi , gestiti da chi .

E' importante che nella sinistra antagonista e mondo dell ' autorganizzazione si comprenda l' importanza di affiancare una battaglia sul lavoro cosi' impostata a quella pił' generale sul salario di cittadinanza e sulla riduzione della giornata lavorativa , pena una compartimentazione delle lotte che non serve a nessuno .

Aprire la vertenza nei confronti del Comune di Roma

Nonostante le promesse preelettorali , la giunta Rutelli attua una politica occupazionale rivolta solo alla creazione di lavori precari , temporanei , nei quali viene largamente tollerato l' uso del lavoro nero sottopagato . Lavori che prevedono tra l' altro costi difficilmente accessibili a coop. di giovani disoccupati , basti guardare i recenti bandi sui punti verdi e sui centri sportivi .
Proponiamo al mondo dell' autogestione e dell' associazionismo di base , la costruzione di una vertenza cittadina sul lavoro che parta necessariamente sui seguenti punti :