REPRESSIONE, CARCERE,
COMUNITÀ’ o...
RIDUZIONE DEL DANNO?

Parlando di eroina e di "comunità":

"TOSSICODIPENDENZA": termine troppo spesso usato impropriamente. Può essere molto più dannoso tossico~dipendere dai cibi spacciati nei"ristoranti" McDonald’s, o bere continuamente CocaCola ecc., che usare alcune cosiddette "droghe".
Dipendenza è invece il termine che ci sembra più appropriato e più giusto usare.

Fino ad oggi le uniche risposte che le istituzioni hanno saputo dare al problema della dipendenza da alcune sostanze sono state quelle repressive, allontanandosi sempre più dai bisogni reali di quella parte di cittadini "dipendenti" e bisognosi di sostegno.

In questo allontanamento la società reale scompare diventando sempre più illusoria, anzi fornendo invece , sempre più prestazioni "specializzate", cioè spazi separati e lontani dalla propria ordinarietà, quali le "comunità terapeutiche" ovvero l'ospedale, il manicomio, il carcere, la riserva per i "drogati" ecc. Cosi' che la difficoltà di vivere si traduca in un "andar morendo" lontano dallo sguardo benpensante, togliendoci fra l’altro il diritto di poter decidere della nostra vita.

La situazione di disagio che di solito vive chi fa uso di eroina non è legata in massima parte all'uso della stessa, ma soprattutto allo "stile di vita" e ai rischi che si devono affrontare (sempre che non si appartenga ad una categoria agiata in questo caso se ne incontreranno sicuramente di minori!), che vanno dalla repressione al carcere e molto spesso purtroppo alla sieropositività o come atto di estremo pentimento e contrizione fino alla "comunità terapeutica". Purtroppo quest'ultima sembra essere il passaggio obbligato per quelli/e che decidono di prendersi una pausa o di farla finita con la penosa vita del dipendente da eroina.

Quasi sempre l'ingresso in una "comunità" non è dettato da una libera scelta autodeterminata, che spesso la dipendenza da eroina non consente, ma da condizionamenti esterni. Uno fra tutti l'alternativa al carcere, che molti/e "scelgono" e che spesso , purtroppo, si rivela solo un altro tentativo intrapreso e fallito per abbandonare la propria dipendenza, nel caso specifico perché dettato non da una vera e forte voglia di trasformazione e di taglio con il passato, ma essenzialmente da una scelta di sopravvivenza, essendo questo passaggio, giustamente vissuto e assimilato per quello che è: "SOSTITUTIVO DEL CARCERE". All'interno delle "comunità" non vengono assolutamente messe in discussione le responsabilità che l'intero sistema ha avuto nella nostra storia di dipendenza , e delle condizioni di vita che ci hanno spinto a fare una "SCELTA" di questo tipo (ne usciremmo troppo "rivoluzionari"), la nostra dipendenza ci viene fatta vivere come una nostra colpa gravissima dalla quale ci libereremo solo con l'estremo "pentimento" (morale cattolica... molto meglio???), solo pentendoci saremo riammessi nella società !, la stessa società che ci ha fatto diventare "dipendenti" dall’eroina. La gran parte delle "comunità terapeutiche" sono in mano alla chiesa, al clero, gestite e organizzate da preti, quindi non ci viene difficile immaginare quale morale cerchino di inculcare nelle teste di quelle e di quei poveretti che in un modo o nell'altro vi si trovano rinchiusi. Un altra parte è invece in mano a vari speculatori dei problemi altrui che, senza nessuno scrupolo, protetti e in tutta "LEGALITÀ' ", possono incatenare, stuprare, sfruttare e condannare ad uno, due e anche più anni di lavori forzati, come accade in molte "comunità" laiche o religiose che siano.

Secondo noi l'essere "non dipendenti" da sostanze "TOSSICHE" non deve passare attraverso l'obbligo di scontare una condanna (che si chiami carcere o comunità non fa molta differenza), ma deve passare nella ricostruzione delle condizioni di vita dei giovani che vivono nelle zone più degradate delle città e che sempre più spesso e in massima parte pagano il caro prezzo delle disgraziate politiche sulle droghe, sui giovani, sulle città fatte dai nostri "bravi" governanti nel nome del mercato e del profitto.
Bisognerebbe riflettere sul fatto che sostanze "TOSSICHE", sono anche: CAFFÈ', SIGARETTE, ALCOOL per non parlare della TV. Che coincidenza. Se lo stato ed i pubblicitari volessero veramente ridurre le morti causate dalle droghe, beh l'alcool e le sigarette dovrebbero essere i primi logici bersagli. Tossico è il capitalismo attaccato a ciò che controlla e prova a pretendere di avere una coscienza... non ve la siete venduta. Poi per l'uso di queste droghe seppur di gran lunga più dannose non veniamo perseguitati, perché in questo caso gli spacciatori e assassini che ne detengono il mercato sono gli stessi che ci incarcerano e ci condannano, quando ci coltiviamo la pianta di marijuana sul terrazzo di casa, mentre l'unica cosa che stato e padroni sanno offrirci è il bombardamento attraverso campagne terroristiche massmediatiche, che assurdamente chiamano "PREVENZIONE". Ma fino a che la droga è considerata in un semplificato contesto "terrorizzante", informazioni reali - i suoi contenuti, i suoi effetti, i suoi pericoli - saranno confinate in un mare di ignoranza. (Paradossalmente, è proprio questa spettacolarizzazione che da alla droga un po' del suo fascino).

Siamo per la libertà di usare qualsiasi sostanza, droga e quant'altro ci faccia stare bene, male o quel che vi pare purché sia una scelta libera e consapevole. Siamo per la libertà di decidere come e quando ... senza doverci sentire circondati da speculatori interessati alla nostra "dipendenza" o al nostro "recupero" con l'unico scopo di ricavarne comunque potere e denaro. Queste considerazioni non sono però un invito ad usare indiscriminatamente e incoscentemente qualsiasi tipo di droga. Ci piacerebbe invece che ci fosse più consapevolezza nell'uso delle sostanze, troppo spesso sottovalutate, creando informazione attorno ad esse, perché se è giusto essere liberi e libere di disporre del nostro corpo come meglio ci piace, è anche importante, sapere innanzi tutto chi stiamo finanziando, cosa ci stiamo prendendo, come, quando e per quanto possiamo farlo.


NESSUNA DIPENDENZA ~ USE NOT ABUSE

A questo punto l'unico percorso che per il momento siamo convinti vada supportato è quello verso una sempre maggiore RIDUZIONE DEL DANNO.
A questo proposito, (senza dimenticare le dovute diversità, perché siamo per la liberalizzazione e non per la legalizzazione che, secondo noi, rappresenterebbe un'ulteriore strumento di controllo sociale) pubblichiamo uno stralcio di una coraggiosa discussione che il 10/9/96 il comune di Torino ha intrapreso, e che crediamo potrebbe avviare verso una nuova fase del discorso droga in Italia, riuscendo finalmente a conciliare diritti e libertà delle persone , facendo uscire centinaia di migliaia di persone, dal buco nero dell'invisibilità e della repressione: " Le politiche sociali, sanitarie, dell'ordine pubblico e di repressione della criminalità anche nel nostro paese, sono condizionate e talora pregiudicate, da legislazioni probizionistiche che alcune città Europee hanno, però, iniziato coraggiosamente a denunciare attraverso la sperimentazione di strategie alternative; la sperimentazione intrapresa sul piano internazionale che comunemente viene definita con il termine "POLITICHE DI RIDUZIONE DEL DANNO" , consiste essenzialmente nella parziale sostituzione del mercato illegale con forme di vendita o di "somministrazione legale" delle cosiddette "DROGHE PROIBITE"; nell'istituzione di " aree di servizio" per consumatori di droghe, per altro di diversissima natura e finalità; da coffee shops Olandesi alle fixerstube Tedesche, in cui si da la possibilità per i "tossicodipendenti" da oppiacei di consumare liberamente droghe senza finire nella rete di spacciatori senza scrupoli e senza rischiare continuamente di essere arrestati anche per piccolissime quantità di HASCISH. I risultati di queste politiche hanno concorso a ripristinare migliori condizioni di assistenza e "ad orientare i consumi di droghe, e più in generale gli stili di vita" verso forme socialmente più sostenibili e comunque meno dirompenti."
Siamo pienamente coscienti che questi percorsi non risolverebbero in pieno il problema, sicuramente però, se nello stesso tempo si aprissero e costruissero spazi di discussione seri, qualche segnale positivo sarebbe visibile ed effettivamente concreto. Finalmente si potrebbe uscire dall'emergenza "RECUPERO" incentrando il dibattito sulle cause delle nostre dipendenze, che non possono discernere da una lotta più ampia che vada ad affermare il diritto ad una migliore qualità della vita , contro l'oppressione e lo sfruttamento, perché siamo convinti che, non si possono affrontare problemi cosi' importanti se nello stesso tempo non ci sforziamo di affrontare tematiche più generali che riguardano tutti e tutte. A questo proposito rilanciamo uno stralcio di un articolo di Noam Chomsky* sicuramente più efficace e sintetico del nostro e che riguarda la cosiddetta WAR ON DRUGS condotta dagli Stati Uniti nei paesi del Centro e Sud America «In una società che si impoverisce ogni giorno di più, in cui le forze di sicurezza non praticano (ancora) la pulizia etnica, si devono trovare altri strumenti per risolvere il problema dei cittadini privati dei diritti umani perché non contribuiscono alla creazione di profitto. La loro incarcerazione è del tutto logica, in quanto permette un rilancio di tipo keynesiano dell'economia. Buona parte dei detenuti non ha commesso reati di sangue. Prendete il caso della cocaina. La droga preferita nei ghetti è il crack e il suo possesso comporta sanzioni severissime. Nei quartieri residenziali bianchi, invece, si è più portati per la polvere bianca, la cui detenzione è punita meno duramente. Tipico esempio di legislazione di classe. E tutto questo spiega perché la percentuale della popolazione carceraria è decisamente più alta negli Stati uniti che negli altri paesi sviluppati e perché essa dovrebbe crescere ancora. I conti tornano. E' quanto mi scriveva una attivista colombiana per i diritti dell'uomo, Cecilia Zaraté-Laun. Anche se la sua era una lettera privata, ho pensato che fosse opportuno citarne alcuni passaggi: "Sono convinta che i conti tornano, perché il vero responsabile è il sistema economico. E' molto importante che i cittadini americani si sforzino di collegare i problemi degli altri alla propria realtà, a cominciare dalla politica estera. Prendiamo il caso della droga. I figli di una madre povera che, in Colombia, non hanno nessuna prospettiva perché la società li ha abbandonati, sono costretti a diventare manovalanza criminale oppure a lavorare nei laboratori dove si produce cocaina. L'altra possibilità è quella di arruolarsi negli squadroni della morte. Si trovano nella stessa situazione dei figli di una madre povera americana, che, per vivere, devono vendere cocaina all'angolo della strada o fare da palo agli spacciatori. La sola differenza è che gli uni parlano spagnolo e gli altri inglese. Ma vivono la medesima tragedia". Cecilia Zarate-Laun ha ragione. E la tragedia nei nostri due paesi è resa ancora più grande da politiche sociali funzionali a questo sistema. Se scegliamo di non fare niente per cambiare le cose, non sarà difficile immaginare quale futuro ci attende.»

*Professore al Massachusetts Institute of Technology. Questo articolo, inedito, riprende le principali idee sviluppate durante una conferenza tenuta dallo stesso Chomsky il 13 marzo 1995 al Mit.- Chi volesse leggere l’intero articolo lo trova sul numero di settembre di Le Monde Diplomatique, anche su Internet a http://www.mir.it/mani/MondeDiplo/LeMonde-archivio/Settembre-1996/9609lm04.01.htm



copertina - eroina/comunità - intervista D.O.A. - newwws - Montatur@ - video 11/96


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