Il monopolio Microsoft
Philippe Riviere
La fortuna di Bill Gates da le vertigini: il presidente e
principale azionista della casa americana Microsoft vale,
secondo una graduatoria fatta in luglio dalla rivista Forbes,
oltre 50 miliardi di dollari... Quanto a Paul Allen, cofondatore
della società, egli si trova alla testa della quarta fortuna
professionale del mondo. La percentuale dei profitti di
Microsoft non poggia su competenze tecniche fuori dal comune ma
su un meccanismo simile a una tassa sulle istallazioni
informatiche mondiali. Il suo principio è semplice: i
costruttori di computer, di stampanti, di software, etc. hanno
bisogno di basi comuni per poter proporre prodotti che
funzionino insieme. D'altra parte, milioni di utenti vogliono
potersi scambiare facilmente i loro documenti.
La strategia di Microsoft, fin dalla sua collaborazione con Ibm
nel 1981, è stata quella di proporre gli elementi informatici
che consentono questi scambi e di farne degli "standard del
mercato". A costo di imporli quando il mercato non li adotta
spontaneamente. Ciò ha valso a Microsoft una causa per
"comportamenti anticompetitivi ed esclusivi, aventi per scopo di
consolidare il proprio monopolio sui sistemi di gestione dei
personal computer e di estendere questo monopolio ai software di
navigazione su Internet". La causa è stata promossa il 18 maggio
1998 dall'amministrazione federale e da venti stati americani.
Finora, questa strategia gli è andata bene visto che, fra i suoi
prodotti (MS-DOS, Word, Excel, Windows, etc..), numerosi sono
quelli che controllano quasi il 90% del mercato dell'intero
pianeta (1).
Ma c'è un fatto nuovo: la stampa sottolinea le lagnanze degli
utenti: i programmi Microsoft sarebbero "lenti", "sempre più
esigenti in risorse [memoria e disco rigido]" e "infarciti di
errori". Perciò, molti grandi produttori di computer consigliano
ai clienti di aspettare prima di installare Windows 98, per
incompatibilità. Qualunque altro editore di software sarebbe
fatto a pezzi dalla concorrenza, ma Microsoft si è reso
inattaccabile con strumenti tecnici e legali: spesso gli utenti
che hanno elaborato dati con i suoi software non possono
rileggerli con programmi concorrenti che violerebbero, in tal
caso, il copyright di Microsoft (2).
La causa, che potrebbe portare a uno smantellamento simile a
quello della compagnia dei telefoni At&t nel 1982, ha intanto
consentito al grande pubblico di aprire gli occhi. Lo sviluppo
di "standard" alternativi e aperti sta ripartendo (3). In
Francia, il ministero dell'educazione prevede di firmare un
accordo con l'Associazione francofona degli utenti di software
liberi (Aful) (4). Le aziende che, appena sei mesi fa,
nascondevano il fatto di utilizzare software liberi ne fanno
oggi un argomento pubblicitario, incoraggiate dai pezzi grossi
come Ibm, Netscape o Oracle e dal successo del film Titanic, i
cui effetti speciali sono stati realizzati con questo genere di
software.
note:
torna al testo (1) Leggere Ralph Nader e James Love, "Microsoft, monopolio del
prossimo secolo", le Monde diplomatique/il manifesto, novembre
1997.
torna al testo (2) Roberto Di Cosmo, ricercatore all'âcole normale supérieure
di Parigi, ne ha fatto l'inventario nel suo articolo "Piège dans
le cyberespace", Multimédium, Québec, 17 marzo 1998, disponibile
su Internet: http://www.mmedium.com/dossiers/piege/
torna al testo (3) Leggere Bernard Lang, "Des logiciels libres à la disposition
de tous", le Monde diplomatique, gennaio 1998.
torna al testo (4) Le Monde informatique, 2 luglio 1998, e http://www.aful.org/.
Peraltro il Cnrs offre, con il n&oord 74 del suo Micro Bulletin, un
cdrom che comprende il sistema libero Linux nonché software e
basi di dati (maggio-giugno, 95 FF, CNRS rue P.-G.-de-Gennes, BP
193, 31676 Labège Cedex).
(Traduzione di M.G.G.)