Kill a Multi - Tactical Media Crew

Benjamin R. Barber
Il McMondo come parco a tema

tratto dal libro "Guerra Santa contro McMondo; neoliberismo e fondamentalismo si spartiscono il pianeta" - Pratiche editrice 1998

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Spizzico... park  - Roma Cinecittà 2 - foto Tactical Media CrewNon esiste emblema della trasformazione della realtà operata dal commercio che sia significativo quanto la sostituzione dell'immaginazione attiva del lettore con la ricezione passiva dello spettatore, e quanto la presenza dei parchi tematici commerciali che punteggiano in quantità crescente i nostri paesaggi. I parchi tematici sono i templi della modernità, le nostre chiese secolari nelle quali i valori del gioco, della salute, del divertimento, del viaggio, del tempo libero e dello stile di vita americano vengono santificati nell'ambito di una facile liturgia che accomuna intrattenimento, informazione e una punta di istruzione senza fatica. I temi nei parchi del McMondo sono i temi del McMondo.

L'espressione "parchi tematici" va intesa in senso lato: non mi riferisco infatti solo ai parchi Six Flags, Walt Disney Worlds e MGM Studios, ma agli spazi commerciali sulle autostrade, ai centri commerciali e alle catene di ristorazione. In questo senso McDonald's puo essere definito un parco tematico: una catena di fast food che presenta un suo Topolino (Ronald McDonald), i suoi tipici "spazi gioco" all'esterno l'associazione commerciale con personaggi famosi come Michael Jordan e Larry Bird e con film come Balla coi lupi, Batman - Il ritorno e Jurassic Park e il suo richiamo costante allo stile di vita americano, tutte cose per cui e molto più che una catena di fast food. Il suo rapporto annuale si focalizza giustamente sul ruolo di "uno dei più grandi marchi del mondo, riconoscibile all'istante", che cerca di posizionarsi come "il principale servizio di ristorazione nel mercato globale del consumo". Apre fino a mille nuovi punti ogni anno" e può vantarsi del fatto che uno dei più recenti e situato su Piazza Tienanmen dove, in un tempo che sembra lontanissimo, un giovane ha catturato 1'immaginazione del mondo quando si e posto come ostacolo a una colonna di carri armati che lo ha travolto con il suo avanzare sferragliante. McDonald's spende 1,4 miliardi di dollari annui in pubblicità e ha in progetto di aprire nel mondo quarantaduemila locali (per ora ne sono stati costruiti solo quindicimila)."

McDonald's in un centro commerciale - Roma Cinecittà 2 - foto Tactical Media CrewJim Cantalupo, che dirige le iniziative internazionali, spiega che McDonald's "è più che una questione di prezzo. E' un'esperienza che i nostri clienti possono aspettarsi solo da McDonald's. Sono i "drive-thru" [...] gli spazi gioco [...] i sorrisi al banco [...] E tutte queste cose [...] è un'esperienza". I marchi vendono un'esperienza e l'esperienza diventa l'attributo che definisce un posto di ristoro che è anche un teatro del consumo è un parco il cui tema è lo stile di vita.

L'esperienza che viene venduta deve essere molto più che un pasto veloce. Il fast food inserisce la vita nella traccia veloce dei computer, negli impulsi e nei byte che lanciano la nostra mente e il nostro corpo a velocità folle, durante tutta la giornata, senza perdere un secondo. Mangiate velocemente e servite il dio dell'efficienza del mondo degli affari. Servitevi da soli e riducete così i posti di lavoro. Mangiate in piedi o portatevi via il pranzo e trasformate il pasto da attività sociale in occupazione solitaria. Passate (nei paesi orientali) dal riso e dalle verdure alla carne e aumentate l'apporto di grassi, le spese mediche e la pressione sull'agricoltura (coltivare foraggio per il bestiame che diventerà la carne che mangiamo è radicalmente inefficace, perché significa utilizzare una quantità di cereali dieci volte superiore a quella consumata dagli esseri umani che hanno i cereali nella loro dieta). Lo stile di nutrizione dei McDonald's è uno stile di vita: un'ideologia del parco a tema molto più intrusiva (e molto piu subdola) quella che avrebbero potuto concepire Marx o Mao." La metafora del parco a tema riposa sulla sua realtà effettiva.

I parchi tematici hanno la loro origine nelle fiere e nelle esposizioni industriali che, nel diciannovesimo secolo e all inizio del ventesimo, si proponevano come una vetrina dello spirito illuministico e della speranza di un futuro migliore da parte delle persone che trasformavano la scienza in industria e tecnologia e commercio per un mercato che già allora stava diventando globale. Nel suo brillante saggio Ci vediamo a Disneyland Michael Sorkin cita il discorso di apertura del principe Alberto all'Esposizione di Londra del 1851. Newt Gingrich non ha niente del principe Alberto, che era incredibilmente aggiornato nel suo entusiasmo verso il futuro:

Stiamo vivendo in un meraviglioso periodo di trasformazione che mira rapidamente a conseguire quel grande fine cui punta la storia, la realizzazione dell'unita dei popoli [...] Le distanze che separano le diverse nazioni e parti del mondo stanno svanendo rapidamente davanti alla realizzazione delle invenzioni moderne, e possiamo ormai superarle con grande facilità [...] Il pensiero viene comunicato con la rapidità e persino la potenza del fulmine [...] i prodotti provenienti da tutte le parti del mondo sono a nostra disposizione, e dobbiamo solo scegliere qual è il migliore è il meno caro per i nostri scopi; e i poteri della produzione sono affidati allo stimolo della competizione e del capitalismo.

Se, come suggerisce Sorkin, "l'allusione del principe consorte a un mondo rimpicciolito dalla tecnologia e dalla divisione del lavoro evoca il tema originario dei parchi tematici", allora questo sarà anche il Leitmotiv del McMondo e dunque il principe Alberto è il progenitore di Ronald McDonald (Sorkin definisce il principe un "mouse-chettiere avant la lettre") e anche del cyberentusiasta Gingrich.

Qualunque sia la genealogia dei parchi tematici, essa trova il suo sbocco comune odierno non nelle fiere specializzate di Anaheim e Orlando, ma nei centri commerciali di tutto il paese. Questi centri commerciali sono infatti luoghi di intrattenimento costruiti intorno al multiforme piacere dello shopping.

Al top dei consumi... Natale - Roma Cinecittà 2 - foto Tactical Media CrewUna volta i negozi trovavano posto nei quartieri centrali, fra laboratori di artigiani, chiese, ristoranti, teatri, scuole e municipi, come elementi integranti di un architettura dello spazio pubblico che associava l'atto dell'acquisto ad altre attività pubbliche e, allo stesso tempo, dava al commercio un ruolo propriamente utilitario e complementare. L'isolamento degli spazi commerciali da qualsiasi altro tipo di spazio pubblico, anticipato dalle esposizioni universali e confermato dallo sviluppo dei centri commerciali, ha permesso che il consumismo commerciale dominasse lo spazio pubblico, trasformando ogni altra attività pubblica in una variazione del vendere e comprare. Margaret Crawford, un'acuta studiosa della cultura dei centri commerciali, ha notato che il preciso scopo dei costruttori di questi centri e contenere l'intero mondo nel centro commerciale. In proposito, cita uno dei costruttori del maggiore centro commerciale del mondo, che, alla cerimonia di apertura, ha esclamato: "Quello che abbiamo fatto significa che non dovete più andare a New York o a Parigi o a Disneyland o alle Hawaii. Abbiamo quello che volete in un posto solo, a Edmonton, Alberta, Canada! ". Joan Didion ha suggerito che i centri commerciali sono, in realtà, luoghi che danno assuefazione, spazi "dove una persona si muove come fluttuando in una sorta di sospensione, non solo di luce ma anche di giudizio, e non solo di giudizio ma anche di personalità". I confini che separano il centro commerciale dal mondo esterno vogliono eliminare ogni distinzione fra quello che succede al suo interno e nel mondo di fuori: vi sono pochissime uscite, non ci sono orologi. Come i fast food stimolano i clienti allo shopping ("pranzare" sottrae tempo agli acquisti) e i cinema multisala forniscono divertenti incentivi al consumo, così la stessa architettura del centro commerciale, con la localizzazione delle scale mobili, il raggruppamento dei negozi per livello di prezzi, le loro diverse tipologie, l'incanalamento dei pedoni, hanno l'unico obiettivo di facilitare il consumo.

Il centro commerciale non è parte della periferia nella sua essenza; piuttosto le periferie stesse sono andate assumendo l'aspetto proprio dei parchi tematici. Un opuscolo dell'Ufficio del turismo della California invita i lettori a dare un occhiata alla Orange County (questo prima che l'amministrazione andasse a gambe all'aria per bancarotta, il che conferisce alle frasi seguenti una ancor più comica incisività):

E' un parco tematico - settecentottantasei miglia quadrate di parco tematico - e il tema è: "Puoi avere tutto quello che desideri". E' il posto più californiano di tutta la California: quello più simile ai film, più simile alle storie e più simile ai sogni. Orange County è il Paese del domani è il Paese della frontiera, fusi insieme e inseparabili... Vieni a Orange County. Non esiste nessun posto che sia come casa tua."

  L'immancabile parcheggio, auto e centri commerciali sono strettamente legati, tutti infatti hanno immensi parcheggi - Roma Cinecittà 2 - foto Tactical Media CrewI centri commerciali sono parchi tematici; i parchi tematici sono intere province periferiche, e le province periferiche sono centri commerciali. E, naturalmente, i negozi dei centri commerciali esibiscono "temi" propri e si specializzano nello shopping impulsivo. I punti vendita di articoli di uso quotidiano come attrezzi, francobolli, medicinali e tradizionali empori di articoli vari a poco prezzo sono quasi interamente assenti. Al loro posto fioriscono negozi di prodotti naturali, museum shop, boutique in stile New Age, negozi di musica e videogiochi, minimarket di consumo come The Sharper Image e Bookstone che non vendono quello di cui hai bisogno, ma tutto quello che desideri - una volta che sei entrato nel negozio. Accanto ai minimarket vi sono i grandi magazzini di marca e i rami commerciali dei grandi parchi tematici. Centinaia di negozi Disney, entrati subito nella marea dei centri commerciali, ora sono in competizione con gli altri negozi di studi cinematografici come la Warner Brothers e la MGM. In occasione della sua apertura, il negozio Warner a Manhattan esibiva i rivali di Topolino, Bugs Bunny e Titti, che invitavano i sofisticati newyorchesi (animali e umani) indossando cappelli a cilindro di seta, a scoprire "la nuova esperienza di shopping del divertimento a New York", rispondendo in questo modo alla domanda: "Quando un negozio diventa un parco?". La risposta e semplice: quando diventa "un'esperienza di shopping del divertimento".

Per assicurare che i centri commerciali siano divertimento puro, molti costruttori installano sale giochi ad alta tecnologia, di costo considerevole (fino a due milioni di dollari), facendo così crollare ulteriormente la distinzione fra Disneyland, McDonald's (che sta sperimentando questi giochi) e i centri commerciali di periferia. Un analista di investimenti prevede che "per i centri commerciali potrebbe essere necessario offrire questi tipi di intrattenimento per continuare a essere una meta". Quando centri commerciali e parchi tematici sono localizzati in prossimità gli uni degli altri diventano destinazioni sicure per tutti, uomini e donne, visto che nelle periferie urbane (dove ormai vive la meta della popolazione americana) il centro commerciale e "il vicinato" è lo spazio commerciale e l'unico spazio disponibile per la comunità.

Parchi tematici che sono veri centri commerciali e centri commerciali che sono parchi tematici si trovano dappertutto. Gli studi cinematografici li hanno costruiti come veri e propri monumenti del mondo reale che celebrano le loro fantasie di altri mondi, i produttori di beni durevoli ne hanno fatto il "braccio" di intrattenimento delle loro strategie commerciali (come i negozi Nike Town, di cui si è parlato) e il governo e lo stato li sponsorizzano nella speranza di dare smalto alla propria immagine, o per commemorare un passato o ricavare un profitto. Lo stesso governo francese, che ha ottenuto di escludere l'industria nazionale del cinema dagli ultimi accordi GATT, ha giocato un ruolo fondamentale, qualche anno fa, (insieme alle più importanti istituzioni finanziarie francesi) per accaparrarsi la proprietà e la costruzione degli alberghi di EuroDisney. Ha perfino creato una stazione di TGV che e l'orgoglio della Francia. Il settore privato francese detiene oggi il 51 percento del capitale azionario di EuroDisney, anche se gli scarsi risultati dei primi anni hanno lasciato l'amaro in bocca agli investitori e alla Disney la prospettiva del suo primo fiasco commerciale.

Nello spirito autolesionistico del governo assediato, lo stato è rimasto quasi sempre nelle retroguardie. Le autorità locali hanno il diritto di esigere che i costruttori paghino le concessioni di permessi per interventi edilizi, ma di fatto si sono comportate come zelanti servitori delle imprese, anziché esercitare un pubblico controllo, e hanno preteso poco. H. Wayne Huizenga, il magnate di Blockbuster, che e anche proprietario di diversi club sportivi, ha recentemente realizzato una fusione con Viacom, la società che ha acquisito Paramount, e ha convinto l'amministrazione della Florida a permettergli di costruire un parco Blockbuster su venticinquemila acri di palude a nord di Miami come una specie di sessantottesima contea della Florida. Una legislazione accomodante definisce l'operazione "Distretto speciale multigiurisdizionale per il turismo, lo sport e il divertimento", mentre i locali lo chiamano "Wayne's World" (dall'omonimo film demenziale di Mike Meyers). Un consiglio di cinque membri che rappresentano i proprietari dei terreni di quel distretto governerà la zona. Co- munque esiste solo un padrone: Blockbuster. Il collaborativo presidente della Commissione della Dade County (Miami) spiega: "Stiamo operando ai margini estremi della democrazia come la conosciamo: è la privatizzazione dello stato".

Non molto tempo fa una simile frase sarebbe sembrata un ossimoro, o forse solamente stupida. Se c'è un'istituzione di irriducibile carattere pubblico, per definizione questa e lo stato. Ma la sovranità dello stato sembra terminare al cancello dei parchi tematici. Non conoscere confini, e perciò non rendere conto a nessuna autorità pubblica, non è più solo una metafora del Planet Reebok.

  come in piazza  - Roma Cinecittà 2 - foto Tactical Media Crew

I parchi tematici della realtà hanno molti fanatici anche in Europa. Guidati dal manager berlinese Frank Georgi (che è fuggito dalla Repubblica democratica tedesca nel 1989), uomini d'affari della ex Germania orientale stanno discutendo in questo periodo di un "Ossi Park", esposizione tematica in una base militare di cinquecento acri vicino a Wandlitz, in Brandeburgo, nel cui sottosuolo si trova quello che fu il rifugio atomico del leader orientale Erich Honecker. Secondo i progettisti, i visitatori di "Ossi Park" (il nome viene da un termine gergale che si riferiva ai tedeschi orientali durante la guerra fredda) faranno esperienza di un tipico anno di vita, condensato, nell'era comunista della Repubblica democratica tedesca, incluse le celebrazioni di massa organizzate dallo stato, come il 1° Maggio. La visita sarà di un solo giorno e i visitatori dovranno entro la mezzanotte, come succedeva nella Rm; guardie pattuglieranno i confini; tentativi di fuga porteranno alla detenzione per ore. I visitatori saranno costretti a cambiare una somma prestabilita in moneta dell Est [...] La cronaca politica sarà disponibile su un canale pirata ricostruito come nella RDT; le trasmissioni della Tv tedesca occidentale saranno disturbate; ci saranno il mercato nero e l'opposizione clandestina. L'intero parco saranno circondato da filo spinato e da un muro e includerà negozi mal forniti, spioni della polizia di stato (Stasi) e carta igienica ruvida conosciuta con il nome di "vendetta di Stalin" la cui fibra, secondo una vecchia barzelletta, assicurava che "tutti i culi fossero rossi".

Se questo progetto, sicuramente idiota, ma non più idiota di qualcuno dei progetti che la Disney sta portando avanti, vedrà la luce, non sarà certo nelle travagliate condizioni finanziarie della Germania di oggi.

Il fatto che sia stato concepito suggerisce pero quanto avanti si sia spinta l'ideologia del parco tematico dai suoi inizi nel 1851 o dal suo secondo avvento (con Disney) ad Anaheim nel 1955.

Walt Disney World è il salotto principale del McMondo. La trasformazione della realtà in cartone animato, iniziata da Disney con il suo primo parco ad Anaheim quasi mezzo secolo fa, preludeva alla miscela seducente di commercio, illusione, desiderio manipolato e soddisfazione immaginaria del McMondo. Nel primo annuncio pubblicitario si leggeva:

un lavoratore in un negozio IKEA vestito da alce distribuisce biscotti ai clienti - foto Tactical Media CrewDisneyland sarà dedicato agli ideali, ai sogni e ai fatti reali che hanno creato l'America. Sarà attrezzato in maniera unica per rappresentare questi sogni e questi fatti e farli viaggiare come sorgente di coraggio e ispirazione per tutto il mondo. Disneyland sarà qualcosa di simile a una fiera, una mostra, un parco giochi, un centro comunitario, un museo vivente e un luogo di bellezza e magia. Sara pieno delle imprese, delle gioie, delle speranze del mondo in cui viviamo. E ci ricorderà e ci mostrerà come far diventare quelle meraviglie parte della nostra vita."

In verità, non si è trattato né di "fatti reali" né di "parte della nostra vita". Eileen Orgintz scrive, in quello che presumibilmente vuole essere un elogio (nel Los Angeles Times): "Disney World è un posto irreale e non aspettatevi che la realtà entri. Tutti sono felici e ben nutriti. Tutto è pulito. Tutti sono cortesi. Non siate sospettosi. Aspettate di tornare a casa per sentirvi colpevoli dei mali del mondo".

Così come una volta si diceva che il sole non tramontava mai sull'impero britannico, così oggi la Disney può dichiarare: "Il divertimento segue il sole intorno al mondo". Disneyland di Anaheim, modello per tutti i parchi che lo hanno seguito, sta per arrivare al giro di boa dei cinquant'anni, Walt Disney World compie più di vent'anni, Disneyland di Tokyo (con la sua nuova Splash Mountain) ha più di dieci anni e nel 1992 ha aggiunto altri sedici milioni di visitatori ai suoi cento milioni e più durante i nove anni precedenti. Le coppie giapponesi sono fra quelle che scelgono i parchi Disney per i loro viaggi di nozze postmoderni. EuroDisney di Parigi e stato l'eccezione alla regola: anche se non e diventato la prima Disney-Bancarottalandia, faticherà a far presa nel problematico mercato europeo. Perché l'Europa è il luogo dove il sogno muore: i sognatori sono emigrati verso i climi più caldi dell'America. La Florida, il parco giochi dell'America, è sempre stata una sede naturale per la Disney: anche se per un certo periodo è apparsa ad alcuni turisti europei diffidenti come Omicidiolandia, essa offre le promesse del Walt Disney World, dei parchi Disney-MGM Studios, di Disney Dixie Land Resort, del Bonnet Creek Gold Club, del Disney Vacation Club Resort, dell'Epcot Center e della nuova Città delle celebrazioni Disney, ancora in fase di progetto. I parchi Disney di tutto il mondo fruttano 3,3 miliardi di dollari dei 7,5 miliardi annui della Disney, con i film che contribuiscono per altri 3,1 miliardi e con vari prodotti di consumo (parchi tematici e associazioni con i film) che ammontano a 1,1 miliardi di dollari. Tutte e tre le divisioni Disney prendono ispirazione da un set di immagini tratte da cartoni animati sbocciati da una serie infinita di variazioni del Dipartimento per "l'immagingegneria" responsabile della ridefinizione della nostra realtà.

In anni recenti, la Disney Company si è proposta di virtualizzare la storia americana e di mettere in cartoni animati la sua politica. Il Walt Disney World in Florida ha recentemente aggiunto Bill Clinton al suo popolare Salone dei presidenti. Come Abraham Lincoln prima di lui, anche Bill Clinton è stato "immagingegnerizzato" come un robot in Audio-Animatronic e può camminare e parlare, esibendosi in un discorso sorprendentemente chiaro." La societa era quasi riuscita a impiantare un parco sul tema della Guerra civile americana presso Manassas, dove la più cruenta delle guerre americane doveva essere riconsacrata in forma di spettacolo a pagamento, reso in tutta la sua distruzione fratricida (in conformità con il "corretto" realismo che ci si aspetta ai nostri tempi). L opposizione politica in Virginia e nel distretto della Columbia, insieme a una campagna nazionale promossa da storici indignati, hanno bloccato l'impresa di Manassas all'ultimo minuto, ma quelli della Disney stanno ancora cercando di costruire un parco della storia americana. Poiché l'iniziativa del parco della finta Guerra civile, con villaggi indiani finti, la replica di una fattoria, false battaglie e una falsa fiera", tutte "a portata di voce da veri sentieri indiani, da vere fattorie, da un sito fieristico della contea e da una cittadina che fu saccheggiata e bruciata dall'esercito dell'Unione" è stato avallata da storici rispettabili." Gli accademici dibattono sul valore, in termini di conservazione, di questi nuovi parchi mentre la Disney cerca di avvicinarsi ai requisiti da loro richiesti, ma il punto non è la conservazione e c'è stato qualcosa di quasi comico nell'assicurarsi un lasciapassare accademico per creare una realtà virtuale nelle immediate prossimità dei luoghi reali della Guerra civile che si intendevano riprodurre.

Le creazioni della Disney, comunque, non aspirano alla verità ma alla verosimiglianza: una metaverità della virtualità. Tutto il significato della realtà virtuale e che essa è proprio come la realtà che non è e non può essere. Non puoi fare sesso nel Covo dei pirati o andare in Germania facendo un giro turistico nel castello bavarese disneyano o assassinare Lincoln nel Salone dei presidenti. Tutto quello che puoi fare e comprare il biglietto per guardare: guardare senza conseguenze, guardare senza partecipare e guardare senza responsabilità. Forse questa e la ragione per cui Dexter King (il figlio minore di Martin Luther King) ha incontrato così tanta resistenza contro il suo progetto di trasformare il monumento a suo padre ad Atlanta in un parco in stile Disney, che doveva chiamarsi "Macchina del tempo e museo interattivo di Martin Luther King jr."

La famiglia King è una cosa, la Disney un'altra; non si dovrebbe chiedere alla Disney di assumersi responsabilità che non siano quelle relative al ruolo di società che si occupa di intrattenimento. Lo scopo della società e abbastanza innocente, persino accattivante: non è una modificazione della realtà, ma solo qualche ora o qualche giorno (o, preferibilmente, se vogliono riempire gli alberghi, qualche settimana) di relax e di evasione per le masse stanche. I parchi non stanno solo formando, ma sono anche formati dal più grande McMondo di cui manifestano i valori. In un certo senso, lo stesso McMondo è un parco tematico - un parco chiamato Mercatolandia - dove tutto è in vendita e qualcun altro e responsabile, dove non ci sono beni comuni o interessi pubblici e dove tutti sono uguali fino a quando possono permettersi il prezzo del biglietto di entrata e si accontentano di guardare e consumare.

Il McMondo come Mercatolandia non è, comunque, un'entità naturale "immagingegnerizzata" da qualche divinità benevola. E' fabbricato e posseduto, e la maniera in cui è posseduto ci dice molto sulla sua natura.