LAVORO ED ENTI LOCALI


Proposte e disegni di Legge che abbiamo analizzato in materia giudiziaria, hanno fornito utili indicazioni riguardanti le modalità di intervento e di strategia più attuali per il recupero e la integrazione sociale dell'ex detenuto.
Dalla risultanza di questo lavoro, indicativa e quanto mai carat-terizzante ci è parsa l'individuazione della ricorrenza stru-mentale degli Enti Locali, per il raccordo tra struttura car-ceraria e comunità sociale.
Quanto evidenziato è sostanzialmente coincidente con un assenso più ampio dato dagli operatori del settore e da esperti, di cui i parlamentari sono stati portatori.
Occorre sottolineare, inoltre, che già le normative vigenti corri-spondono agli stessi Enti fondi monetari da utilizzare in questo campo.
Le nuove e vecchie linee strategiche sono ispirate alla promozio-ne di attività di supporto, formazione ed avviamento al lavoro, ma le attuali, asincrone coi tempi, allargano il cuore alle più rosee speranze.
Nel passare dalle parole (scritte) ai fatti, tutto viene ridimen-sionato, sino quasi a scomparire.
Nella parte applicativa, quando il disegno programmato dovrebbe diventare operativo, l'unica cosa certa e non mancante è la ma-teria prima. Il detenuto.
La fabbrica, fatta da bulloni di verità e in travi di mistero, solo intravista, cosi, portandosi dietro i suoi segre-ti, sfugge!
Dove sono quei soldi stanziati annualmente a suffragio di tante parole dette e scritte? Con che criterio vengono istituiti i corsi, non traducendosi poi in altrettanti posti di lavoro?
Questo discorso, non peccabile in polemica, è fatto per ri-chiamare l'attenzione su ciò che avviene e sulla necessità che si rimettano in moto tutti quei meccanismi innescanti un se-rio processo di recupero e di integrazione sociale del detenuto.

E' interessante segnalare la proposta di legge num. 2027 del 21 febbr.1995, primo firmatario Bonigli alla Camera dei Deputati.
Sulla base delle precedenti considerazioni e prendendo spunto dalle ricerche effettuate, poniamo all'attenzione i due punti se-guenti:

1) La necessità di interazione tra Enti Locali, Ministero della Giustizia e Carcere, per l'approccio sistematico al lavoro di una quota proporzionale di detenuti in relazione ad una base regiona-le di presenza di ristretti.

2) L'opportunità di un coinvolgimento delle Università, pilotato da normative, soggetto ad incentivi premio, per costituire con i preposti Enti Locali un os-servatorio, con funzioni di indicatore per la realizzazione di successivi corsi di formazione per l'avviamento al lavoro, simul-tanei alla effettiva domanda elastica del mercato del lavoro.
Solo in questo ambito interdisciplinare, si è in grado di crea-re una nuova immagine efficiente, sviluppando un sistema dinamico con i tempi, da riproporre come prototipo sperimentale anche per l'intero sistema lavorativo nazionale. In conclusione, l'intero sistema va integralmente rivisto, in una ottica di semplificazione e di responsabilizzazione.
Sotto questo profilo, è necessario proporre più corsi di formazione e riorganizzare il funzionamento di quelli già esistenti. Anche il complesso apparato Giudiziario va rivisto in direzione di una semplificazione burocratica e dei tempi di frui-zione.
Riformare, insomma, con l'impegno al risanamento, ricercando i risultati più che il consenso, ed essere sempre consapevoli della sofferenza e della emarginazione che spingono a trasgredire per necessità di vivere.



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