Urla nel silenzio
Da più di un mese un popolo sta conducendo una battaglia nella più completa solitudine. Un popolo inascoltato sta difendendo i propri diritti e quelli di un paese che non sa più cos’è la giustizia. La battaglia dei detenuti di Rebibbia, Regina Coeli, S. Vittore, Le Vallette, Sollicciano, Pisa è una grande battaglia di giustizia e libertà che riguarda ognuno di noi.

Dobbiamo sostenerla e darle voce.

Non chiedono la luna, anche se sarebbe loro diritto, le richieste che fanno sono quel minimo vitale che una giustizia civile dovrebbe garantire. Eppure per questo sistema penitenziario il minimo è già troppo, visto che dove starebbero a malapena 30.000 persone ne stanno ammassate più di 50.000; visto che si fa un gran parlare di misure alternative alla detenzione salvo poi varare leggi discrezionali e premiali che ne ostacolano la concessione; visto che il proibizionismo è condannato da tutti, eppure la metà di quei 50.000 è in carcere per reati legati all’uso di droghe; visto che si fanno megaconcerti per sostenere la lotta contro l’a.i.d.s. e gli ammalati di a.i.d.s.
continuano a morire fra le sbarre a causa di leggi assurde e della criminale indifferenza della magistratura.

Questa lotta è di tutti perché mette finalmente all’ordine del giorno la riforma della giustizia, quella vera, che riguarda la vita degli uomini e delle donne di questo paese. Ma soprattutto mette a nudo la realtà di un istituzione che è fallita nei suoi intenti di "rieducazione" perché questo modello di sviluppo è fallito socialmente, perché non può insegnare niente a nessuno finché non sarà in grado di garantire a chiunque un’esistenza dignitosa. Altrimenti qualcuno ci spieghi come è possibile che dal ’91 al ’95 la popolazione detenuta sia aumentata del 50%! Come è possibile che in 4 anni da 26.000 i detenuti siano diventati più di 50.000 in un paese che vanta di aver superato "senza alti costi sociali" l’allineamento ai parametri di Maastricht.

Quelli che oggi muoiono di sovraffollamento e di a.i.d.s., quando non ci pensa la leptospirosi, sono l’altra faccia di quella moltitudine di senza diritti che affolla le periferie delle grandi città vivendo di espedienti. Questo è il risultato delle politiche a misura delle imprese e del mercato, di una modernità che avanza all’indietro cancellando tutele, lavoro, reddito e quant’altro per strati sempre più ampi di popolazione.
E’ questa modernità ad essere "pericolosa socialmente" è questo autoritarismo la vera "associazione a delinquere" che dovrebbe essere giudicata per crimine contro l’umanità.

Per un mondo senza galere, per una civiltà di giustizia e libertà, per noi, per le generazioni future, per tutti i fottutissimi motivi di questo mondo e per altri ancora, VENERDI’ 7 Novembre, alle ore 17, saremo di nuovo sotto Rebibbia, stavolta sulla via Tiburtina, affinché nessuno possa dire di non aver visto, di non aver saputo, di non aver sentito.

Alcuni familiari dei detenuti in lotta
ex detenuti ed ex detenute
i c.s.o.a. Forte Prenestino, Villaggio Globale, la Strada, ex Snia Viscosa, el Che, Corto Circuito, la Torre
la Rete Antirazzista
Rete Sprigionare
i compagni di Walter Rossi
compagni e compagne del movimento romano in solidarietà con la lotta dei detenuti/e

Rete sprigionare


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