La crisi economica che si vive nel nostro paese è la più grave e prolungata della sua storia contemporanea, acutizzata dal modello economico neoliberale imposto dal capitale straniero, principalmente nordamericano, attraverso gli organismi finanziari internazionali come la Banca Mondiale (BM), la Banca Interamericana di Sviluppo (BID) e il Fondo Monetario Internazionale (FMI), adottato e applicato dal governo messicano a costo del deterioramento del livello di vita della popolazione e di maggior sottomissione del paese.
Uno degli effetti nocivi del neoliberismo è la firma di trattati e accordi commerciali in circostanze
svataggiose per il nostro paese. L'entrata nell'Accordo Generale di Tariffe e Commercio (GATT) e la successiva
firam del Trattato di Libero Commercio (TLC o NAFTA) tra Usa, Canada e Messico ha permesso l'acesso di
capitale straniero in tutti i settori dell'economia, invadendo settori strategici come le comunicazioni, la petrolchimica
e la produzione di energia elettrica, costituendo un meccanismo ulteriore di sottomissione economico e di
saccheggio illimitato delle nostre ricchezze.
Ciò è stato accompagnato da una serie di privatizzazioni che sempre più settori
chiave dell'economia nazionale, favorendo il capitale monopolista nazionale e straniero.
Per rispettare questi accordi il governo ha riformato la Costituzine alle spalle della nazione, semplificando provvedimenti, tramiti e requisiti e eliminando dispositivi legali per facilitare l'investimento straniero che, per il
suo caratter speculativo, non contribuisce allo sviluppo dell'economia nè alla creazione di posti di
lavoro bensì tende alla decapitalizzazione del paese attraverso il trasferimento e la fuga dei capitali che
genera.
Questo processo ha portato ad una maggiore concentrazione di capitale in un ridotto numero di oligarchi,
rafforzando i grandi monopoli nei settori strategici dell'economia nazionale. In questo modo il governo messicano
ha stimolato e protetto la concentrazione della ricchezza nelle mano di gruppi finanziari nazionali e trasnazionali
attraverso consorzi come Telmex, Banamex Accival, Televisa, Cifra, Cemex, Bimbo, Grupo Ica y Grupo Alfa,
tra gli altri, alcuni dei quali si trovano tra le 200 imprese più importanti del mondo. Con ciò
si ingrossa la breccia tra poveri e ricchi, tra l'oligarchia favorita e il settore dei micro, piccoli e medi produttori
anch'essi colpiti e caduti in un elevato indebitamento e decapitalizzazione.
Un esempio di questa situazione è la concentrazione della ricchezza in poche mani: nel 1994 la
fortuna congiunta di 24 supermilionari è salita a 44 mila/100 milioni di dollari. Questa ricchezza è comparabile alle entrate ottenute in un anno da 35.5 milioni di messicani, ossia il 40% della popolazione.
Attualmente si evidenziano principalmente 13 supermilionari.