SITUAZIONE SOCIALE

Quale risultato della situazione economica, la maggioranza dei 93 milioni di messicani che abitano il nostro paese vivono in condizioni di povertà, sfruttamento, ingiustizia e oppressione. Sul totale della popolazione, pił di 65 milioni (il 70%) vive nella miseria, 25 milioni (il 40%) in povertà estrema e 18.75 milioni di questi vivono concentrati in città mentre 6.25 milioni nei campi.
Seguendo questa linea risalta la disuguaglianza nella distribuzione delle entrate. Nel 1984 il 10% della popolazione, tra cui si trovano le famiglie supermilionarie, ha percepito il 34,26% dell'entrata corrente monetaria nazionale. Per il 1989 questa proporzione è aumentata al 38.97%, arrivando nel '94 al 41.24%, Così questo gruppo è diventato l'unico beneficiario del neoliberismo, che invece ha colpito seriamente il 90% della popolazione totale. Secondo questi calcoli ogni 100 pesos di ricchezza sociale generata, 41 pesos sono distribuiti tra le famiglie più ricche del paese e 59 pesos tra il resto della società.
In materia di lavoro, 16 milioni della Popolazione Economicamente Attiva (PEA), si trovano senza lavoro e 8.5 in condizioni di sottimpiego. L'era della modernità sta generando un esercito in crescita di 8.6 disoccupati e sottoccupati.
Durante il 1992 la disoccupazione colpiva già 9 milioni di lavoratori. Nel periodo tra il 1983 e il 1992 si crearono solo due milioni di impieghi remunerati, mentre per ogni anno entravano nel mercato del lavoro tra lo 0.9 e 1.1 milioni di di giovani richiedenti negli anni ottanta e 1.2 milioni nei novanta.
Di conseguenza alla crisi che vive il paese, il livello dei salari messicani si è ridotto in maniera considerevole, collocando il Messico tra i paesi con costo di mano d'opera più basso del mondo. A gennio 1995, il costo medio per un ora di lavoro era di 1.05 dollari, uguale alla Cina e tre-quattro volte inferiore a Corea, Tailandia, Hong Kong e Brasile, mentre negli Usa è dieci volte maggiore a quello messicano. Il costo della mano d'opera di migliaia di lavoratori messicani che percepiscono il salario minimo equivale solo a 40 centesimi di dollaro l'ora. Ciò spiega l'interesse delle grandi trasnazionali ad installare proprie industrie in territorio messicano, principalmente quelle nel ramo tessile, per il risparmio che rappresenta investire in Messico in termini di salari.
Nel 1976 il salario minimo in Messico raggiunse il massimo livello; successivamente si è deteriorato gradualmente il suo potere d'acquisto, principalmente partendo dall'istituzione dei tetti salariarli. Così, al deterioramento del potere d'acquisto dei salari, accumulati negli ultimi 6 anni, si stima all'80% e, soltanto negli ultimi mesi, si quantifica al 30%.
Si osserva come il salario minimo del 1982, con un potere d'acquisto pari al 38% sulla Canasta Basica Integrale (CBI) -ossia alimentazione, salute, casa, educazione, ricreazione, servizi pubblici ed altri - si sia deteriorato tanto che già nell'87 era sceso ad un potere d'acquisto del 20% della CBI, nel 1993 scese ulteriormente al 13%. Attualmente la CBI supera del +500% il salario minimo.
Ma se il minisalario non copre il costo della CBI, tantomeno copre quello della cosiddetta Canasta Operaia Indispensabile (COI), che consiste in un chilo di zuppa a base di pasta, tortillas, zucchero, fagioli, riso, uovo, leche (Conasupo), olio e pane bianco, gas. Nel dicembre 1987 il salario era di 6.47 pesos e il costo de la COI era di 6.68 pesos. A dicembre 1994 il salario di 15.27 pesos corrispondeva ad una COI di 34.13 pesos: all'epoca erano necessari due salari per 1 COI. A settembre del '95 la COI costava 52.44 pesos e il salario era di 18.30 pesos, a dicembre dello stesso anno la COI è di 57.74 pesos, il salario solo di 20.15 pesos: QUESTO SIGNIFICA CHE NEL 1987 UN LAVORATORE DOVEVA LAVORARE 6 ORE E 12 MINUTI PER COMPRIRE IL COSTO DELLA COI; A DICEMBRE DEL 1995 DEVE LAVORARE UNA GIORNATA DI 22 ORE E 52 MINUTI.
E se il livello di salario non copre nemmeno il costo della Canasta Operaia Indispensabile, difficilmente potrà coprire altre necessità come la casa, la salute, l'educazione, la cultura, il divertimento. Circa 3 milioni 280 mila lavoratori messicani dovranno mantenere le loro famiglie con una entrata inferiore ai 600 pesos mensili, nonostante che l'art.123 della Costituzione politica degli Stati Uniti Messicani, stabilisca che ogni persona ha il diritto a un lavoro dignitoso e a salari che gli permettano di soddisfare le necessità di una famiglia in ordine materiale, sociale, culturale, educativo.
Rispetto alla salute ed alla sicurezza sociale, nonostante siano diritti stabiliti negli artt.4 e 123 paragrafo XXIX della nostra Costituzione Politica e pertanto spetta allo Stato creare i meccanismi necessari per il loro rispetto, più di 10 milioni di messicani non hanno alcun accesso a nessun tipo di servizio. Se si vive in regioni isolate, in cui non esistono infrastrutture sanitarie nè servizi elementari, è possibile morire per una semplice infezione o piccola malattia. Questo crea uno stato di emarginazione e oblio crescente. Le due principali cause di morte sono infezioni respiratorie e gastrointestinali che colpiscono soprattutto la popolazione infantile. Ogni anni muoiono in Messico, per malattie curabili, 158 mila bambini di età inferiore ai cinque anni. Le carenze nutrizionali colpiscono la maggioranza della popolazione, tanto che solo nel 1993 si è riconosciuto ufficialmente che pił del 50% della popolazione era denutrita.

Bisogna evidenziare la situazione degli indigeni, il settore più colpito della società, la cui emarginazione si manifesta con l'alto grado di denutrizione: su 5 bambini con meno di 6 anni solo 1 è di peso e costituzione normale. Altro settore emarginato dallo Stato è quello degli handicappati. Nel paese ci sono almeno 10 milioni di persone affette da handicap che non ricevono alcun appoggio.

L'assicurazione sociale è insufficiente e per chi ce l'ha è limitata. Come esempio: i 20 milioni e più della PEA non hanno alcuna protezione contro incidenti e malattie dovute al lavoro. Il governo, lontano dal guardare questo aspetto, ha messo in marcia misure tendenti ad annullare le conquiste dei lavoratori. Si modificano la legislazione delle istituzioni sulla salute, per trasformarle in imprese redditizie nelle quali è permesso l'investimento di capitali privati e stranieri, corrispondenti alla politiche di privatizzazioni dei programmi di sicurezza sociale e fondi pensionistici.
Per favorire la politica di privatizzazione dello Stato, si creano le Amministrazioni di Fondi per il Ritiro (AFORES), al cui interno è permessa la partecipazione di capitale nazionale e straniero. Si tratta di consegnare i risparmi dei lavoratori al gran capitale finanziario, in condizioni che impoveriscono e speculano sui fondi pensionistici aumentando il rischio di non arrivarla neanche a percepire la pensione.
La mancanza di protezione sociale si acutizza per la popolazione della terza età. Fino a febbraio '96 la popolazione con più di 60 anni era pari a 6 milioni di individui, in maggioranza senza impiego per cui il 29% di queste persone si vede obbligato a ricorrere all'economia informale per coprire le necessità; ma molti di loro vivono nell'indigenza e mendicità.
Per la popolazione infantile messicana la situazione non è differente. Nel 1992 otto milioni di bambini e adolescenti al di sotto dei 18 anni, già lavoravano senza alcuna protezione legale. Nel 1996 la quota è aumentata a 10 milioni di bambini che tra i 10 e i 14 anni lavorano in condizioni di sfruttamento.

Per quanto riguarda la casa, molti messicani sono privi di una casa decente e dei più elementari servizi sociali. Con 17.8 milioni di case esistenti in Messico, c'è un residuo di 4.6 milioni. Ci sono case dove una sola stanza serve da cucina e camera da letto, i cui abitanti vivono in totale promiscuità; nel 19,6% dei casi il pavimento è di terra, la costruzione è con materiali della regione come pali di legno, fango, palma, cartoni, ecc; non hanno nè bagno nè latrine.
In Messico 15 milioni di persone non usufruiscono di acqua potabile e 30 milioni non hanno tubature; 22 milioni vivono in comunità rurali disperse con meno di 2500 abitanti e privi di servizi essenziali; 6 milioni sono le famiglie che non hanno energia elettrica.

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