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STRISCIA DI GAZA
La Striscia di Gaza, così denominata per la sua forma particolare è una lingua di terra che costeggia il Mediterraneo per
quarantacinque chilometri, larga in media nove, attraversata
per tutta la sua lunghezza dal tratto più meridionale della strada litoranea che, prima della nascita di Israele, congiungeva
l'Egitto al Libano attraverso il territorio palestinese - è quanto restava, dopo le conquiste israeliane del 1948-49, di un'altra
regione che il piano di spartizione dell' Onu destinava allo Stato arabo-palestinese; regione che, nel piano, si estendeva a
Nord fino a includere le città portuali di Al Majdal (oggi
Ashqelon) e Isdud (oggi Ashdod) e comprendeva una parte del
Neghev, a ridosso della frontiera egiziana (v. SPARTIZIONE,
ESODO).
Presidiata e amministrata dall' Egitto, fu occupata una prima
volta dagli israeliani nel 1956 (v. GUERRA DI SUEZ).
Nel 1957,
a seguito del fermo intervento degli Stati Uniti e dell' Urss, fu
restituita, per essere occupata nuovamente nel 1967.
Si tratta di una realtà radicalmente diversa da quella della Cisgiordania, sia sotto l' aspetto fisico, che è quello caratteristico
dei territori mediterranei aventi alle loro spalle il deserto, sia
dal punto di vista socio-economico - modestia delle risorse,
economia prevalentemente rurale, forte peso della tradizione
islamica - sia, infine, per il peso schiacciante di una sovrappopolazione creata dagli eventi bellici.
Tra il 1948 e la fine del
1949, la popolazione passoò da novantamila a duecentonovantamila persone per effetto dell'afflusso di profughi da città e villaggi della costa più a Nord e dell'interno, occupati da
Israele.
Nel 1986, il totale della popolazione era stimato in
633.000, dei quali 544.000 profughi (182.000 in otto grandi
campi: Jabaliya, Deir El Balah, Maghazi, Khan Yunis, Nusei
rat, Breij, Rafah, Shatti); la densità era di 1.400 persone per
chilometro quadrato, la più alta del mondo dopo quella di
Hong Kong. Il reddito per abitante era valutato nell'equivalente di 980 dollari l'anno.
La presenza di grandi masse proletarizzate ha fatto della Striscia il fronte principale della lotta nazionale palestinese. Già
nel 1956-57, la popolazione era stata protagonista di un'esperienza di resistenza armata unica nel suo genere, che le valse,
con il ritorno degli egiziani, la conquista di forme di autonomia e la presenza di un embrione di esercito palestinese. Questa esperienza si è ripetuta con la seconda occupazione, dopo
il 1967 e fino al 1971, quando, grazie a una strategia che ha
unito una dura repressione militare, un riassetto dei campi
profughi, trasferimenti di popolazioni, leggi speciali e un aggressiva politica di insediamenti ebraici, Israele ha potuto porre fine alla lotta armata.
Schiacciati da una disoccupazione che nel '67 era salita dell'83
per cento rispetto al livello prebellico, gli abitanti si sono visti costretti a offrirsi come manodopera sottopagata a Tel Aviv e
in altre città israeliane. Nel 1982, il fenomeno si era esteso a oltre la meta della forza-lavoro, mentre un gran numero di residenti in possesso di titoli di studio superiori (nella Striscia
opera un'efficiente rete scolastica, gestita dall'UNRWA) erano costretti a emigrare. Nonostante il sovraffollamento, Israele ha confiscato un terzo della terra e metà delle risorse idriche per i coloni, raggruppati in diciannove insediamenti, i
maggiori dei quali sono Neve Deqalim e il Katif Bloc, nel Sud
della Striscia, legati a un programma di sfruttamento turistico
della riviera.
Gaza (235.000 abitanti, insieme con il campo profughi di
Shatti, nel 1986) è la sola città della Striscia che abbia un posto
nella storia meno recente. Khan Yunis (98.400 con il campo profughi), Rafah (81.900 con il campo profughi) e Deir Balah
(35.000 con il campo profughi) erano poco più che dei villaggi
prima del 1948.
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