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INTIFADA
E' il temine (in arabo "sollevazione") con cui viene definita l'insurrezione esplosa il 9 dicembre 1987 nei Territori palestinesi occupati da Israele vent' anni prima. La scintilla che
fece scoppiare l'insurrezione fu la morte di quattro profughi
del campo di Jabaliya, nella Striscia di Gaza, travolti da un
grosso automezzo israeliano mentre viaggiavano su due taxi
collettivi. Sintomatico dell' esasperazione cui una repressione
sempre più pesante e accompagnata da quotidiane vessazioni
aveva portato gli animi, e che l'incidente sia stato percepito
come determinato da deliberata volontà di uccidere da parte
del conducente israeliano, un colono. I funerali, cui parteciparono quattromila persone, si trasformarono in una manifestazione di protesta. La polizia israeliana aprì il fuoco, uccidendo
due giovani e ferendone altri trenta, in un copione - eccidio,
funerali, altro eccidio - destinato a ripetersi all' infinito, tanto
nella Striscia quanto in Cisgiordania. Nella prima settimana
di scontri, i morti furono venticinque.
Esplosa spontaneamente, l'Intifada covava tuttavia da tempo,
come risposta a un'occupazione che si protraeva ormai da
vent'anni e che, mistificata come "benevola", era già stata con trassegnata da assassinii, persecuzioni, arresti e brutalità di
ogni genere, oltre che da un opera di snazionalizzazione (due
centocinquantamila palestinesi fuggiti nel 1967 oltre il Giordano si sono visti precludere il ritorno, altri sono stati deportati verso la Giordania e il Libano, migliaia sono stati indotti
dalle angherie dell' occupante a lasciare il territorio) e di colonizzazione sempre più aggressiva (v. INSEDIAMENTI, COLONI).
Come è stato da diverse parti rilevato, i palestinesi si sono
ribellati perché "non avevano più nulla da perdere" è stata
proprio la consapevolezza di rischiare in quanto tali, a prescindere da ogni comportamento, l'incolumità, la libertà e la
vita stessa a spazzar via passività e paura. L'obiettivo che gli
insorti si sono posti è il ritiro delle truppe d'occupazione: è un
obbiettivo che spiega l'esclusione sia del ricorso ad armi più letali che le pietre, sia dello sconfinamento oltre la "linea verde", nei territori che facevano parte di Israele prima del giugno 1967; che punta quindi, in termini di logica politica, a una
soluzione del problema palestinese nell' ambito dei Territori,
quale l'Olp ha effettivamente prospettato con la proclamazione, nel novembre dell'88, ad Algeri, di uno Stato palestinese
conforme alle raccomandazioni dell'Onu (v. OLP, STATO DI PALESTINA).
Vale anzi la pena di sottolineare che alle varie forme di lotta
adottate nelle diverse fasi che l'Intifada ha attraversato nei primi tre anni - manifestazioni, scioperi, sassaiole di strada, disobbedienza civile - sotto la direzione di un "Comando unificato" clandestino e di una rete di comitati popolari nei quali
sono rappresentati le organizzazioni e i partiti presenti nei
Territori, si è accompagnato uno sforzo più o meno sistematico per creare, nella lotta, strutture di autogoverno. Frutto essa
stessa degli sconvolgimenti introdotti dall' occupazione nella
società tradizionale palestinese, la sollevazione ha stimolato
così un profondo rinnovamento politico e sociale. Essa ha
prodotto, per quanto riguarda la Cisgiordania, un risultato di
grande portata: la rinuncia della Corona hascemita (31.luglio
1988) ai diritti accampati su quel territorio a seguito dell'annessione del 1950 e il riconoscimento del diritto dei palestinesi all'autodecisione in un proprio Stato, da parte della Corona
stessa.
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