MANIFESTIAMO A ROMA l'8/11/2003


Il Muro, il peggior passo nella politica sionista dei "fatti compiuti"

CS Asilo Politico di Salerno

Con questo titolo Sartre firmava uno dei suoi scritti più belli e profondi parlando di un condannato a morte che si salvava per pura casualità, ma in quello che sta accadendo in Palestina non c?è nulla di salvifico né di causale?

Il muro. Questa parola, questo oggetto può avere un'accezione sia positiva che negativa a seconda delle situazioni in cui viene usata ma la sua funzione è sempre stata quella di arginare, limitare, circoscrivere qualcosa. Il muro è sempre stato visto come una barriera alle volte mobile ed alle volte immobile ma che comunque doveva risultare insuperabile.

Nell'ideologia sionista invece il muro assume un nuovo significato, che si va ad aggiungere peggiorandoli tutti gli esempi di muro che ci sono stati nella storia, cioè quello di essere un formidabile strumento permanente di confisca della terra (del resto il sionismo è sempre riuscito a trasformare ogni parola in qualcosa di nuovo).

Abbiamo voluto iniziare così il nostro documento sul Muro della Vergogna proprio per sottolineare alcuni aspetti, anche dialettici, di questo orrore edilizio, e non solo, che Sharon sta costruendo sulla terra di Palestina.

Inoltre illustreremo anche come la sua costruzione non è assolutamente un fatto nuovo nell'ideologia sionista di espropriazione e spoliazione della terra palestinese che tutti i governanti israeliani hanno sempre perseguito, checché ne dicano gli esponenti "pentiti" della sinistra israeliana che con vari articoli, usciti anche sul "Il Manifesto", rimproverano a Sharon di aver ucciso l'ideologia sionista. Crediamo invece che quello a cui stiamo assistendo affermi esattamente il contrario.

Dalla creazione con la forza e la pulizia etnica dello Stato di Israele nel 1948, gli israeliani, tranne rare eccezioni come il ritiro dal Sinai, hanno sempre seguito la politica dei "fatti compiuti" tesa a creare sul terreno quelle situazioni da cui non si sarebbe potuto tornare indietro.

Uno degli esempi più eclatanti degli ultimi anni è quello relativo alla costruzione degli insediamenti illegali israeliani dentro i Territori Occupati: mentre da Oslo 1993 fino a Camp David 2000 si discuteva, inutilmente, fra israeliani (sia laburisti che del Likud) e palestinesi del futuro assetto dei territori, la costruzione degli insediamenti andava avanti e la popolazione dei coloni dal 1993 al 2000 risultava raddoppiata, impedendo così di fatto il loro smantellamento.

Partendo proprio dai vari incontri tenutisi in questi anni vogliamo chiarire come il Muro della Vergogna non faccia altro che rendere materiale il "sogno" israeliano di accaparrarsi la maggior parte della terra palestinese lasciando solo una minima parte ai Palestinesi, condannati a vivere in tante piccole riserve.

Questo "sogno" è stato accarezzato da tutti i premier israeliani già dal 1967 quando l'allora ministro laburista Allon presentò un piano di spartizione della Palestina con la divisione della Cisgiordania in tre cantoni e con il 40% della terra che sarebbe finita ad Israele.

Ora se si guarda alla divisione che Rabin con l'accordo interinale del 1995 faceva della West Bank in tre zone: la A, sotto controllo palestinese; la B, sotto controllo civile palestinese e militare israeliano; e la C, a completo controllo israeliano, si vede come tale divisione applichi e peggiori a distanza di anni il Piano Allon.

Infatti l'ammontare della terra delle zone A e B della West Bank è di 1987 kmq, cioè il 36% di tutta la Cisgiordania, la stessa percentuale di terra che rimarrà ai Palestinesi una volta ultimato il Muro. Tutto ciò è ancora più evidente dal confronto della mappe del Piano Allon e della versione presentata dal governo del Likud presieduto da Netanyahu (Piano Allon Plus), della divisione della Palestina in seguito agli Accordi di Oslo (si legga "La nuova Intifada" G. Paciello, edizioni C.R.T.) e dal percorso che il muro seguirà nei Territori Occupati.

Infatti da questo confronto risulta chiaro come l'obiettivo di sempre sia stato quello di dividere in tre cantoni la West Bank (l'area di Nablus e di Ramallah, l'area intorno ad Hebron e poi l'area di Gerico) e creare quelle condizioni affinché Gerusalemme fosse sempre più "de-arabizzata". La Striscia di Gaza dovrà, invece, fungere da immenso campo di concentramento a cielo aperto anche se un "piccolo" muro sta comunque sorgendo nella zona di Rafah a confine con l'Egitto e di cui nessuno parla

Anche durante la famosa conferenza di Camp David che ha preceduto lo scoppio della Seconda Intifada fu proposto ad Arafat da Barak, laburista, di accontentarsi di circa il 42% della West Bank cifra molto vicina a quella pensata da Rabin e poi realizzata da Sharon con il muro.

Se vogliamo essere "buoni" con i laburisti israeliani possiamo dire che loro pensano e non realizzano i loro "sogni" immediatamente ma aspettano le condizioni favorevoli mentre Sharon ed i suoi compari creano le condizioni a loro favorevoli e realizzano immediatamente i loro "sogni"!

Infatti all'indomani del 11 Settembre Sharon, con l'avallo dei laburisti allora al governo, lanciò la sua personale battaglia al "terrorismo" palestinese uccidendo in una sola settimana più di 50 persone e creando nei mesi successivi le condizioni per invadere tutti i Territori Occupati nel Marzo del 2002 e di lì a poco avrebbe iniziato la costruzione del muro della Vergogna e dell'Apartheid.

Con tutto questo abbiamo voluto chiarire una volta per tutte, speriamo, come la politica israeliana sia in perfetta continuità in tutti questi anni nei confronti dei Palestinesi e come il Muro rappresenti un ulteriore ed il peggiore "fatto compiuto".

Proprio per cercare di attirare l'attenzione della comunità internazionale la settimana che precede il 9 Novembre, data della caduta del Muro di Berlino, la coalizione "Stop the Wall" ha lanciato la mobilitazione. Eventi e manifestazioni si terranno in Israele, nei Territori Occupati e in tante città del mondo.

In Italia si terranno varie iniziative che culmineranno l'otto ed il nove novembre.

Una parte del movimento ha deciso di indire una manifestazione nazionale a Roma per l'otto novembre e noi come centro sociale appoggiamo tale scelta.

Crediamo sia giusto partecipare a questa manifestazione ma anche ad altre: il Muro della Vergogna rappresenta un pericolo perché può essere la pietra tombale di qualsiasi soluzione giusta della questione palestinese, al di là delle varie soluzioni immaginate da chi porta la propria solidarietà al Popolo Palestinese (due popoli due stati, uno stato unico bi-nazionale, etc etc).

E' un dovere politico e morale lottare contro questo progetto che oltre a rubare terra, divide e separa le persone e non dà nessuna sicurezza a coloro che lo costruiscono. Sharon sta incendiando sempre di più il Medio Oriente come dimostra il recente attacco contro la Siria; forse anche in questo caso non ha fatto altro che dare corpo ai "sogni" dei neo-conservatori americani capitanati da Bush che vorrebbero allargare la loro guerra permanente ma al momento non possono, impelagati come sono in terra irachena. Del resto l'alleanza fra cristiani fondamentalisti americani e sionisti è sempre più stretta e le parole di condanna del Muro sono solo di circostanza. Non si può sperare neanche in un ruolo indipendente delle Nazioni Unite o dell'Unione Europea anche perché il presidente di turno è il migliore amico degli israeliani?

Allora non resta ai movimenti internazionali, alle persone che si sono opposte alla guerra preventiva di Bush, che scendere in piazza così come hanno già fatto nei mesi scorsi e prendere la parola e dimostrare la loro ripugnanza morale a questo Muro dell'Apartheid, senza temere di essere definiti come "anti-semiti" solo perché si lotta per un mondo più giusto e migliore e senza muri!

Una grande manifestazione che sia composta da coloro che quotidianamente si battono contro i muri che circondano le nostre vite e che questo sistema economico implementa sempre di più.

Una manifestazione che si inserisce anche nel percorso tutto italiano di contestazione all?attuale governo che, come già accennato, non ha detto una sola parola e non ha fatto un vero passo a favore di una pace giusta per il Medio Oriente, quindi una manifestazione anche contro il governo Berlusconi. Facciamo quindi nostra la piattaforma di indizione della mobilitazione ed invitiamo tutti coloro a partecipare con noi alla manifestazione dell'otto novembre a Roma.

Vita, terra e libertà per il Popolo Palestinese