Campagna di boicottaggio Coca-Cola

Il Sindacato non si fida...


COCA-COLA RIESAMINERA' LE SUE PRATICHE LAVORALI IN COLOMBIA?

Autore: Voz Colombia
Data: 7 Luglio 2005
Versione originale in spagnolo: http://colombia.indymedia.org/news/2005/07/28054.php  
Traduzione in italiano: REBOC

Secondo il quotidiano economico Portfolio, nell’edizione del 21 Giugno 2005, la multinazionale Coca-Cola ha annunciato la revisione delle sue pratiche lavorali e ambientali relativa alle attività svolte in Colombia, come requisito imposto dalla università del Michigan per il rinnovo di un contratto da 1,3 milioni di dollari.

Nel 2003 l’impresa in Colombia aveva 19 impianti, ma ne chiuse 11 senza il permesso del Ministero della Protezione Sociale. Chiese l’autorizzazione per chiudere gli impianti e licenziare 300 lavoratori, ma senza riceverla ed esercitando pressioni ottenne che circa 500 lavoratori si dimettessero, dicendogli che se non lo avessero fatto con un accordo volontario, sarebbero successivamente stati licenziati senza indennità.

La multinazionale chiuse le linee di produzione e gli impianti di produzione, tra cui quelli localizzati a Bucaramanga, Barrancabermeja, Valledupar, Monteria, Cartagena, Cucutà, Ibagué e Duitama.

I lavoratori riuniti nel Sindacato Nazionale dei Lavoratori dell’Industria Alimentare SINALTRAINAL, nel Marzo del 2004, realizzarono uno sciopero della fame di circa 20 giorni, per ottenere la ricollocazione dei lavoratori, in base alla clausola contrattuale che prevede che, in caso di chiusura o riduzione delle linee di produzione, i lavoratori devono essere ricollocati mantenendo il salario e la stabilità occupazionale. Si è ottenuto da parte della multinazionale il pre-pensionamento di alcuni lavoratori e la ricollocazione di altri, mentre altri ancora hanno accettato un accordo con una buonuscita.

Al momento sono attivi gli impianti di Medellin, Carepa, Barranquilla, Bucaramanga e Cali. Si contano circa 9600 lavoratori, dei quali il 96% è subcontrattato e solo il 4% ha contratti diretti e a tempo indeterminato. Tra le varie organizzazioni sindacali, solo 600 lavoratori sono sindacalizzati.



PRATICA DEMAGOGICA

I sindacalisti intervistati affermano di non credere nella volontà dell’impresa di rivedere le sue pratiche lavorali e spiegano che Coca-Cola viola i diritti umani in diversi modi, dagli omicidi, agli sfollamenti forzati, alle montature giudiziarie per incarcerare i dirigenti e debilitare il sindacato, fino alla sua politica di contrattazione. 

L’impresa infatti stipula contratti con cooperative per sovrasfruttare i lavoratori con giornate di lavoro di più di 16 ore e salari al di sotto del minimo legale. Nel caso di coloro che lavorano nella distribuzione, ad alcuni di loro vengono affittati i camion e ad altri vengono venduti.Per esempio a Medellin ai lavoratori l’impresa ha offerto l’acquisto dei camion e ha ricevuto cesantias come parte del pagamento, come quota iniziale, poi dopo anni di servizio l’azienda ha affermato che non raggiungevano alcune mete, e per questo gli ha tolto i mezzi, senza restituirgli il denaro già pagato. Altri lavoratori che hanno i camion in affitto, devono pagare una quota giornaliera, se non lo fanno il loro saldo va in negativo e devono lavorare gratis per ripagarselo. Per questo i dirigenti sindacali affermano che si tratta di demagogia, posto che l’impresa è una di quelle che ha contribuito ad incrementare queste forme contrattuali nel paese.



IL BOICOTTAGGIO CONTINUA


Attualmente il Sindacato sta ampliando la sua campagna mondiale per il non consumo dei prodotti della multinazionale, affinché questa risponda per i crimini che ha commesso e modifichi le sue politiche gestionali. Nel 2002 si tenne un’Udienza Pubblica, a cui l’impresa fu invitata perché rispondesse per le accuse di violazione dei diritti umani, ma non intervenne. Un’altra udienza pubblica si realizzò a Bruxelles nell’Ottobre del 2002.



RICHIESTE INTERNAZIONALI


Con l’argomento che esiste una relazione simbiotica tra Coca-Cola e i paramilitari, la Corte del Distretto Sud degli Stati Uniti, accettò di mettere l’impresa sotto inchiesta in Colombia per quattro denunce presentate dal SINALTRAINAL. 
L’assassinio di Isidro Segundo Gil, avvenuto il 5 Dicembre del 1996 dentro gli impianti dell’impresa a Carepa. La ingiusta detenzione di 3 lavoratori e l’ordine di cattura nei confronti di latri tre accusati di aver messo una bomba nell’impresa, da cui i lavoratori furono poi scagionati, e tuttavia la giustizia colombiana rifiutò di togliere il segreto sull’identità dei test dell’accusa deciso dalla Fiscalia. 
Il sequestro del lavoratore Jorge Leal, avvenuto a Cucutà, quando fu obbligato a salire su un veicolo, portato nello Stato del Tachira in Venezuela per dirgli che se avesse continuato con il sindacato, lo avrebbero ucciso. 
E il costante assedio sofferto da Juan Carlos Galvis, presidente della CUT di Barrancabermeja e membro del SINALTRAINAL, vittima di attentati e persecuzioni da parte dei paramilitari.
 

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