Mucca pazza e non solo nel lager degli animali

di Roberto Marchesini

Avvenimenti del 24 luglio 1996


D'estate, le infezioni alimentari impazzano. Ma gli allevamenti intensivi non producono solo salmonelle. L'uso sconsiderato di farmaci e l'incredibile concentrazione di animali creano veri e propri laboratori per sperimentare nuove malattie.

Carpaccio, tiramisu', maionese: cibi tanto "appetitosi" quanto pericolosi. Spesso responsabili di tante morti, d'estate, tra gli anziani, vittime di infezioni alimentari. Ma gli anziani non sono gli unici a rischiare di prendere facilmente una salmonellosi: ci sono anche bambini, immunodepressi, malati. La causa del problema , oltre alla preparazione e alla conservazione di queste pietanze, va cercata alle origini, visto che gli allevamenti di animali non sono solo gli "untori" di microrganismi per cosi' dire classici salmonelle, coliformi, micobatteri - ma sono soprattutto laboratori per nuove ricombinazioni genetiche. Vale a dire che il pullulare di principi chimici altamente mutageni, la provenienza degli animali dalle aree piu' disparate del mondo, l'alta concentrazione di animali che facilita i contagi, sono le condizioni migliori per sperimentare nuove forme di agenti patogeni.

II recente allarme sull'encefalopatia spongiforme bovina, nota alla cronaca come morbo della mucca pazza, ha portato alla ribalta il problema del modo moderno di allevare gli animali domestici. Quello delle fattorie industriali era un mondo poco conosciuto, erano i capannoni anonimi che si vedevano ai margini delle autostrade passando per la mefitica Padania, una realta' svelabile soltanto con l'olfatto. Gia'... a ben pochi era concesso di andare oltre il muro di questi allevamenti intensivi, a tenuta stagna dal mondo esterno e adeguatamente allontanati dallo sguardo dell'opinione pubblica. Si', perche' la vita quotidiana in queste batterie zootecniche rassomiglia troppo a certe immagini di antica memoria e il modo di trattare bovini, suini, polli & C. cozza evidentemente tanto con le ostentate carezze profuse a cani e gatti nelle trasmissioni per "piccoli fan a quattro zampe".

Cosi' abbiamo dovuto aspettare la mucca pazza per renderci conto che un intero comparto produttivo era completamente degenerato. La gente ha imparato che i ruminanti oggi non ruminano piu', che i polli non razzolano piu', che le mammelle delle vacche non sono piu' adatte a dare il latte al vitello, che i tacchini non sono piu' capaci di accoppiarsi, che i suini non vedono piu' la luce del sole. Qualche cosa a dire il vero era gia' trapelata. Molti forse ricordano gli immensi roghi degli anni Ottanta, quando a volte piu' di cinquemila suini venivano bruciati in fosse comuni con nafta e copertoni ammorbando l'aria di Modena, Reggio Emilia, Mantova, Parma.

Allora era l'afta epizootica a fare stragi e a fare da termometro delle aberrazioni zootecniche: a pagarne le spese ovviamente tutti i cittadini che dovevano respirare quel puzzo terribile per settimane, tutti gli italiani dal momento che i risarcimenti agli allevatori erano erogati dal ministero della Sanita'... nonche' ovviamente i suini. Anche se, per gli animali zootecnici, la morte, comunque venga, e' pure sempre una liberazione.

La legge che ha recepito le norme comunitarie sulla tutela degli animali domestici parla di rispetto per le caratteristiche fisiologiche ed etologiche degli animali allevati, ma se cosi' fosse dubito che una sola struttura zootecnica possa rimanere operante. Gli animali negli allevamenti intensivi vengono considerati delle cose o delle macchine, e a nulla valgono le acquisizioni etologiche sulle capacita' relazionali, psichiche, di autoconsapevolezza degli animali, ma non valgono nemmeno le piu' rudimentali acquisizioni di fisiologia neurologica.

Debeccaggi, castrazioni, pratiche cruente a piene mani e puntualmente senza anestesia, galline costrette a vivere l'intera vita in uno spazio grande come un foglio di quaderno, suini ammassati uno sull'altro e via dicendo. Nessuna meraviglia percio' se si decide di alimentare una specie erbivora con farina di carne, e ancora meno deve meravigliarci se la carne destinata alla trasformazione in farine derivava dagli animali infetti. I visoni spesso sono costretti a mangiare la carne dei loro simili una volta spellati. L'importante e' guadagnare sulla pelle di tutti, animali o consumatori... poco importa. Ricerche scientifiche dicono che il numero di spermatozoi nel liquido spermatico e' diminuito del 20 per cento negli ultimi anni, ma tutti sanno che l'uso degli estrogeni in zootecnica e' pratica diffusa, che i residui farmacologici pullulano negli alimenti di origine animale.

E' un'equazione azzardata? Forse, ma comunque sarebbe meglio che si giocasse meno con la salute dei consumatori e si confidasse meno nelle capacita' del loro fegato e dei loro reni di disintossicare il corpo.

Farmaci di ogni tipo sono correntemente usati, spesso perche' altrimenti gli animali crollerebbero sotto il peso delle tante patologie: non e' esagerato dire che gli animali domestici sono drogati e sotto il continuo ombrello farmacologico.

Se questa e' la realta' accogliamo il monito che ci viene dalla natura, non per farci paladini del tempo passato ma per essere realisti. E' inutile portare le mucche in laguna, fermare i Tir ai valichi di frontiera... e' inutile ed e' l'ennessima vessazione agli animali. Parliamo di mucca pazza, ma quante sono le patologie emergenti o recrudescenti legate alla zootecnica che oggi ci minacciono? Tante. Questa attivita' e' una bomba a orologeria e puo' scoppiare da un momento all'altro.