Aggiornamenti processo ROS/Marini contro gli anarchici

[17.02.2000]
Si è aperta stamane (giovedi' 17 febbraio 2000) la fase finale del processo Marini: queste prime due giornate sono riservate all'arringa dell'accusa, quindi al pm Antonio Marini. Durante questa udienza, protrattasi sino alle 14, Marini ha illustrato in termini generali le fondamenta della sua accusa, basata sui reati associativi di 'banda armata' e 'associazione sovversiva', prima dipingendo a tinte fosche vari eventi -tra i quali molti estranei al procedimento in corso- che hanno visto protagonisti anarchici o presunti tali, cercando quindi di impressionare una giuria stremata, quindi dimostrando la validità della formulazione delle accuse, operazione per lui fondamentale in quanto tecnicamente labili.

Senza mai rinunciare a una spiccata vena istrionica (toni della voce ora sussurranti, ora ammiccanti, quindi stentorei, indignati, esaltati), ha cercato di dimostrare il carattere prettamente criminale della fantomatica organizzazione, benchè fortemente politicizzata; a questo proposito, dopo aver abbondantemente insistito sull'episodio del sequestro Silocchi aggiungendovi anche altri due sequestri di persona, ha ripetutamente tirato in ballo un documento prodotto da Pippo Stasi e Gregorian Garagin durante la loro detenzione (ricordiamo che Garagin è tuttora in carcere con condanna definitiva per il sequestro Silocchi) nel quale annunciavano l'esistenza di un'organizzazione anarchica chiamata ARC, sigla peraltro mai apparsa né prima né dopo, e le polemiche a riguardo culminate in alcuni articoli apparsi su 'Cane Nero'. Marini, che ha definito queste delle 'false scissioni tra linea morbida e linea dura' ha proseguito dicendo che questa non sarebbe stata altro che una tattica della stessa organizzazione per eludere l'evidenza, cioè il fatto che esistesse una banda armata organizzata su due livelli, uno palese e uno clandestino. A questo proposito ha citato anche alcuni imputati inserendoli di volta in volta nelle due categorie.

Citando le supposte attività criminose dell'organizzazione Marini ha elencato diversi eventi, tra i quali l'arresto e la condanna di Patrizia Cadeddu in merito all'attentato del 25 aprile a Palazzo Marino a Milano, la recente condanna di Silvano Pelissero a Torino (ha anche lamentato come lui stesso avesse chiesto il rinvio a giudizio di Edoardo Massari, rinvio che gli fu negato), la rapina in Spagna, l'autobomba al Prenestino, la rapina ad una gioielleria a Pescara e quelle in Trentino.

Naturalmente ha nuovamente smentito le accuse di aver intentato un processo contro gli anarchici (a questo proposito ha ricordato la differenza con la FAI, anarchici da lui definiti pacifisti e non violenti), ribadendo il naturale corso della Giustizia verso semplici criminali in combutta con anarchici insurrezionalisti dichiaratamente avversi allo Stato.

Marini ha cercato di superare l'ostacolo (giuridicamente obbligatorio per il riconoscimento dei capi d'accusa dei reati associativi) della mancanza di organigramma, sigla e programma della supposta banda armata anarchica in diversi punti.
Prima ha citato il famoso documento di Alfredo Bonanno estratto dall'opuscolo "Nuove svolte del capitalismo" nel quale si parla di nuclei d'affinità informali secondo la sua interpretazione sinonimo di cellule clandestine (a questo proposito a più volte citato anche la deposizione in aula di Bonanno nella quale l'imputato dichiarava che un gruppo, un nucleo d'affinità può essere costituito anche da una sola persona, dando a questa affermazione un accezione derisoria in quanto secondo lui si tratterebbe di en semplice escamotage per evitare di citare direttamente strutture clandestine).
Quindi ha parlato della divisione degli imputati nei due livelli a seconda delle accuse e condanne presenti e passate, infine ha confusamente cercato di spiegare l'assenza di una sigla vera e propria (lui stesso citando vari reati attribuitici ha dovuto menzionare varie sigle, ognuna diversa) dicendo che appunto data la eterogeneità della formazione della struttura clandestina ogni gruppo avrebbe nel particolare cercato di evidenziare la propria attività con nomi diversi.

Marini ha infine difeso in termini indignati i suoi collaboratori dell'Arma e del ROS in merito al documento - da lui definito falso - venuto alla luce durante il processo e dichiarandolo un'ulteriore prova della persistente attività criminosa della banda sul livello 'palese'.

Non insisteremo in questo report nell'elencare le infinite -chiaramente volute al fine di sommergere i giurati con descrizioni altamente emotive di fatti sanguinosi - inesattezze, invenzioni e scorrettezze di cui è stato capace.

Per quanto riguarda i tempi, appare chiaro come due giornate per l'accusa non saranno certo sufficienti a Marini per espletare tutta la sua arte oratoria (non dimentichiamo che la semplice esposizione delle richieste di condanna per quasi 60 imputati, uno per uno, porterà via probabilmente una giornata intera), quindi avrà o chiederà come minimo un'altra giornata, per cui il calendario previsto potrebbe mutare (inizialmente doveva essere 17 e 18 requisitoria dell'accusa, 21 e 22 la difesa e il 23 la corte si ritira).

L'udienza proseguirà quindi domani alle 9 nell'aula bunke del Foro Italico di Roma.

Da roma, PASICA

from: pasica@ecn.org