Aggiornamenti processo ROS/Marini contro gli anarchici

[18.02.2000]
Stamane venerdì 18 febbraio è proseguita la fase finale del processo Marini con la seconda giornata riservata all'arringa finale del pm Marini. Marini ha continuato il discorso di ieri riprendendo fondamentalmente la deposizione in aula di Alfredo Bonanno e la 'confessione' di Mojdeh Namsetchi, quindi si è concentrato sul ritrovamento del cosiddetto covo di Roma di Via Colombo e sul 'gruppo romano'.

Intanto, cercando di dimostrare il carattere sovversivo e violento dell'organizzazione, ha citato Alfredo Bonanno stralciando alcune sue affermazioni a proposito di giudici e giurie definiti servi delle istituzioni, quindi l'avversione verso carceri e carcerieri (da abbattere) e ribadendo quindi l'atteggiamento violento di quello che secondo lui è l'ispiratore - riferimento della banda, citando altri articoli di Bonanno e il suo libro "La gioia armata", definito un invito a uccidere poliziotti e magistrati, libro per il quale l'autore è stato condannato. Ha sottolineato la necessità ideologica della banda di sviluppare coerentemente teoria e pratica, motivo per il quale secondo lui tutti sono stati spinti ad atti criminosi, perfino lo stesso capo arrestato nell'87 dopo una rapina a Bergamo assieme a uno dei futuri fautori della cosiddetta 'linea dura' (così ha cercato di dimostrare che sia stata tutta una mossa concordata).

Marini ha poi espresso nuovamente la tesi secondo a quale Bonanno si sarebbe assunto, anche tramite la sua deposizione in aula, il compito di portare avanti una tesi imbroglio, quella della linea morbida, rapportandola a quella del documento letto durante le passate udienze in aula da Stasi e Garagin. Ha proseguito, sempre leggendo brani della deposizione di Bonanno, indicando come consequenziale e irridente alla tesi-imbroglio le dichiarazioni dell'imputato favorevoli all'insurrezione di massa contrapposta all'accusa di banda armata, citando anche un articolo di Anarchismo critico su tali pratiche di BR etc.

Secondo l'accusa gli imputati anarchici non si definiscono certo né sindacalisti, come lo stesso B. scrive, nè preoccupati di trovar lavoro alla gente (è seguita qui una teatrale digressione sugli imputati di cui non si conoscono le occupazioni, le fonti di reddito ... "non sappiamo cosa fanno, come vivono, dove prendono i soldi...") il cui scopo è attaccare lo Stato in senso insurrezionale e violento.

Marini con grande capacità teatrale ha cercato di colpire l'attenzione dicendo cose tipo " certo, il Bonanno, questa gente attacca alle spalle, attacca la gente inerme, abbatte gli individui nella notte, seppellisce donne e bambini..." (riferendosi a diversi sequestri di persona a parer suo operati dall'organizzazione) e ha proseguito evocando gli anni di piombo e le relazioni della Commissione Stragi lamentandosi di essere rimasto solo anon indietreggiare dinanzi al terrorismo, si è appellato ai giudici, ha lamentato la mancanza di tempo sufficiente a illustrare dettagliatamente la personalità e la pericolosità degli imputati che, per la maggior parte, si sono rifiutati di rilasciare dichiarazioni o di rispondere alle sue domande volte a dialogare per sapere, capire, in nome della Giustizia.

Ha detto che è sufficiente dimostrare che il Bonanno è l'ispiratore, non il capo della banda o delle bande o dei gruppi sparsi per tutta l'Italia per dimostrare la fondatezza dei capi d'accusa, e ne sottolinea la disponibilità ad accettare il contraddittorio in aula col quale l'imputato avrebbe dato mostra della pericolosità delle sue tesi.

Quindi è passato alle deposizioni rese dalla 'pentita' Mojdeh Namsetchi, sulle quali non si basa, a suo modo di vedere, l'attuale processo, ma evocando la sua credibilità stabilita dalla Corte che l'ha giudicata (Trento, le rapine). Questa tecnica di far parlare le varie corti che hanno giudicato in passato gli attuali imputati o degli anarchici ricorrerà in tutta questa udienza. Marini dirà: non lo dico io, non li accuso io ma le sentenze indiscutibili di tale e talaltra Corte.
Comunque ribadisce la credibilità accertata dalla C. di Trento sulle dichiarazioni della Namsetchi: riscontri precisi, dichiarazioni confutate, confessione e pentimento spontaneo sincero e disinteressato. Dice che la credibilità confermata da quella Corte è stata la base dell'attuale processo, "il battesimo dell'attuale dibattimento"

Ha ripetuto che il suo non è un processo contro le idee anarchiche, che rispetta le leggi che garantiscono anche ai nemici dello Stato di esprimersi, che gli anarchici hanno piena libertà di parola e espressione alla quale si dovrebbero però limitare come fanno gli anarchici della FAI e che quelli di cui s'è macchiata la banda sono crimini sanguinosi e perciolosi operati assieme a criminali comuni. Questa banda parla sì di insurrezione, ma ne parla pericolosamente. Si lamenta perciò di essere stato chiamato ipocrita e di essere accusato di aver costruito un teorema giudiziario.

Ha illustrato la difficoltà di illustrare le attività della banda non riuscendo ad individuare tutti i gruppi e gruppetti sparsi (tuttora) su tutto il territorio nazionale, caratteristica che ne acuisce la pericolosità. Tira in ballo come parallelo la mafia e Falcone mettendone in parallelo la diffusione capillare e quindi la difficoltà d'individuazione.

Ha poi letto brani della sua richiesta di rinvio a giudizio per legare le sue tesi ai fatti riferiti dalla Namsetchi: che le rapine servivano a vivere ma che una parte del bottino veniva messa da parte per l'organizzazione, che le armi erano indispensabili per la banda e che le aveva comperate al mercato calndestino estero essendo quelle ritrovate in Via C.Colombo a Roma armi da guerra, che l'attività di proselitismo e arruolamento, la cui fucina sono i Centri Sociali doveva necessariamente proiettarsi in azioni pratiche anche se non c'erano bisogni materiali (cita il fatto che secondo gli atti ad es. la pistola con cui Bonanno avrebbe rapinato la gioielleria di Bg sarebbe stata pagata 1milione emezzo, fatto questo che indica secondo lui la presenza di motivi più ideologici che pratici nell'atto), e quindi la strutturazione dell'organizzazione in due livelli, quello palese e quello clandestino. Ha ricordato come anche le BR si servissero di persone definite 'insospettabili' per conservare e custodire le armi, fatto questo che ha permesso la scoperta di un solo arsenale di armi ("certamente ve ne sono altri").

Si è poi concentrato sugli imputati accusati di far parte del 'gruppo romano' che avrebbe avuto la disponibilità della cantina, che avrebbero compiuto svariati sequestri di persona (Berardinelli, Perrini, Megni, Silocchi, Ricca), e che in seguito al fallimento di uno di questi (sequestro Berardinelli), risoltosi con l'uccisione di due dei rapitori, avrebbe deciso di compiere un attentato con autobomba a Roma contro la polizia, episodio nel quale morì De Blasi. Parla di legami con la criminalità organizzata sarda e con criminali comuni (la famiglia Sforza, collaboratori di giustizia). Parla anche a lungo dell'arsenale trovato a Roma nella suddetta cantina e di come gli esplosivi trovati siano risultati compatibili con quelli usati per un fallito attentato alla Questura di Milano.

Ha definito gli imputati anche subdoli, e imbroglioni, accennando alla falsificazione dei biglietti del treno e alle dichiarazioni di Garagin che durante il primo grado del processo di Bologna per il sequestro Silocchi aveva enunciato il proprio dissenso verso azioni come i sequestri di persona e definendosi pacifista.

L'udienza si è conclusa attorno alle 13.30. Come si prevedeva, per la prolissità del pm, i tempi slitteranno: Marini parlerà anche lunedì 21 febbraio, la difesa il 22 e il 23, quindi ci sarà un'udienza straordinaria sabato prossimo 25 febbraio.

Ricordiamo come ogni informazione rispetto a vari eventi sopracitati possono essere trovati nella sez. CDA del nostro sito.

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