Aggiornamenti processo contro gli anarchici
Fine della requisitoria dell'accusa;
il primo intervento della difesa (avvocato Calia) contro l'affidabilitą dei collaboratori di giustizia.

[07.03.2000]

L'accusa ha stamane terminato ribadendo la qualifica delle accuse dei reati associativi in quanto provati in tutti i termini giuridici: per la banda armata è sufficiente provare la disponibilità delle armi per i membri, non il possesso. Tra il delitto di banda armata e quello di associazione sovversiva c'è un rapporto strumentale di mezzo e fine: l'uno è lo strumento per realizzare l'eversione dell'ordine democratico con la violenza. L'accusa di parte civile ha chiesto un risarcimento di 5 miliardi più le spese processuali ma non si costituirà parte civile contro i collaboratori di giustizia.

La difesa, nella persona dell'avvocato Caterina Calia ha quindi iniziato inquadrando la vicenda nei suoi termini generali, cioè le accuse sui reati associativi. Suddetti reati, ha evidenziato, sono corroborati esclusivamente da prove indiziarie, basate esclusivamente sulle confidenze della 'pentita' Mojdeh Namsetchi e sulle dichiarazioni dei membri della famiglia Sforza.

E' costei che qualche tempo dopo l'arresto di 5 rapinatori nei pressi di Trento si presenta all'autorità giudiziaria accusandosi di aver compiuto un'altra doppia rapina nella zona assieme ai 5 (tra i quali l'uomo con cui stava all'epoca) e ad altre persone che in seguito alla sua denuncia saranno poi condannate. Ma già al processo di Trento la sua deposizione sulle modalità della rapina appaiono poco credibili (un opuscolo dal titolo "Con ogni mezzo necessario", stampato in decine di migliaia di copie ne riporta ampi stralci), non ricorda particolari assolutamente fondamentali della sua prima e unica rapina, nemmeno viene riconosciuta dai testimoni: l'unica cosa che ricorda sono i nomi di coloro che avrebbero partecipato e collaborato alla rapina. Ma c'è di più, ovviamente: costoro sono tutti anarchici e farebbero parte di un gruppo che, suddiviso in varie sezioni, compirebbe rapine e sequestri per finanziare la propria attività sovversiva di attentati, sabotaggi, etc.

Tra l'altro queste informazioni vengono da lei riportate come confidenze della persona con la quale aveva un rapporto sentimentale, nemmeno da lei direttamente udite, anche se parla di riunioni in Centri Sociali dove si progettavano vari atti criminosi. Dice di aver visto recandosi in case di anarchici persone come la rapita (e scomparsa) Mirella Silocchi, parla di armi che avrebbe visto moltiplicando l'esito di un unico ritrovamento a proposito. Da ogni e qualsiasi rapporto di amicizia evince vincoli di natura strutturale di questa strana banda di cui non sa indicare nemmeno l'orientamento politico (Fascisti? Comunisti? Anarchici? - "Non saprei"). Addirittura arriva ad incolpare i membri della 'banda' di reati come degli omicidi senza saper spiegare come sia arrivata a simili conclusioni; ad es. incolpa un'anarchica milanese dell'omicidio di un poliziotto a Milano: in realtà si tratta di un caso di omonimia (l'accusata, facente parte di una famiglia mafiosa -e comunque poi assolta- aveva lo stesso cognome). Chissà da chi aveva avuto l'informazione di questo delitto.

Le uniche cose precise che ricorda sono i nomi. Le case diventano covi, così come non meglio precisati Centri Sociali (in realtà ne ha visto solo uno, il Clinamen di Rovereto, nella città dove era recluso il suo uomo). Ammette di non aver mai fatto parte della banda, e quindi il suo pentimento non deriva da rimostranze ideologiche ma solo dal fatto di aver preso parte ad una rapina - della quale, come collaboratrice di giustizia, sarà quindi assolta.

La difesa - sempre nell'ottica di mettere in risalto la scarsa credibilità della teste - ha quindi ripresentato la famosa "Informativa dei ROS" arrivata per posta anonimamente a Radio Black Out di Torino (e successivamente a Radio Onda Rossa di Roma) e quindi presentata dai difensori durante il processo: nell'informativa i Cc parlano di come, non avendo dato nessun esito positivo le indagini su anni e anni di attentati in Italia (si calcolano circa 2000 attentati) da parte degli anarchici nel tentativo di riunificare il tutto addossandolo ad un solo gruppo omogeneo, si intravvede, dopo l'arresto dei rapinatori a Trento, la possibilità di operare sulla giovane Namsetchi, definita eufemisticamente 'personaggio duttile', 'economicamente in difficoltà' e quindi 'certamente disponibile'. La difesa ha dato quindi lettura di qualche passo del documento, attaccando l'accusa che lo aveva dato per falso dopo aver affidato le indagini sulla veridicità del documento ai Cc stessi e ribadendo comunque che alla luce delle testimonianze della Namsetchi, che anche di fronte alla corte di questo procedimento aveva mostrato le stesse lacune, il contenuto di questa 'Informativa' è più che credibile.

Definito dallo stesso pm Marini il 'battesimo dell'attuale procedimento', il processo di trento, che aveva secondo lui sancito la credibilità della Namsetchi, aveva però scritto nella motivazione che l'appartenenza della N. all'organizzazione non era affatto provata. Inoltre, evento ben più rilevante per comprendere fino a che punto si sia spinta quella Corte nell'appoggiare la (nascente?) inchiesta, si scrisse che il fatto che la N. incredibilmente non rammentasse molti particolari determinanti era la riprova che nessun teorema o complotto per motivi politici fosse stato ordito contro gli anarchici che venivano quindi giudicati come semplici rapinatori (il ragionamento è degno dell'Inquisizione: se non ricorda è perchè non è stata 'istruita' da nessuno, se l'avesse fatto sarebbe stata credibile tout court).

La difesa ha proseguito analizzando la personalità deglli Sforza e le loro testimonianze. Cercare di riportare qui le tali e tante discrepanze, o meglio, menzogne messe in evidenza sarebbe impossibile per brevità. Nomi di battaglia ingiustificati (gli Sforza accusano gente che frequentava casa loro), date improbabili, persone viste in case / covi che invece erano in carcere, e soprattutto cose 'sentite dire', risposte monosillabiche a domande imbeccate dalla A alla Z dall'accusa, contraddizioni con le prrecedenti dichiarazioni... Gli Sforza furono già al centro del processo Silocchi: con la loro testimonianza (assieme a quella di un altro 'pentito' che non ha mai confermato le proprie dichiarazioni e che non sono mai state verbalizzate ma riportate da personale della polizia) è stata emessa la pesantissima condanna che ha colpito anche alcuni dei presenti imputati, nonostante alcune precedenti assoluzioni e annullamenti di condanna (sul processo Silocchi ci sarebbe da scrivere per ore: la difesa ha solo e brevemente ricordato il comportamento quanto meno 'anomalo' della polizia in quella inchiesta).

C'è da dire che gli Sforza sono elementi estremamente ricattabili, appartenenti alla cosiddetta 'criminalità comune', quindi la difesa ha anche fatto notare come fosse estremamente difficile che una banda organizzata per sovvertire l'ordine democratico con la violenza tramite un disegno insurrezionale non provvedesse al reperimento delle armi autonomamente ma si affidasse a criminali di piccolo cabotaggio. Anche il numero delle armi trovate nella cantina di Via C. Colombo a Roma fa pensare più ad un normale arsenale di rapinatori che a quello di una banda di 54 persone (molte di più a sentire Marini).

La difesa ha quindi concluso questa parte generale mostrando come i reati associativi non siano stati assolutamente stati provati se si escludono quindi queste evidenti tastimonianze falsate o false del tutto e se non si considerano prove della sussistenza di un rapporto organico criminale i giornali citati (Anarchismo, Canenero, Gas) peraltro in pubblica vendita, le usuali frequentazioni e i vincoli di amicizia, la appartenenza a un'area politica definita qui come 'anarchica insurrezionalista'.

Il resto degli eventi citati dall'accusa sono già stati oggetto di precedenti procedimenti giudiziari contro persone precise, molti dei quali già passati in giudicato e scontati.

La difesa ha quindi iniziato le richieste specifiche per i propri imputati ma l'udienza è stata interrotta verso le 16.

Per dare modo almeno all'avv.to Calia di terminare le richieste per i suoi assistiti ci sarà una breve udienza giovedì 8 alle ore 11, sempre nell'aula bunker del Foro Italico di Roma, quindi, per impegni precedntemente fissati della Corte, le udienze riprenderanno con ogni probabilità nell'aprile di quest'anno.

from: pasica@ecn.org