Abbasso la liberta'

Nonostante tutto Sofri e compagni hanno piu' di un santo in paradiso. "Liberi liberi" li invocano artisti ed intellettuali a digiuno di "battaglie civili" con cui mettersi in vetrina. Con la sinistra al Potere nulla e' cambiato, la stessa misera realta' di noia e sfruttamento, sempre la polizia che bastona e reprime, sempre il lavoro, che uccide ed avvilisce, sempre gli immigrati sfruttati, annegati, concentrati, deportati, sempre l'intelligenza derisa, intruppata, umiliata, sempre... sempre e sempre. Anche il silenzio, stranamente, e' sempre piu' cupo. Ma Sofri, Bompressi e Pietrostefani sono innocenti e' evidente; il "pentito" e' costruito, le prove inesistenti, il processo un gran pasticcio. Il Potere, sempre compatto, anzi "unitario", quando c'e' da schiacciare concrete possibilita' di rivolta, ha la memoria lunga e la vendetta facile.
Piu' che altro pero' vuole "educare", va a caccia di passati fantasmi, piglia a casaccio qualche "leader" decaduto, per intimorire, dissaudere chiunque dal riprovarci; vuole mostrare, non bastassero gli exploit dei vari Toni Negri, che lo Stato ha vinto, che non c'e' piu' nessuna possibilita' di insorgere contro questo esistenete.

Ecco dunque una battaglia alla portata del coraggio dei soliti menestrelli: gli arrestati, ex di LC, ex arrampicatori sociali, ex delfini di Craxi, accettano il ruolo di Martiri, credono nella bonta' della giustizia, nella necessita' delle carceri (possibilmente non per loro), in sostanza di queso mondo criticano appena "qualche eccesso", quanto basta per esserne degna parte, per farlo funzionare meglio. Come tanti ex-arrabbiati, hanno imparato a stare al proprio posto, perche' la rivolta non paga, non rende celebri, non fa vincere premi Nobel. Tutto deve restare com'e', come il perpetuo inchino del giullare per l'eterno sorriso del sovrano.

Lunedi 12 gennaio ricomincia a Roma un processo silenzioso. Un processo contro settanta anarchici, acerrimi nemici di ogni sovrano, gente senza ne' santi ne' paradisi. Gente insomma a cui ancora non e' passata la voglia di giocare. Il solito copione: il "pentito" e' costruito, le prove inesistenti, il processo un gran pasticcio. Ma qui non ci sono innocenti ne' colpevoli, c'e' lo Stato da una parte, e dall'altra il desiderio di liberta' che non vuole placarsi e sa riconoscere dovunque i suoi nemici, c'e' la volonta' e la determinazione di tutti quelli che cercano ancora un mondo senza autorita', sfruttamento, galere.

LIBERI, LIBERI D'ACCORDO, MA LIBERI TUTTI UNA VOLTA PER TUTTE SE NO NON VALE. OPPURE ANCORA UNA VOLTA CONTRO TUTTI, CONTRO PURE, QUESTO SPETTRO DI LIBERTA'.

fipviaverditn08/01/98