Chiude il C.D.A.


Torino, 19 gennaio 1998

Dopo sei anni di attività il Comitato Difesa Anarchici chiude i battenti. Perché? Perché chi in questi anni si è dato disponibile a portare avanti l’attività non ha più intenzione di proseguire. Questo non dovrebbe essere un problema insuperabile, visto che — almeno a parole — l’esistenza di una struttura tecnica di questo tipo interessa a molti. Nonostante ciò, dopo mesi che a voce e per iscritto si era evidenziata la necessità dell’impegno di altri compagni, nessuno si è proposto come nuovo referente. Evidentemente la distanza che separa l’interesse dall’impegno è abbastanza ampia, e non solo in questo momento. Di fatto, fino agli arresti del settembre ’96 una persona è riuscita a sbrigare tutto il lavoro quasi sempre da sola (contatti con gli avvocati, informazione, corrispondenza, sostegno economico...). Successivamente, l’assenza di altre persone fisse si è fatta sentire in maniera più pesante fino a portare ad una situazione nella quale nessuno dei compiti del CDA poteva più essere svolto nei tempi adeguati e con la necessaria cura che la situazione richiede. Al contrario, una struttura come il CDA avrebbe richiesto fin dall’inizio, per poter svolgere tutte le sue funzioni appieno, di un insieme di persone a garantire continuità, impegno oltre che un minimo di capacità tecnica. Insieme di persone ben coordinato per evitare dispersioni e lungaggini inutili. Come già detto, questo insieme non c’è mai stato. Al più ci sono state collaborazioni episodiche ed una certa reticenza a prendersi delle responsabilità: se da una parte il lavoro del CDA era noioso e "burocratico", dall’altra non escludeva certo delle scelte, anche spinose, e quindi la possibilità di sbagliare. Di conseguenza, chi si è preso carico della struttura queste scelte le ha dovute sempre fare da solo, per poi essere flagellato pubblicamente nel caso di errori (anche di errori oramai ammessi da anni, uno in 6 anni). Probabilmente, con una collaborazione più attiva, numerosa ed attenta di tanti tutto questo si sarebbe evitato.

L’ultima verifica di questa situazione complessiva è stata la riunione del 17 gennaio a Torino, annunciata da qualche mese a voce e con una lettera che evidenziava lo stallo irrecuperabile della struttura. Nessuna, tra le pochissime persone convenute, ha accettato di prendersene carico nonostante fossero tra quelle (e molte altre ce ne sono) che ritengono essenziale l’esistenza di un comitato tecnico.

Stando così le cose, il CDA non può fare altro che scomparire: l’abitudine alla delega ne ha segnato la vita e ne segna anche la morte.

Questo non vuol dire che chi fino ad ora se ne è sempre occupato e chi ha collaborato nell’ultimissimo periodo perdano interesse verso l’argomento. Continueranno a a seguire la situazione dei compagni detenuti, ma non più nei tempi, nei modi e con i limiti imposti da una struttura tecnica e soprattutto ipoteticamente collettiva.

Di conseguenza, la corrispondenza che ancora arriverà all’indirizzo del comitato verrà evasa nei limiti del possibile, comunicando la fine dell’attività. I pochissimi soldi in cassa verranno dati agli avvocati; per i soldi che ancora arriveranno, si concorderà con chi li invia la destinazione.

Per l’ex Comitato Difesa Anarchici



Tactical Media Crew