Radio 2000 BlackOut
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COMUNICATO STAMPA
NUOVA OPERAZIONE DEI ROS A RADIO BLACK OUT

Oggi lunedì 4 agosto 1997 i carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale si sono ripresentati nella sede di Radio Black Out di Torino. Questa volta il provvedimento di sequestro (sempre riguardante il reato di "falso in atto pubblico", il famoso documento interno dei ROS sull'inchiesta Marini contro gli anarchici) riguardava "...il sequestro di ogni accessorio compresi, supporti magnetici esterni, comunque pertinente all'impiego dei computer già in sequestro...".

Questo provvedimento che porta la firma del rampante sostituto procuratore Piero De Crescenzo, braccio sinistro di Marini è stato attuato attorno alle ore 12 dagli stessi appartenenti ai ROS di Roma ed ha portato al sequestro di una stampante e ai cavi di connessione e di alimentazione (??).

Il provvedimento di sequestro stavolta - a differenza del mandato di perquisizione del 25 luglio - porta scritto a chiare lettere il sospetto che grava sulla radio: "...accertare se nel computer già in sequestro risultino tracce di qualsiasi tipo dalle quali si possa evincere se i documenti sopra indicati siano stati formati utilizzando quel computer e quali modalità siano state impiegate per la loro divulgazione".

Attenzione: non solo viene chiaramente detto che saremmo noi gli autori del documento (ancora una volta ribadendo implicitamente che esso sia un falso, a inchiesta ancora in corso), ma si indaga su come lo avremmo divulgato.

Perché questo? Dopo averlo consegnato alla Digos ne abbiamo fatto uso legittimo, quindi lo abbiamo ribattuto, ristampato, diffuso via etere, telefono, fax e via telematica. Certo, di questo troveranno tracce. Chissà allora di cosa ci accuseranno.

Ancora una volta - ma la ripetizione non è certo dovuta alla nostra volontà - ribadiamo il carattere intimidatorio di quest'altra operazione: i magistrati e i carabinieri ci stanno dicendo che non dovevamo occuparci dell'inchiesta, che dovevamo insabbiare il documento e che non dovevamo divulgarlo. Cosa che invece abbiamo fatto - legalmente - che rivendichiamo e che continueremo a fare al di là degli avvertimenti mafiosi che arrivano dall'alto.