Dal controvertice FAO:

I SEMI DELLA DISCORDIA: COLTIVIAMO RESISTENZA


Domenica 17 novembre si sono spenti i riflettori sul grande circo della FAO che, con retorica cura, ci ricorda di tanto in tanto quanto "sfortunate" persone patiscono la fame.

La stessa Domenica, e per dieci giorni, ad un paio di kilometri dalla passerella dei potenti della terra, 250 attivisti venuti da tutta Europa si confrontavano con rappresentanti di quei popoli "sfortunati" per capire come smascherare e combattere gli ingegnosi artefici di tanta "sventura".

Questo e' stato il "Raduno contro la fame" tenutosi al Villaggio Globale dal'8 al 17 novembre: incontrarsi per confrontare le specifiche realta' e maturare alla fine la coscienza che dall'Italia al Messico, dal Brasile alle Filippine, il nemico e' il neolibersmo, mostro con il volto da multinazionale che divora tutto cio' che non e' profitto per il grande capitale.

Leggendo i documenti della FAO non si trovano segnali di opposizione al progetto che i potentati economici ci prospettano: omologazione culturale, manipolazione e mercificazione del patrimonio genetico, in sintesi, asservimento di ogni forma di vita (umana, vegetale, animale) alle logiche di mercato.

Oggi si comincia a parlare dei rischi della globalizzazione dello sfruttamento; noi forse presuntuosamente, vogliamo accellerare i tempi e combatterla a viso aperto con una conflittualita' globale. A tale fine abbiamo deciso di inserirsi in una rete internazionale di comunicazione e coordinazione dei vari percorsi di lotta.

Un primo passaggio si svolgera' ad Amsterdam nel giugno del 97 dove confluira' una marcia per dire no alla fortezza Europa e denunciare il legame tra l'aumento della disoccupazione e la ristrutturazione economica mondiale. Prendendo spunto "dall'appello dei 35" apparso sul Manifesto e dal dibattito di Venezia vogliamo che certi contenuti riempiano le piazze e non restino proclami seppure preziosi. Vogliamo relazionare la nostra esperienza a quella del Vertice in Chiapas contro il neoliberismo. Siamo, tuttavia, coscienti che nel campo di questo nuovo internazionalismo (ad alto valore ideologico e politicamente pragmatico) quasi tutto e' da sperimentare. Il tempo ci impone di accellerare, la situazione, ci e' gia' sfuggita di mano.

E' possibile costruire un percorso per un'Europa dei popoli, sociale,ecologica, solodale? E' possibile costruire un grande appuntamento di massa ad Amsterdam a giugno del 97?




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