Nella nostra storia recente, il triunvirato Fujimori-Montesinos-Hermoza, dopo l’autogolpe militare del 5 aprile 1992 hanno modificato alcuni articoli della Costituzione e cancellati altri per tenere il potere giudiziario al proprio servizio e costruire una dittatura ‘democratica’. Questo elemento è stato determinante dopo l’autogolpe, dato che un potere giudiziario autonomo è un elemento chiave per uno stato di diritto e democratico come qualsiasi società moderna aspira ad essere.
Il fine ultimo per il quale è stata modificata la Costituzione non è stato quello di combattere il terrorismo di Sendero Luminoso, ma l’applicazione del Modello Neoliberale e le garanzie alle imprese multinazionali, la cui ingerenza negli affari interni del nostro paese necessitava anche il controllo su uno dei pilastri dello Stato: la giustizia peruviana.
Sapendo che per il governo gli interessi delle multinazionali sono più importanti del rispetto dei diritti dell’uomo del popolo peruviano, cercheremo di dimostrare nei paragrafi seguenti il carattere repressivo e dittatoriale del regime Fujimorista.
- Legge 26291 conosciuta come legge Cantuta.
Questa legge toglie la competenza del giudizio al tribunale civile per darla a quello militare per quanto riguarda i processi degli assassini genocidi del ‘Comando Lino Najar - gruppo COLINA’ accusati e condannati per genocidio nel caso della morte di un professore e nove studenti dell’ Università Enrique Guzman e Valle - La Cantuta-. Lo stesso gruppo è stato responsabile dei crimini contro la popolazione di Barrios Alto e di altri crimini contro l’umanità.
Si viola il principio della non interferenza nell’amministrazione della giustizia, dell’uguaglianza di fronte alla legge e l’osservanza della propria Costituzione, per non parlare dei trattati e convenzioni internazionali come l’art. 3 terzo comma del Patto internazionale dei Diritti Civili e Politici, che dice: ‘quando la privazione della vita costituisca delitto di genocidio si considera inteso che niente di quello che questo articolo dispone in nessun modo potrà esimere gli Stati Membri dal compimento delle obbligazioni assunte in virtù delle disposizioni della Convenzione per la Prevenzione e la Sanzione del delitto di genocidio’.
- Legge 26479: Legge d’amnistia o della vergogna e impunità
Questa legge concede l’amnistia ai militari e poliziotti rei di delitti di genocidio, tortura, stupri ed esecuzioni extragiudiziali, crimini commessi contro la popolazione peruviana a Cayara, Accomarca, Uchuraccay, le stragi nelle prigioni del 1986, il massacro de Los Molinos, senza parlare di tutto quello che è successo dopo l’autogolpe, come la strage della Canuta, quella di Barrio Altos, e tanti altri crimini commessi attraverso esecuzioni extragiudiziali , sparizioni, delitti di tortura e trattamenti crudeli, degradanti e inumani.
L’amministrazione della giustizia in Perù non è al servizio del cittadino, ma al servizio degli interessi del signor Fujimori e compagnia. Interessi che tendono a coprire le responsabilità dei responsabili, soprattutto quando agiscono come sicari del governo. Il triumvirato della dittatura civile-militare Fujimori, Hermosa Rios e Bladimiro Montesinos conferisce tutte le ‘garanzie giuridiche e legali’ per garantirsi l’impunità.
Per il suo carattere dittatoriale il fujimorismo ha la necessità di mantenere sotto controllo il potere giudiziario, e per questo , la maggioranza dei giudici, magistrati, segretari (con le doverose eccezioni) sono incondizionatamente servili alle banderuole politiche della casa del governo. Il potere giudiziario è un organo giurisdizionale che dovrebbe stare al servizio e in difesa del popolo, della legge e della giustizia autentica.
Nel capitolo VIII della Costituzione Politica riformata dall’attuale governo dopo l’autogolpe del 1992, in riferimento alle funzioni del potere giudiziario, dall’art. 138 al 149 si fissano concetti di ‘giustizia, autonomia, legalità, giurisdizione’ e molti altri principi della dottrina del diritto.
Analizzando questo capitolo si può constatare con tutta chiarezza le intenzioni del fujimorismo. Ecco di seguito alcune perle di questa falsa ‘autonomia’:
Art 139 comma 2: l’indipendenza nell’esercizio della funzione giurisdizionale. ‘Nessuna autorità può interferire su cause pendenti davanti all’organo giurisdizionale, né interferire nelle sue funzioni ... né ritagliare procedimenti, né modificare sentenze, né ritardare l’esecuzione...’
Principi concordanti anche con la ‘uguaglianza di fronte alla legge’, proclamati non solo dalla Costituzione Peruviana nell’art. 2 comma 2, ma anche con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, incorporato nella nostra legislazione poichè essendo firmato da tutti i paesi prende forma di legge in ogni paese, e nel caso del Perù dice: ‘Tutte le persone hanno diritto in condizione di piena uguaglianza a essere sentite pubblicamente e con giustizia da un tribunale indipendente e imparziale, per la determinazione dei propri diritti e obbligazioni o per l’esame di qualsiasi accusa formulata contro di lui in materia penale.
Mediante queste leggi si danno pieni poteri alla polizia nazionale, con limitazioni del rappresentante del Pubblico Ministero, il Potere giudiziario civile, che taglia diritti umani fondamentali come quello ad avere un avvocato difensore, il ricorso all’habeas corpus, la stessa esistenza dei tribunali con giudici a volto coperto, militari, quando la maggioranza degli accusati sono civili.
La celerità dei processi non permette all’avvocato difensore di studiare le carte processuali, poiché viene convocato nelle ventiquattro ore in cui si celebrano i processi ‘sommari’. Tempo record in cui non è possibile, neanche con tutta la tecnologia del mondo ‘sviluppato’ analizzare le prove e le perizie con le quali si proverà la responsabilità giuridica dell’imputato.
A questa forma di amministrare la giustizia si aggiunge la mancanza di preparazione tecnico-giuridica del tribunale che solo per situazioni di grado castrense si prestano alla farsa e per questa ragione sono obbedienti al mandato che Fujimori gli manda dal palazzo nella sua condizione di comandante generale a capo delle forze armate, per cui l’imparzialità giuridica non esiste è solo un’ulteriore presa in giro a cui si presta tutto l’apparato dello stato peruviano, gravando sui migliori figli del nostro popolo che lottano per costruire una società dove si rispettino i diritti umani di tutti, senza distinzioni di razza, sesso o credo.
Tutte queste misure sono contrarie all’art. 139 della Costituzione Politica che dice: ‘Il diritto di difesa non è segreto in nessuna fase del processo. Ogni persona sarà immediatamente informata per iscritto della causa o delle ragioni della sua detenzione. Ha diritto a comunicare con un avvocato difensore di sua scelta e di essere difeso da lui da quando è citata o detenuta per qualsiasi ragione.’ Questa disposizione concorda con l’articolo 7, 8, 9, ‘Nessuno potrà essere arbitrariamente detenuto, imprigionato né confinato.’
Nel Perù odierno non esiste il principio giuridico della presunzione di innocenza, il rispetto della personalità giuridica, il diritto ad un avvocato difensore, il diritto a non essere incarcerato ingiustamente. Tutti questi diritti sono violati sistematicamente dal governo Fujimori.
C’è ad esempio la pratica, in disprezzo ai più elementari diritti dell’uomo e del cittadino, di mostrare gli imputati in pubblico con la divisa a strisce e con l’appellativo di terroristi, come se fossero già stati condannati. Alcuni media compiono un lavoro di trasmissione dei disegni inqualificabili della campagna psicosociale del terrorismo di stato, vera ragione per la quale l’applicazione e la pratica di leggi antidemocratiche sono all’ordine del giorno.
Provoca indignazione vedere esseri umani ingabbiati come animali, ma sembra che Fujimori e compagni godano mostrando queste scene, rivelando un sadismo e una capacità di odio e di vendetta destinata a perpetrare l’oppressione. Le celle della base navale del Callao, nel quartier generale della Marina del Perù hanno solo un buco nella parte superiore, dal quale entra la luce del giorno: l’accanimento arriva al culmine quando assicurano che non è possibile realizzare nessuna attività in queste celle sotterranee di metri 2 x 3, dove non si permette l’uso personale dei servizi igienici. Senza parlare delle razioni alimentari, il diritto alla salute e il diritto di visita per non continuare elencando tutte le illegalità nel trattamento del recluso.
Queste misure destinate all’annichilimento degli ostaggi del governo provocano una situazione drammatica, vissuta dai nostri principali dirigenti, Victor Polay Campos, Maria Lucero Cumpa Miranda, Peter Cardenas Shult; isolamento totale che ci mostra la spietatezza di coloro che sono responsabili di delitti di lesa umanità, che un giorno dovranno comparire davanti ai nostri tribunali, nei quali eserciteremo il nostro diritto di giustizia.
Completa inosservanza della giustizia peruviana, da parte di giudici sottomessi che dovrebbero essere obbligati a far osservare l’art. 139 inc 21 della Costituzione attuale che stabilisce: ‘il diritto dei reclusi ad occupare spazi adeguati’, disposizione che trova riferimento nell’art. 10 comma 1 (Patto Internazionale dei Diritti Politici e Sociali) ‘ogni persona privata della sua libertà deve essere trattata umanamente e con il rispetto dovuto alla dignità dell’essere umano’
Questi violatori della legge e della giustizia non si fermano nemmeno di fronte agli accordi internazionali in caso di conflitto armato come la Legge Umanitaria, accordo internazionale firmato a Ginevra il 12 agosto 1949, destinato a proteggere le vittime della guerra che nell’art. 3 comma 1 dice: ‘ le persone che non partecipano direttamente al conflitto, inclusi i membri delle forze armate che hanno deposto le armi e le persone poste fuori combattimento per malattie, ferite, detenzione o per qualunque altra causa saranno in ogni circostanza trattate con umanità senza alcuna distinzione sfavorevole basata sulla razza e il colore, la religione o il credo, il sesso o qualunque altro criterio analogo.’
A questo riguardo si proibisce, in qualunque tempo e luogo per quanto riguarda le persone sopra menzionate:
Questa disposizione concorda con l’art 3 1 del convegno di Ginevra relativo al trattamento dovuto ai prigionieri di guerra, che è entrato in vigore il 21 ottobre 1950 essendo anche il Perù sottoscrittore di questa dichiarazione.
L’esigenza di un trattamento giusto e rispettoso della nostra condizione di esseri umani è riaffermata dall’art. 4 che dice:
‘Sono prigionieri di guerra, secondo il presente convegno, le persone che appartenendo ad una delle seguenti categorie, cadano in mano del nemico: par. 2 - i membri delle altre milizie, inclusi quelli dei movimenti di resistenza organizzata, appartenenti ad una delle fazioni, che agiscano fuori o dentro il proprio territorio, anche se occupato, purché ci siano le seguenti condizioni:
Il Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru MRTA adempie a questi accordi, quindi esigiamo lo stesso trattamento che noi abbiamo tenuto nei confronti delle forze di polizia e militari in situazioni similari; per questo ci appelliamo all’opinione pubblica internazionale per costringere il governo di Fujimori al rispetto dei trattati internazionali, così come l’osservanza della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e delle leggi interne del Perù.
Ugualmente chiediamo agli organismi, come la Croce Rossa Internazionale, che è tenuta, nella sua qualità di mediatore, di compiere la sua missione per alleviare il trattamento crudele, degradante e inumano che subiscono i militanti tupacamaristi prigionieri nelle carceri del Perù.
Facciamo un’istanza agli organismi di aiuto umanitario perché continuino con la loro denuncia contro la doppia morale dei ‘paladini della democrazia’ e impediscano il proseguimento delle impunità senza limiti, dove giornalmente si violano i più elementari diritti dell’uomo e del cittadino.
Da parte nostra rinnoviamo il nostro impegno con il popolo peruviano di continuare lottando per gli ideali di libertà, autodeterminazione e piena sovranità, costruito sulla base del pieno rispetto delle leggi emanate dalla volontà popolare, il cui mandato dovrà coincidere con gli accordi internazionali, che rendono possibile la convivenza pacifica tra i popoli.
Questo significa inoltre il rispetto della giustizia sociale a cui ha diritto ogni essere umano; ideali per cui oggi centinaia di uomini e donne della nostra organizzazione scontano la condanna e altri sono morti nell’intento di conquistare la vera giustizia sociale, desiderio del nostro popolo.