Lima, 30 Maggio, 1997
Signor
Presidente della Commissione Interamericana dei Diritti Umani
della Organizzazione degli Stati Americani (CIDH-OEA).
Signor Presidente:
I sotto firmatari, familiari delle internate del Carcere di Massima Sicurezza delle Donnne, del Chorrillos (Lima), con tutto rispetto ci rivolgiamo a Lei e all’importante organismo che Lei presiede, per farle conoscere le circostanze in cui vivono le nostre figlie, sorelle o madri, accusate di terrorismo o tradimento alla patria.
Dal Maggio 1992, vige nei penali "di massima sicurezza" un regime di castigo che nella base non è mai cambiato. A continuazione passiamo a rassegnare brevemente alcune delle condizioni in cui devono vivere giorno dopo giorno, mese dopo mese i nostri cari.
* Hanno diritto a uscire nel cortile solo mezz’ora ogni giorno. Le altre ventitrè ore e mezza stanno nelle loro celle di approssimatamente 2,5 x 3 metri, " bagno" e "letto" di cemento inclusi. Le celle teoricamente sono doppie però nella generalità dei casi albergano tre persone. L’illuminazione naturale è insufficiente.
* Ciò si somma ad una alimentazione deficiente ( un pasto al giorno,
un infuso alla mattina, e due o tre pani, e un altro infuso alla sera) che
deteriora notoriamente la salute fisica e in alcuni casi mentale di molte di
loro.
La recezione di viveri da parte dei familiari, due volte al mese, risulta
insufficiente considerando oltretutto che molte non hanno familiari o non
hanno risorse economiche che permettano una provvigione sostanziosa.
* Le visite sono una volta al mese, limitate a due familiari diretti previo accordi. Si tengono in un locutorio nel quale le condizioni di comunicazione sono molto difficili: 10 carcerate e fino a 20 familiari conversando in una volta, con una doppia maglia metallica frapposta. Bisogna gridare per farsi capire. Non c’è nessun contatto fisico.
* Le visite per i minori sono ogni tre mesi, vale a dire quattro volte l’anno. I bimbi entrano soli fino al cortile di ogni padiglione. Sono affidati alla porta al personale di polizia, controllati e portati lì da soli, abbiano l’età che hanno. Nel cortile aspettano, sempre soli, che la loro madre sia presa dalla sua cella e portata da loro. Molti bimbi. Soprattutto i più piccoli, finiscono per non riconoscere la propria madre.
*Hanno diritto a scrivere una lettera al mese. Viene consegnato, per questo, un foglio di carta e viene loro prestata una penna o una matita. E’ proibito il possesso di matite, penne o qualsiasi cosa che scriva. E’ proibita la carta. Sono proibite le fotografie, incluse quelle dei figli.
* La attenzione medica è precaria. Nell’ultimo mese si sono sospese le "diete" settimanali che permettevano a alcuni familiari di portare cibo per le proprie figlie molto malate, su raccomandazione del medico del carcere. Non c’è costanza di recupero della salute delle malate (dalla tubercolosi per esempio).
* Le visite del Comitato Internazionale della Croce Rossa continuano a essere sospese per ordine del governo, dal dicembre dell’anno passato. Questo colpisce soprattutto coloro che non hanno familiari e che hanno molti problemi di salute.
Tutto ciò, Signor Presidente, sappiamo che si verifica al margine della volontà delle persone che dirigono e si occupano della sicurezza di ogni struttura penitenziaria. Crediamo che si tratti di una errata politica penitenziaria; non necessariamente di mancanza di disposizioni delle autorità direttamente implicate.
Non stiamo facendo in questa occasione nessuna differenziazione tra innocenti e colpevoli, Signor Presidente. Coloro che sono nelle carceri sono persone e il carcere non deve essere un luogo di maltrattamenti. Il nostro stesso codice di Esecuzione Penale così lo detta: " La esecuzione penale e le misure privative della libertà dei processati dovranno essere esenti da tortura o trattamento inumano o umigliante, e di qualsiasi altro atto o procedimento che attenti alla dignità del prigioniero" (Titolo Preliminare, art. Nº III).
Ci sarebbe molto di più da dirle, signor Presidente, e sicuramente ognuno di noi avrebbe un dramma particolare da riferirle. In questa opportunità non abuseremo, senza dubbio, della sua considerazione.
Sappiamo dell’interesse del suo organismo per salvaguardare i diritti umani nel nostro continente e della sua attenzione per i problemi che affliggono il nostro paese. Per questo sottoponiamo alla sua considerazione questa realtà che sicuramente merita la sua preoccupazione e le gestioni rispettive, per la sua correzione, attraverso i canali che lei meglio considererà.
Ringraziandola anticipatamente, la salutiamo molto attentamente.
(seguono 45 firme, non rese pubbliche, ma passate ai Parlamentari Italiani, questo per evitare la repressione!)