Perú, Venerdì 6 Giugno del 1997 tratto da "LA REPUBLICA" di Lima Selezione si varii articoli NESSUNO E’ RIMASTO IN SILENZIO (Katia Aguirre) Gli slogans si sono convertiti nella migliore arma. Frasi di tutti i calibri, di tutti i colori hanno rimbombato in Lima. Tutto cominciò alle quattro del pomeriggio, quando le strade di Lima sono state invase da voci. Molte voci, parole diverse, differenti slogans, però tutte con un solo desiderio: protestare cntro la dittatura. Voci di operai, impiegati, professionisti, universitari, e pensionati. Tutti presenti per gridare il proprio dissenso contro la violazione della maggioranza ufficialista contro il Tribunale Constituzionale. Tutti uniti per esigere il rispetto della Libertà di espressione. Tutti uniti per dire basta con le menzogne. E le urla sono state la migliore arma. Frasi di tutti i calibri, di tutti i colori rimbombarono in Lima. Nessuno è rimasto in silenzio. "Contro la fame e la corruzione : No alla rielezione!" eran le urla potenti dei lavoratori della Confederazione Generale dei Lavoratori del Peru (CGTP), i quali aprivano il corteo alla moltitudine. Un po’ lontane altre voci si univano "basta sopportare, tutto il popolo a lottare". Erano gli operai testili che si avvicinavano con passo fermo. La marcia avanzava e un gruppo di uomini si avvicinava con i pugni in alto, affermando a tutti i curiosi che "quì, là, la paura è finita". Erano niente meno che i lavoratori dell’edilizia civile, uomini che hanno dimostrato con la loro lunga storia di essere conseguenti con la democrazia. E anche i professori facevano sentire la loro voce. "Qui stanno, questi sono, i maestri del Peru!" Sí, erano loro, i nostri sofferenti e dimenticati docenti. I lavoratori telefonici anche avevano motivi per protestare: "Basta con gli abusi nella telefonica, licanziati: Riassunzione!!" si univano alla grande marcia che ieri ha paralizzato il centro di Lima. E una grande banderuola annunciava l’arrivo dei lavoratori portuali, con il loro motto:"Per la patria i porti e i suoi lavoratori". E la marcia continuava ad avanzare, le voci continuavano potenti. "E va a cadere e va a cadere, la dittatura va a cadere", si sentiva gridare la folla di operai dei diversi sindacati, accorsi alla chiamata alla lotta. Però quello che è stato più commuovente è stato vedere al gruppo di teste bianche che si avvicinavano con passo lento però fermo. Erano i pensionati del Peru, chi con la sua bandierina in mano, trovavano forza dalla loro magrezza per gridare "Vogliamo Tribuanle Costituzionale". CON FORZA E CORAGGIO Mille, due mila, cinque mila. Erano molti. La protesta più grande dopo molto tempo di silenzio. Silenzio che si è rotto per sempre con quelle voci giovanili, di forz e coraggio degli universitari. Lì stavano loro, uniti con gli operai, con i maestri e glia ltri manifestanti. Con motti propri e di grosso calibro, che, senza ombra di dubbi, esprimevano tutti, tutto quello che il popolo sente. "Dicono che gli studenti non sanno lottare, già vedrà il muso giallo di merda che gli va a passare", cori allegri accompagnati con balli. Così iniziavano la giornata di protesta gli studenti delle università di Lima, La Católica, Il Pacífico, La Molina, San Marcos, Villareal, Unife, e mille di più che si sono uniti alla marcia. E da un "poronponpon, chi non salta è un dittatore, chi non salta è un dittatore", si rompeva la rigidità della marcia. "Vogliamo democrazia e non dittatura", era il grido di tutti questi giovani che ci restituiva nelle strade la fede che si è possibile stare uniti per difendere la democrazia. Arrivando in Piazza Bolívar, di fronte al Congresso, i giovani gridavano quello che pensavano della maggioranza ufficialista. "Ascolta Martha Chávez, il popolo ti ripudia", "Chirinos, ubriacone fuori dal Congresso", e alludendo alla maggioranza ufficialista vociferavano "Qui stanno, questi sono quelli che "scocciano" il Peru". Sono state tre ore di protesta storica. Le gole erano asciutte, però il cuore soddisfatto di aver gridato ¡ Basta con le menzogne signor Fujimori!. LAVORATORI E STUDENTI HANNO MARCIATO CONTRO LA DITTATURA E PER LA DEMOCRAZIA Quindicimila persone presenti nella marcia del risveglio cittadino (Floror Huilca) Per il terzo giorno consecutivo, Lima è stata scenario di una multitudinaria e decisa mobilizzazione, questa volta convocata dalla CGTP e altre organizzazioni politiche e sociali che sono uscite una volta di più per le strade per esprimere la propria protesta di fronte alle misure autoritarie del governo e domandare miglioramenti nella situazione economica dei lavoratori. La marcia, che varii osservatori hanno qualificato come la migliore degli ultimi anni, ha riccevuto tra le quindici e le ventimila persone, e in questa si sono mescolati operai, impiegati statali, professionisti, studenti, uomioni della stampa, parlamentari, pensionati tra gli altri settori. INNO E PUGNI Erano le sei e trenta della sera e la coscienza cívica dei peruani che si trovavano in Piazza Bolivar al massimo; si cantava l’inno nazionale con i pugni in alto, agitando bandiere, banderuole, "pancartas" e perfino pali. Per i molti che assistevano si trattava di una festa, la festività della protesta, l’allegria per essersi svegliati da un letargo da varii anni. Altri dicevano che era la festa della strada che parla. La mobilizzazione in Lima si è iniziato alle 16 y 20 del pomeriggio. Dalle tre del pomeriggio, migliaia di lavoratori si sono riunite in Piazza Due di Maggio. Fino a lì sono arrivati operai dell’edilizia civile accompagnati dalle loro mogli e figli che hanno deciso di marciare per chiedere al governo la restituzione del loro impiego. Il dispiegamento è iniziato in maniera pacifica. Le delegazioni hanno occupato i propri posti con alla testa il segretario generale della Confederazione Generale dei Lavoratori del Perú (CGTP), Juan José Gorriti. Con Gorriti hanno sfilato i dirigenti della federazione dell’Edilizia Civile, José Luis Risco e Mario Huamán, del Sutep José Ramos, Adolfo Granadino dei portuari, il general (r) Rodolfo Robles Espinoza, l’artista Víctor Delfín, tra altri. L’ATTACCO L’ambiente pacifico si è rotto quando un gruppo di poliziotti anti-sommossa che bloccavano la strada Abancay in doppia fila, hanno preteso di disperdere i lavoratori e gli studenti. Davanti alla resistenza dei manifestanti, senza mediare con nessuna parola, il capo del distaccamentoha alzato la mano, dando l’ordine che fossero lanciate bombe lacrimogene. I gas hanno provocato sconcerto nelle prime file, però il resto dei manifestanti si è mantenuto fermo nelle sue posizioni. La polizia, dopo quindici minuti, ha lasciato la propria posizione belligerante constatando che era impossibile controllare la multitudine delle persone. Erano le 6:30 e le delegazioni riuscivano ad occupare la piazza Bolivar lanciando duri slogans contro la maggioranza parlamentare, che è stata qualificata di vergogna nazionale per la sua sottomissione incondizionale all’esecutivo. FRONTE AMPIO A nome degli organizzatori ha parlato il segretario general della CGTP Juan José Gorriti. Egli ha indicato che la giornata civica era una azione previa alla conferma di un fronte ampio che riunisca ai settori politici sindacali, sutdenteschi e professionisti. "La prossima volta non sarà la Piazza Bolivar, arriveremo fino al Palazzo di Governo" ha detto. José Luis Risco della Edilizia Civile ha manifestato che tutto il discontento popolare deve canalizzarsi nella realizzazione di uno sciopero civico nazionale, proposta che ha anche previsto Soledad Lozano del Sindacato Unico dei Lavoratori nella Educazione del Peru (SUTEP). Per gli universitari ha preso la parola Eddy Díaz, presidente della Federazione degli Studenti del Peru. Ha assicurato che è importante la unione di studenti e lavoratori per fare prevalere lo Stato di Diritto e ha chiesto oltretutto che cessi l’intervento nelle Università San Marcos e La Cantuta. I parlamentari Javier Diez Canseco, Lourdes Flores Nano e Gustavo Mohme hanno fatto arrivare il loro appoggio ai manifestanti. "Non siamo terroristi, siamo studenti" hanno detto in coro Tra la multitudine di universitari si è potuto distinguere i "sanmarchini" (della Universotà di San Marco) che già da due settimane erano in sciopero della fame esigendo la riammissione di dodici studenti espulsi e la fine della Commissione Riorganizzatrice del loro centro studi che presiede Manuel Paredes Manrique. Con loro c’era anche Guisella Ortiz, sorella di uno dei nove studenti della università Enrique Guzmán e Valle "La Cantuta" che furono secuestrati e assasinati da inttegranti del gruppo paramilitare Colina Colina che posteriormente furono amnistiti dal governo. La presenza degli studenti nella Piazza Boliviar ha causato rumore tra i parlamentari della opposizione tra i quali si trovavano Lourdes Flores, Roger Guerra, Enrique Cardoso, Graciela Fernández, César Zumaeta, Beatriz Merino, che avevano aperto il corteo.