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PERU': Intervista con i Prigionieri di Canto Grande

Introduzione

Lo spirito fermo e il coraggio degli attivisti tupacamaristi è ampiamente conosciuto dal popolo peruviano e adesso anche dalla comunità internazionale progressista e rivoluzionaria.
In questo senso hanno risposto i militanti tupacamaristi alle domande sulla situazione carceraria, sulla situazione nazionale e sulla solidarietà internazionalista.
Mani amiche hanno reso possibile che questo questionario e le risposte rompessero i muri e il silenzio che la dittatura pretende imporre tra i prigionieri politici e il mondo esterno.
Speriamo che i Compagni della Solidarietà possano diffonderlo.
Comunicate con Loro direttamente con cartoline di Solidarietà indirizzate a:

Arqui’medes Torres y hermanos.
Ca’rcel de Ma’xima Seguridad Miguel Castro Castro
Cantogrande - San Juan de Lurigancho
Lima - Peru’



INTERVISTA AI PRIGIONIERI DEL MRTA NEL CARCERE DI MASSIMA SICUREZZA DI CANTO GRANDE

D - La prima domanda che vogliamo farti è sull’assalto alla residenza della ambasciata giapponese in Peru’. Ci interessa sapere se questa azione militare ha aperto contraddizioni nella società civile peruviana.

R - Effettivamente, la società civile peruviana, così come la comunità internazionale avevano aspettative perchè a partire dall’occupazione della ambasciata giapponese in Peru’, intrapresa dai compagni, 17 di Dicembre, si è data la possibilità di un confronto più profondo sulla problematica del paese . Oltretutto si erano evidenziati una serie di problemi che anteriormente si andavano prolungando, come il caso della povertà, della corruzione, della disuguaglianza sociale nel nostro paese. Così anche il problema dei prigionieri nelle carceri.
Poi l’intervento militare del 22 di Aprile ha immediatamente accelerato una serie di reazioni:

prima nel popolo si è percepito un grande sentimento di frustrazione, di rabbia. Noi abbiamo avuto la opportunità di ascoltare alcune interviste alla televisione. Abbiamo visto l’indignazione di molte persone e ci sono stati organismi e settori legati ai diritti umani che hanno condannato lo spargimento di sangue.
La destra, dal canto suo, ha apllaudito l’intervento.
C’è stato un consenso quasi unanime nel fatto che avrebbe dovuto evitarsi lo spargimento di sangue: queste sono state le reazioni immediate. Successivamente è venuto il rifiuto di restituire i corpi dei compagni: questo ha generato alcune contraddizioni che continuano fino ad oggi. Così, dopo l’azione militare dello stato, i partiti dell’opposizione hanno ripreso il ruolo che gli corrispondeva come opposizione e, in questo senso, oggi come oggi, Fujimori si trova intrappolato in una serie di contraddizioni che hanno determinato una sua caduta di popolarità, di proporzioni molto grandi, che aveva ottenuto dalle "inchieste", successivamente all’intervento militare. Potremmo concludere che la reazione della società civile è stata in rifiuto a questa rottura delle aspettative di una soluzione pacifica e della possibilità di iniziare un processo che portasse finalmente ad una pace con giustizia sociale in questo paese.

D - Quale è la situzione politica attuale del Peru’, in ciò che si riferisce alla opposizione: i contadini, le comunità di base, in generale di tutto il movimento?. Vorremmo che si facessi un quadro, uno schema di quello che stanno facendo tutti i gruppi.

R - Comprenderanno le limitazioni che abbiamo qui di comunicazione e informazione, senza dubbio ci sforziamo in ogni maniera, sempre con abbastanza audacia ed anche intelligenza. Il fatto è che siamo riusciti a rompere l’isolamento e cerchiamo di compilare e sistematizzare tutta l’informazione che possiamo con tutti i mezzi. In questo senso abbiamo una visione di ciò che stà succedendo nel paese. Adesso il problema principale è la rielezione di Fujimori, per la quale il dittatore ha preso le ultime misure, come il tentativo di far sparire il Tribunale delle Garanzie Costituzionali, che era l’istituzione che precisamente aveva emesso una sentenza nella quale non si permetteva che Fujimori tornasse a postulare nuovamente come candidato alla presidenza. Questa sentenza, della maggioranza fujimorista, ha provocato una reazione in differenti settori. Ieri c’è stata una mobilitazione significativa, abbiamo saputo, con la quale si rifiutava questa misura e si esigeva il riconoscimento del Tribunale. Allo stesso modo, differenti settori hanno cominciato a esprimere il loro rifiuto, compreso, dopo questa misura, che il popolo aveva diritto a far uso della ribellione, fatto che ci indica in qualche maniera il grado di contraddizione al quale è arrivata la destra.
D’altro canto, i sindacati più importanti della C.G.T.P., ieri hanno convocato una mobilitazione contro il sistema neoliberista e contro le misure economiche del governo.

Quello che sappiamo di queste mobilitazioni è che hanno avuto una convocazione certa. Bisogna capire che le forze repressive hanno ottenuto in un certo modo di disarticolare le varie organizzazioni sindacali, gruppi di organizzazioni del popolo, organizzazioni di quartiere.
Anche così, si percepisce un recupero lento però certo in ogni caso; anche senza un fine partitario della presa dell’ambasciata, questa ha aperto uno spazio.
Come ho segnalato anteriormente, molte persone avevano paura, stava attenta a esprimere il suo malcontento durante tutto il tempo della presa della residenza, per i 126 giorni, e adesso invece esprime il proprio discontento: quanto successo è servito anche da catalizzatore.

Oggi come oggi, a livello delle università peruviane più importanti come San Marcos, la U.N.I., la Cattolica, ecc..., così come quelle delle province, si trovano manipolate; le stesse autorità universitarie sono state sostituite e altre sono state poste dallo stesso Fujimori.
Si comincia a mettere in dubbio tutto ciò, tanto da parte degli studenti come da parte dei professori delle università; c’è tutto un dibattito a livello del congresso, dei consigli comunali e della società civile, che già è tempo che le università cessino di essere caserme, dove all’interno ci siano truppe.

In questo momento il paese si trova sconvolto, giornalmente i giornali annunciano mobilitazioni, pronunciamenti, incluso due giorni fa, c’è stata una interpellanza a uno dei membri della coalizione, da parte dei membri della coalizione e di altri settori che esprimevano che la presentazione del ministro era stata una farsa e ciò da una idea anche delle contraddizioni alle quali si è arrivati.
Il paese si trova abbastanza sconvolto: da un lato un movimento popolare con i sindacati, gli studenti ecc..., da una idea di un recupero progressivo; dall’altro lato, contraddizioni molto forti della destra , all’interno dei gruppi economici che stanno avendo problemi nel sostentamento, nel dollaro che non aumenta da molto tempo, e anche nelle leggi che favoriscono le esportazioni, incontrano contraddizioni che non si possono superare. Precisamente per questo, Fujimori si è visto obbligato a creare misure di carattere amministrativo, Disconoscendo tutte le regole del gioco, per assicurarsi la sua rielezione.

D - Quale è la situazione dei prigionieri politici? Puoi informarci su quanto succede nel carcere femminile e se c’è stato un cambiamento delle vostre condizioni carcerarie dal momento che iniziò la presa della ambasciata? Quale è la situazione adesso dopo l’assalto dell’esercito peruviano alla ambasciata giapponese?

R - Guardate, in quanto ai priginieri comuni c’è un regime diverso, di modo che la loro situzione è particolare ed essi hanno più libertà dei prigionieri politici. Dovremmo differenziare la situazione attuale dei prigionieri politici del MRTA e quelli di Sendero Luminoso. In quanto al "regime chiuso", spiego brevemente in che consiste: noi abbiamo 23,5 ore al giorno che trascorriamo chiusi in una cella di un metro e mezzo per tre di profondità; abbiamo accesso al cortile per mezz’ora al giorno e riceviamo l’alimentazione nella mattina che consiste in un poco di acqua con tre pani, e alle due che è a volte zuppa a volte uno spezzatino di qualsiasi cosa,e in generale la situazione la stabilisce la legge. Con l’ingresso dei nostri compagni nella residenza giapponese, ai noi prigionieri del MRTA ci vengono ristrette ancora di più le limitazioni che già avevamo: ci sono stati gironi che non ci è stato mermesso di uscire al cortile, sono state ristrette le visite (a volte annullate!).

Le autorità del penale hanno informato che con la circostanza dell’occupazione dei nostri compagni nella residenza giapponese, il governo aveva deciso di adottare misure di sicurezza estrema. Una di queste fu che tutti i prigionieri del MRTA dispersi li hanno concentrati in un solo padiglione per avere più controllo sopra di noi. Precedentemente eravamo distibuiti in varii padiglioni.
La stessa situazione si è manifestata in altre carceri come in Chorrillos. Nella carcere femminile per esempio, la restrizione fu molto forte perchè essendo poche compagne , le restrizioni per loro furono più facili per le autorità. Abbiamo saputo che hanno loro tagliato l’alimentazione e le hanno fustigate: questo ha determinato che le compagne iniziassero uno sciopero della fame che è durato tre settimane e ha lasciato molte conseguenze nella salute di alcune di loro. Un mezzo di lotta estremo a cui sono arrivatge le compagne in protesta anche contro la sospensione arbitraria delle visite.
In Yanamayo ai compagni hanno tagliato tutta la comunicazione con l’esterno. Lì tutto è stato più ristretto e più duro. Qui in Castro Castro, diciamo che se bene è certo che le cose si sono fatte più dure, il fatto che ci trovavamo nella capitale e dove c’erano altri prigionieri con regimi (di detenzione) diversi, ci ha permesso in qualche modo di rompere l’isolamento. Però nelle altre carceri, negli altri penali, è stato molto più duro. Con loro non è stato possibile comunicare.

Sono cinque mesi che non abbiamo visite e ciò lo ha cambiato lo stato. Il governo ha fatto un massacro il 22 de Aprile: noi avremmo dovuto ricevere visita da giorni come ci spetta, senza dubbio le nostre visite continuano ad essere sospese se bene non esista apparentemente nessuna ragione per questo; anzi per di più, la polizia incaricata della sicurezza dei penali, si sta dedicando a "fustigare" i nostri famigliari. Da alcuni giorni hanno detenuto due famigliari e tutte le famiglie que vengono a visitare i prigionieri, le molestano o le intimidiscono dicendo loro che i loro figli hanno perso, che li trasferiranno e li uccideranno.

P - Perchè c’è stata questa differenziazione?

R - Apparentemente per la Attitudine nostra, perchè ci siamo mantenuti decisi, perchè permanentemente protestiamo per la nostra situazione carceraria e non ci siamo lasciati sommettere. Noi pensiamo che la loro è un’atteggiamento di vendetta, di rappresaglia: pretendono darci una lezione. Noi lo interpretiamo così, perchè non troviamo altra ragione.

D - Riguardo ai rischi che hanno i famigliari dei prigionieri, credi che sia importante la attenzione della opinione pubblica internazionale?

R - Certamente, la solidarietà internazionale è un grande appoggio perchè il nostro paese, è un paese dove le leggi non si rispettano, dove non esiste alcuna protezione per i famigliari e principalmente per i famigliari dei prigionieri politici del MRTA, la solidarietà internazionale è l’unica che ha voce.

Le organizzazioni dei diritti umani del paese hanno un compito molto ristretto dalle minacce permanenti di intervento. Le famiglie che in un primo momento stavano articolandosi per reclamare il diritto alle visite, hanno ripiegato su se stesse per le minacce telefoniche di morte o di arresto. Per il recupero dei corpi di alcuni compagni si è insistito permanentemente, però anche così non sono stati restituiti: non ci sono voci nel paese che le accompagnino, sono sole.

Noi possiamo fare molto poco da qui: c’è la solidarietà però tuttavia non ci sono state condizioni nelle quali la gente abbia potuto appoggiare i famigliari, anche perchè lo stato ha tutte le armi per manipolare l’opinione pubblica.

D - Dopo l’arresto soprattutto dei quadri dirigenti dell’Organizzazione, siete comsapevoli di ciò che sta succedendo e se si stà organizzando una rete all’estero?

R - Abbiamo ascoltato qualcosa al riguardo. Sappiamo che tuttavia non c’è una capacità di recupero. Noi qui dove stiamo, manteniamo una fiducia totale nella nostra organizzazione, nel nostro popolo, nella nostra gente, nel mondo che crede in una società più giusta. Abbiamo ascoltato sul recupero e ristrutturazione della nostra organizzazione: ovviamente sono cose che non possiamo predicare nè commentare molto, capirete il motivo. Si sappiamo che si stà facendo ciò, siamo consapevoli.

D - Che puoi dirci sul progetto politico del MRTA?

R - Sarebbe come rispondere ai compagni che si trovano all’estero. In quanto a noi, abbiamo una percezione, una opinione su ciò. Però una risposta più organica a questa domanda e una visione più completa compete di più a colui che stà fuori. Noi da qui non possiamo stabilire una risposta particolare. D - Quale sarebbe l’istanza al movimento di solidarietà internazionale e, nel caso particolare, al movimento democratico e rivoluzionario italiano?

R - Noi diciamo a tutta la gente democratica e rivoluzionaria che si mantengano fermi sempre quando trovino situazioni di ingiustizia nel mondo: in questo mondo unipolare con gli $tati Uniti come potenza, tuttavia sempre più ingiusto, c’è molto da fare . Noi sappiamo, siamo coscienti che soffriamo colpi che sono dovuti al fatto che le nostre forze non sono sufficientemente sviluppate perchè siamo molto pochi, però sufficienti, e queste (forze) ci permettono di sollevarci e continuare ad andare avanti, questo è quello che dobbiamo avere tutti come principio.

In particolare quello che noi chiediamo alla solidarietà internazionale è che mantengano la relazione, una relazione fondamentalmente politica orizzontale nella quale non esista qualcuno che "aiuti" un abbandonato, vale a dire una relazione di solidarietà internazionale cosciente. La solidarietà che facciamo deve corrispondere alla analisi di ognuna delle organizzazioni delle forze democraticche nel mondo. C’è abbastanza da fare oggi come oggi, non solamente nel Peru’ ma anche nell’America Latina, in Europa stessa c’è molto da fare.. Credo che la solidarietà internazionale, le forze democratiche nel mondo, abbiano la responsabilità di costruire nuovamente la speranza nella gente e la convinzione del fatto che è possibile, attraverso una trasformazione, è percorribile, un futuro diverso da quello che ci offre il neoliberismo, il capitalismo selvaggio. Questa è la principale riflessione che desideriamo fare arrivare alla solidarietà internazionale, più in là del singolo momento o di quello che in particolare è successo al nostro Comando "Edgar Sánchez" e al nostro comandante Evaristo . Quello che state facendo ci pare molto prezioso e lo abbiamo molto presente nei nostri cuori e anche nel nostro " quehacer " politico quotidiano. Vi ricordiamo anche nelle valutazioni con i compagni e credetemi, stiamo valorizzando quello che state facendo e come lo state portando avanti. Questo sarebbe tutto.

NOTA : Esiste la possibilità di comercializzare prodotti artigianali: cartoline, tapices, ecc...che loro producono.
Chi abbia qualche idea può comunicare con i comitati di Solidarietà o con Voz Rebelde.
Tupac Amaru VIVE nelle carceri peruviane !

Riferimenti in Italia, per Brescia, Gustavo (Tel: 0360-552737)



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