Patrichio Schneider
Dopo il risonante successo bellico, la ricetta repressiva applicata
all'ambasciata presa dall'MRTA si estende a tutto il paese. Si
moltiplicano gli arresti, gli interventi delle forze di sicurezza
e qualunque situazione che possa essere catalogata come "terrorista"
ha già la sua risposta infallibile. Dopo l'operazione
Chavin de Huantar i protagonisti del "Trio del Potere"
- Fujimori, Montesinos ed Hermoza - sono risultati rinforzati
e i loro legami si sono stretti ancora di più, guadagnando
in potere.
Si teme che lo spiegamento di alta efficienza tecnica dell'operazione
e le sue numerose squisitezze tecnologiche, figlie dell'appoggio
giapponese, israeliano e statunitense (che, negato dal governo
di Washington, viene invece affermato dalla rivista Time) si convertano
nella moda del Perù fujimorista, e il suo esempio si estenda
ad altre "democrazie con guerra civile".
La detenzione indiscriminata di contadini, con l'obiettivo di
terrorizzare la popolazione affinché non faccia denunce
alle organizzazioni dei diritti umani o dichiarazioni alla stampa,
fa parte di una quota di razione quotidiana. Quest'altra parte della realtà
peruviana è, in pratica, sconosciuta dai governi che fecero
parte del panegirico dell'operazione di "pulizia", del
22 aprile, e preferiscono guardare altrove. Di fatto, nel Perù
si va contro il diritto internazionale, proponendo Fujimori una
legge di amnistia totale per i violatori dei diritti umani, e
una polemica legge denominata "interpretativa", che
obbliga tutti i magistrati ad applicarla.
La violenza politica scatenata inizialmente da Sendero Luminoso,
alla quale si è sommata quella del Movimento Rivoluzionario
Tupac Amaru (MRTA), ha provocato una feroce repressione governativa
dal maggio del 1980 fino ad ora. Come risultato si sono avuti
30 mila morti, che includono centinaia di esecuzioni extragiudiziali,
e 2.876 detenuti/scomparsi, secondo le Nazioni Unite. *
Inoltre, ha generato 600 mila fuggiaschi, migliaia di detenuti
per la legislazione eccezionale antiterrorista e un numero indeterminato
di persone torturate o sottoposte a maltrattamenti. Tutte le
sequele di tali violazioni ai diritti umani, inclusa la tortura,
è quello che Fujimori pretende di lasciare nell'impunità.
E' stato dopo il trionfo elettorale del 1993 - che ha consolidato
la continuazione di Fujimori per altri cinque anni, con una maggioranza
propria all'interno del Congresso - che si è promulgata
la legge num. 26.479 o Legge Generale di Amnistia del 1995.
Questa "concede l'amnistia ai militari, polizia e civili
che siano denunciati, indagati, accusati, processati o condannati
per fatti che derivano o hanno origine in modo occasionale o come
conseguenza alla lotta contro il terrorismo dal 1980". Sono
gli eufemismi per riconoscere la tortura come forma generalizzata
di interrogatorio nell'indagine per delitti di terrorismo o tradimento
alla patria applicati dalla polizia o da personale militare.
Organismi internazionali denunciano che del totale della popolazione
detenuta, di 20 mila reclusi, solo il 20% è stato condannato;
l'80% rimanente, è "incolpato"; cioè,
può essere innocente o forse ha scontato già la
pena che si sarebbe potuta dare. Il regime che si applica - in
quelle carceri dove vengono detenuti i processati o i condannati
per delitto di terrorismo o tradimento alla patria - trasgrediscono
i principi stabiliti dalle Nazioni Unite per il trattamento dei
prigionieri. Dopo la sentenza, per esempio, si mantiene l'isolamento
per un anno; le visite dei familiari vengono permesse una sola
volta al mese per appena 30 minuti, senza contatto fisico. I
reclusi, dispongono appena di trenta minuti giornalieri per la
loro ricreazione all'aria aperta. Gli avvocati - come uno scherno
al diritto della difesa - hanno 15 minuti al giorno per parlare
con uno o con diversi patrocinati, e in qualche caso per solo
tre giorni alla settimana. Il servizio medico dentro le carceri
è molto limitato; si permette il trattamento ospedaliero
solo in casi gravissimi.
Il rumore per il successo della liberazione degli ostaggi ha
fatto quasi dimenticare lo scandalo nel quale Fujimori e i suoi
comandanti militari erano coinvolti per l'apparizione di un cadavere
mutilato a causa di torture in una postazione militare. Si trattava
di una agente del Servizio di Spionaggio Nazionale (SIN), decapitata
e mutilata da militari nel marzo passato. Nel frattempo un'altra
persona è stata ospedalizzata a causa di torture inflitte
da militari (si veda Brecha, 11-04-97) vedi anche (Nicaragua
Solidarity Network #376 in italiano). La maggioranza fujimorista
del Congresso ha impedito - il 18 aprile - la formazione di una
commissione investigatrice per queste denuncie dopo che i comandi
militari hanno dato spiegazioni che i legislatori dell'opposizione
davano per insufficienti.
Non è facile per gli oppositori controllare soprattutto
le tracimazioni dell'apparato poliziesco-militare. Si veda che
all'interno di questa strategia del controllo attraverso le forze
di polizia si è denunciata la nomina, da parte del Ministero
degli Interni, di decine di "tenenti governativi" in
ogni distretto urbano. Sono funzionari statali stipendiati, chiaro,
nominati dal Ministero dell'Interno il cui incremento incontrollato
si è verificato in tutte le città. Funzionano come
una rete di spionaggio o di informatori con l'incarico specifico
di distruggere le forme di organizzazione comunale, dividere le
organizzazioni di base restie ad accettare i diktat ufficiali
e, soprattutto, cercare di sconfiggere i capi delle opposizioni.
Un'infrastruttura che, secondo l'opposizione, servirà per
la mobilitazione di massa a favore della rielezione e alla quale,
in mezzo al trionfalismo ed alle autobombe, sembra sicuro si lanci
Fujimori.
SILENZIO IMPOSTO. Nei giorni seguenti alla liberazione
degli ostaggi i testimoni non hanno lasciato dubbi sulle esecuzioni
sommarie degli emerretisti che cercarono di arrendersi. Siccome
questo, dietro agli elogi di una quantità di governi, si
è convertito in uno scandalo internazionale, il governo
Fujimori ha imposto un patto di silenzio agli ex ostaggi liberati
che appartengono a differenti ali del governo, una immensa maggioranza
dei 72 ostaggi che erano nella residenza dell'ambasciatore. Quattro
ex ostaggi, un militare, un poliziotto e due congressisti, hanno
informato che è stato loro richiesto il silenzio "stretto
e assoluto" su quanto successo durante l'assalto, sotto la
minaccia di essere accusati di "slealtà". "Possiamo
solo parlare con autorizzazione superiore" hanno detto.
Ciò nonostante, vari ex ostaggi giapponesi hanno confermato
alla televisione del loro paese che hanno visto arrendersi vari
guerriglieri, quelli che poi sono apparsi morti.
Così, la stampa nazionale ed internazionale ha denunciato
le pressioni che hanno cercato di esercitare gli organismi di
sicurezza per la pubblicazione di molte relazioni - da fonti militari
non identificate -, che hanno rivelato le esecuzioni. Per peggiorare
la situazione dei mezzi stampa di questo paese, la mattina del
23 aprile, cioè, alcune ore dopo la "liberazione trionfale",
è stata approvata dal Congresso una legge destinata a
regolare l'esercizio del diritto alla rettifica. L'opposizione
considera che da tale ordinamento deriverà necessariamente
una restrizione della libertà di stampa.
Nonostante la proibizione governativa è risultato impossibile
azzittire le rivelazioni sulla presa della residenza ; queste
mostrano l'accanimento degli assalitori. Uno dei militari ha
detto che il numero "tre" degli emerretisti, Eduardo
Cruz Sanchez, "Tito", fu arrestato. Il guerrigliero
sarebbe stato visto da una ventina di ostaggi "mentre era
trasportato ammanettato, supplicando che non lo uccidessero".
Da parte sua, un comandante della marina che partecipò
anch'egli all'assalto ha dichiarato che "ogni volta
che uno degli effettivi dell'operazione di liberazione passava
vicino ad un corpo di uno dei ribelli, gli sparava un colpo.
Ogni terrorista alla fine dell'assalto avrebbe dovuto avere circa
cinquecento proiettili nel corpo". E ha aggiunto: "
le teste dei ribelli rimasero sfigurate".
Che tali versioni non sono fantasie lo conferma la prudenza con
cui sono stati seppelliti i resti di dodici degli emerretisti
morti. Solo il corpo di Rolli Rojas è stato consegnato
ai suoi familiari, con l'espressa proibizione di aprire il feretro.
Felicitas Cartolini, madre del "comandante Evaristo",
leader dell'azione guerrigliera, ha denunciato che il corpo di
suo figlio è stato reclamato da sua sorella Rosa, ma non
le è stato consegnato. "Lo hanno seppellito i militari
segretamente". Felicitas, che vive esiliata in Francia,
ha detto che denuncerà lo Stato giapponese per la morte
di suo figlio in territorio nipponico.
DOMANDA. A sua volta, la Procura deve decidere - in poco
tempo - sulla richiesta di esumazione sollecitata dalla madre
della emerretista Luz Dina Villoslava, morta nell'assalto. "Nonostante
sia stata identificata, l'hanno sepolta come 'NN' (non identificata,
N.d.T.), in un luogo deciso dalla polizia" ha affermato sua
madre, che ha sollecitato "un'autopsia indipendente che chiarisca
se è stata giustiziata o meno".
E non mancano, neppure, i politici che hanno segnalato la morte
del magistrato Carlos Giusti Acuña come "una casualità
molto conveniente" per il governo. Giusti era conosciuto
come un magistrato incorruttibile, che ha lottato ostinatamente
per la moralizzazione del Potere Giudiziario con coraggio ed indipendenza.
Nel suo ultimo incarico ha difeso i diritti del Potere Giudiziario
nell'attuale riforma fujimorista, perché, secondo le sue
affermazioni, "questa non può cadere nelle mani di
uomini alieni alla legge". Essendo ministro della Corte
Suprema il suo voto decideva se il caso del massacro di La Cantuta
avrebbe dovuto essere giudicato in una tribunale civile o militare.
Ovviamente lui era a favore di quello civile; prevedendo che
avrebbe optato per questo, si creò la famosa "Legge
Cantuta", che evitava la sua decisione. Era, da molto tempo,
una pietra nella scarpa del governo.
LO STRATEGA. "Sono stato io che ho ideato l'operazione",
ha detto il presidente Fujimori, "ispirato dagli incas".
"Ci sono alcune cose che noi peruviani possiamo fare meglio
degli Stati Uniti", si è vantato, con arroganza, in
una intervista con la rivista Time. "Io credo che adesso
il Perù possa esportare tecnologia sulla lotta antiterrorista".
L'esercito è riuscito ad introdurre segretamente almeno undici microspie nella residenza, nascoste negli effetti personali, - libri, chitarre, termos, e persino stampelle -, inviati probabilmente dai familiari agli ostaggi, ha informato un alto ufficiale militare al Time. Gli equipaggiamenti, microfoni miniaturizzati per l'ascolto e la trasmissione, "sono stati dati dai servizi segreti degli Stati Uniti, la CIA, e sono stati introdotti nell'edificio - quattro giorni prima dell'assalto - da agenti dei servizi segreti che si sono fatti passare per medici governativi che andavano a constatare lo stato di salute degli ostaggi", ha spiegato la rivista Time.
In una lunga relazione sulla liberazione degli ostaggi, il quotidiano
The Washington Post, ha rivelato che un aereo spia RU-38A (Twin
Condor) - concesso generosamente dagli Stati Uniti - ha fornito
informazioni per l'operazione. L'aereo RU-38A ha realizzato i
suoi voli ad alta quota sull'ambasciata in numerose occasioni,
raccogliendo informazioni termiche sull'ubicazione dei guerriglieri
e degli esplosivi.
IL POTERE DIETRO AL TRONO. Alle 8,30 della mattina di
mercoledì 23, Nicolas Hermoza Rios, presidente del Comando
Congiunto delle Forze Armate, e Vladimiro Montesinos, consigliere
di Fujimori in tema di spionaggio, sono arrivati alla residenza
dell'ambasciatore giapponese devastata. Vedere i due influenti
personaggi in pubblico ha sorpreso i giornalisti; questi hanno
attribuito la loro presenza all'intento di capitalizzare a proprio
favore il "successo" dell'operazione Chavin de Huantar,
benché nei giorni passati fossero aumentate le denunce
di responsabilità su violazioni dei diritti umani, contro
il primo, e di corruzione, rispetto al secondo.
Il giornalista Cesar Hildebrandt, conduttore del programma televisivo
"En persona", ha qualificato Hermosa e Montesinos come
"contacadaveri" a causa della loro incursione fra le
macerie dell'ambasciata, "a caccia di pubblicità".
Alti ufficiali militari che erano sul posto hanno spiegato ai
due visitatori i dettagli del recupero della residenza. Testimoni
presidenziali hanno segnalato che Montesinos ha osservato per
alcuni minuti il cadavere del leader emerretista Nestor Cerpa;
la sua "passeggiata" con Hermoza - debitamente documentata
dalla stampa - è stata interpretata unicamente come il
corollario dei loro rispettivi "rilanci".
Vladimiro Montesinos, gestore principale dell'autogolpe di Fujimori,
suo consigliere personale, disertore dell'esercito ed agente della
CIA, è stato accusato di avere innumerevoli contatti con
il narcotraffico. Era solito lavorare come avvocato dei narcotrafficanti;
gruppi peruviani e statunitensi dei diritti umani lo accusano
di aver creato gli squadroni della morte.
A sua volta, il quotidiano Jornal do Brasil ha denunciato, agli
inizi di aprile, che Montesinos ha dei vincoli con un narcotrafficante
colombiano, citando come fonte Mauro Esposito, capo della Polizia
Federale Brasiliana. Fujimori ha difeso ad oltranza il suo consigliere
e ha qualificato come assurde queste denunce. Frattanto, si è
saputo l'importo dello stipendio mensile di Montesinos, equivalente
a 80 mila dollari al mese, in un paese dove il salario minimo
mensile non raggiunge i 200 dollari.
Nel dicembre del 1996 il generale dissidente Rodolfo Robles ha
denunciato Hermoza e Montesinos per le loro responsabilità
in assassinii politici, come quello perpetrato contro nove studenti
e un professore universitario nel 1993. Nello stesso anno Robles,
che era il terzo gerarchicamente all'interno dell'esercito, è
caduto in disgrazia. Alla fine di novembre del 1996 è
stato violentemente arrestato mentre era in strada - è
stato picchiato ed annaffiato con gas paralizzante - è
stato rilasciato per esigenze di Fujimori. Malgrado ciò,
il militare ritirato ha avvertito: " Il Perù si incammina
verso una lunga dittatura".
GARANTI DI CHE ? I membri della Commissione dei Garanti
hanno emesso un comunicato che in un suo paragrafo finale cercava
di chiarire le competenze "La situazione si è conclusa
inaspettatamente per noi per responsabilità ed autorità
esclusiva del governo peruviano". Complici o no, sono serviti
come cortina di fumo e quando il comunicato è stato letto
- in conferenza stampa di fronte ad un centinaio di reporters,
il giorno seguente alla liberazione - monsignor Cipriani è
scoppiato in lacrime riferendosi ai 17 morti. La stampa peruviana
ha intitolato il giorno seguente la prima pagina dei giornali
con : "Fujimori ha tradito Cipriani".
Gli organismi che formano il Coordinamento Nazionale dei Diritti
Umani del Perù (Conadeh) hanno enfatizzato: "Una soluzione
pacifica e negoziata alla crisi degli ostaggi era meglio della
più perfetta soluzione militare. La soluzione non violenta
permetteva di salvare la vita di tutti e ci avrebbe fornito la
prospettiva che le armi non sarebbero sempre state l'ultima parola
in Perù. Costruire la pace in Perù , già
lo si può vedere, è un compito ancora in sospeso.
La pace duratura richiede di rinforzare la democrazia e lo Stato
di diritto, di costruire una cultura del dialogo, restituire i
diritti conculcati, ridurre la diseguaglianza e la povertà,
esercitare un effettivo controllo democratico sulle forze armate
e porre fine all'impunità in Perù".
Alla fine, tutto ciò che a Fujimori sembra non interessare.
* Documento E/CN.4/1995/36, pag. 65
(tradotto a cura del Comitato Chiapas di Torino)