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2 maggio 1997

Otilia Campos, madre di Victor Polay, leader dell'MRTA :

"Mio figlio vive rinchiuso in una tomba"


Lima. Javier Espinosa. Diario El Mundo

Otilia Campos de Polay è la moglie di un fondatore dell'isquerdista Partito Aprista Peruviano, per il quale fu candidato al Congresso. Dal 1992 si è convertito nell'unico vincolo con il mondo esterno che rimane a Victor Polay, suo figlio, recluso nella carcere di massima sicurezza di Callao (Lima). Otilia nega che il massimo dirigente del Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru (MRTA) sia un terrorista. "E' un lottatore sociale", dice.

Si aspettava che la crisi degli ostaggi finisse così ?

Ho sempre creduto in ciò che diceva il presidente: che tutto sarebbe finito in modo pacifico, che mai avrebbero optato per un intervento militare. E' chiaro che ci hanno mentito. Tuttavia mai si è pensato a una soluzione pacifica e tutte queste discussioni (i negoziati fra governo e l'MRTA) sono state semplici tattiche delatorie.

E' favorevole all'occupazione dell'ambasciata nipponica ed al sequestro delle persone lì presenti ?

Sono una pacifista convinta e nessuno può essere d'accordo con questi comportamenti. Però l'ambasciata è stata occupata senza versare una goccia di sangue e così avrebbe dovuto concludersi la vicenda.

Gli stessi ostaggi si sono dichiarati "sollevati" quando hanno saputo che erano persone del MRTA e non di Sendero Luminoso.

Come è venuta a sapere della conclusione ?

L'ho visto in televisione e ho cominciato a gridare ed a piangere. Tuttavia oggi non posso togliermi dalla testa l'immagine di Cerpa riverso sulla scala. Questi ragazzi non dovevano concludere la loro vita in questo modo. Erano anche esseri umani.

Suo figlio sa cosa è successo ?

No, perché come lei sa, è recluso nella prigione di Callao, dove si trova in isolamento totale. Solo noi possiamo vederlo una volta al mese e per mezz'ora, però da novembre ci hanno tolto il permesso. La verità è che adesso ho paura ad incontrarmi nuovamente con lui. Come glielo spiego ?

In che condizioni si trova Victor Polay ?

Adesso è migliorato un po', perché la prima volta che ho potuto vederlo (nel 1994) sembrava uno spettro. Lo avevano torturato applicandogli l'elettricità ai testicoli, gli hanno rotto la clavicola sinistra a colpi, hanno minacciato di gettarlo dall'aereo con il quale lo hanno portato a Lima... Volevano bruciarlo. Montesinos (Vladimiro Montesinos, responsabile dei servizi segreti peruviani) cercò di fargli firmare una lettera nella quale rinunciava alla sua lotta, e quando rifiutò gli disse : "Non uscirai mai vivo da questa cella, te ne andrai via in una bara".

Victor è recluso in condizioni che non si potrebbero augurare neppure alle bestie. Lo tengono in una tomba di due metri per due, con un buco al centro per defecare. C'è un piccolo foro nel tetto di 15 centimetri dal quale entra un po' di luce e una feritoia alla porta dalla quale gli passano il cibo in modo che non possa vedere i suoi carcerieri. E' mezzo cieco e zoppo.

Quando ha scoperto che suo figlio era vincolato all'MRTA ?

Lo stesso giorno in cui presero Juanjui (un villaggio di San Martin che occuparono all'inizio). Sospettavamo che fosse implicato in questo da quando andò a studiare a Parigi (rimase lì sei anni), ma mai gli abbiamo domandato qualcosa perché era il bambino viziato della famiglia.

Comunque, avevo il presentimento, e ho sofferto molto perché mi ricordavo dei primi tempi dell'APRA. Sapevo cosa avrebbe dovuto passare perché era accaduto anche a noi, che all'inizio ci chiamavano ladri, borsaioli, criminali.

Il governo dice che suo figlio è un terrorista

No. Mio figlio è un "lottatore sociale", un guerrigliero. Terrorista è colui che ricorre al terrore, e non è questo il caso. Quando hanno cominciato la loro lotta a San Marin, ogni villaggio che occupavano la gente li salutava, ballavano con le signore e se bevevano una coca cola la pagavano.

Suo figlio ha delle speranze di abbandonare un giorno la prigione o crede morirà in carcere ?

Victor ha una fede incrollabile. Neppure un leone avrebbe potuto sopravvivere alle condizioni nelle quali lui vive se non fosse per la sua fede. Anche se può sembrare una bugia, è un cattolico convinto fino al punto che ad un certo punto scrisse ad un sacerdote per pregarlo che la Chiesa assegnasse un cappellano al suo esercito (le forze dell'MRTA).

Tratto da Rebelion Internacional

(Tradotto a cura del Comitato Chiapas di Torino)



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