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il manifesto" del 29 Luglio 1998

"Washington arma l'Uck"

Parla la pacifista americana Sara Flounders, dell'"International Action Center", il gruppo dell'ex ministro della giustizia, Ramsey Clark

- JEAN TOSCHI VISCONTI -

L' International Action Center (Iac) è un attivo gruppo di pacifisti americani fondato nel 1991 dall'ex ministro della giustizia, Ramsey Clark, noto per le sue opposizioni ad alcune decisioni politiche degli ultimi governi statunitensi. Il centro nasce per protestare contro la guerra del Golfo e le sanzioni all'Iraq, causa della morte di oltre mezzo milione di bambini. Si batte contro il razzismo, gli stupri, la povertà e denuncia il militarismo. Si schiera contro l'impiego dell'"uranio impoverito" - materiale nucleare di scarto impiegato per costruire carri armati, bombe e granate - riconosciuto come la causa della Sindrome del Golfo negli Stati uniti e di molte forme di cancro dei civili iracheni.

Sara Flounders, uno dei maggiori esponenti del gruppo e autrice di un interessante libro Bosnia Tragedy in cui racconta come il Congresso Usa il 5 novembre 1991 approvò la legge (101/513) che sanciva la dissoluzione della Jugoslavia attraverso il finanziamento diretto di tutte le nuove formazioni nazionaliste, si trova a Washington per partecipare a radio-dibattiti sul Kosovo, da dove risponde ad alcune nostre domande.

Perché gli Stati Uniti si sono seccamente opposti alla creazione di una Corte internazionale per i crimini di guerra?

L'unico possibile successo di un simile tribunale è costituito dal fatto che le maggiori potenze mondiali vi partecipino, e credano nell'importanza di una Corte internazionale imparziale. Questo non è affatto nell'agenda degli Stati uniti. Il governo statunitense vuole un Tribunale che giudichi qualsiasi nazione abbia nel mirino, con la certezza di non essere mai indagato a sua volta. Questa è la ragione principale delle difficoltà sorte per creare la Corte internazionale. Molto apertamente, gli Usa hanno manifestato il timore che molto presto potrebbero diventare oggetto di giudizio e questo dimostra la loro vulnerabilità.

Gli Stati uniti hanno cercato di istituire per anni una Corte internazionale per i crimini che agisse sotto il Consiglio di sicurezza dell'Onu, il che avrebbe dato agli Stati uniti, principalmente, e alle altre maggiori potenze il controllo su di essa. Il Tribunale per i crimini nell'ex Jugoslavia dell'Aja è praticamente un sotto-comitato del Consiglio di sicurezza come la Corte penale per il Rwanda. Un simile tribunale ha tutte le protezioni desiderate dagli Usa. Possono mettere sotto giudizio qualsiasi nazione piccola o media e sono loro stessi i giudici, gli accusatori e gli esecutori delle condanne. Un simile tribunale ha inoltre un enorme valore propagandistico ed anche la capacità, come si è visto al Tribunale dell'Aja, di arrestare e accusare anche dei capi di stato, personaggi liberamente eletti, e decidere chi deve e non deve presentarsi alle elezioni. Poi, molti casi di crimini di guerra delle due ultime generazioni dopo la seconda guerra mondiale e prima della costituzione di un Tribunale internazionale imparziale, coinvolgerebbero gli Stati uniti: che si parli di devastazione del Vietnam, mine nei porti del Nicaragua, del bombardamento senza pretesto della Libia, di invasione del Libano, del crimine verso l'Iraq che continua ancora oggi, del ruolo degli Stati uniti in Indonesia, dove centinaia di migliaia di persone furono assassinate per intervento diretto di Washington che fornì le liste dei comunisti e progressisti ai militari golpisti. Oppure di "Scuola delle Americhe", nello stato della Georgia, una scuola d'addestramento per gli elementi che formano gli squadroni della morte nei paesi sudamericani. Un Tribunale per i crimini di guerra imparziale sarebbe costretto a mettere sotto processo gli Stati uniti. Gli Stati uniti lo sanno, per questo non vogliono nessun Foro internazionale dove i loro atti possano essere esaminati.

Il 19 luglio scorso, il Senato americano ha definito all'unanimità Slobodan Milosevic - lo stesso che ha firmato con Clinton e Holbrooke la pace di Dayton - criminale di guerra e ha chiesto al governo americano la sua incriminazione al tribunale speciale per i crimini di guerra. Senza nominare le responsabilità, ormai provate, nello scatenare la guerra di Tudjman e Izetbegovic. Perché solo ora? Ha a che fare con l'istituzione della nuova Corte internazionale o con la situazione in Kosovo?

Credo che la decisione dipenda da entrambi i problemi, ma è principalmente guidata dalla situazione in Kosovo. Quando la risoluzione è stata votata, Holbrooke, l'inviato americano per i Balcani disse che si sarebbe dovuto focalizzare l'attenzione sulla causa del problema. Quello che vogliono sancire è che gli Usa non sono in nessuna misura responsabili, e lo sono principalmente, per l'inizio, lo sviluppo e la continuazione della guerra nella regione. Soprattutto per il pubblico domestico in America, devono avere qualcuno da incolpare. La dichiarazione di Holbrooke è stata rivelatrice, dimostra che vogliono definire un capro espiatorio. Molti accusano Milosevic di essere stato troppo collaborativo, di avere fatto troppi accordi con gli Stati uniti, e questo è un esempio di cosa gli ha portato. Dovrebbe essere giudicato da una Corte internazionale e non da quella istituita dagli Usa, dove hanno ogni potere.

Qual è la politica americana in Kosovo e nei Balcani?

Ritengo che gli Stati uniti armino e finanzino l'Esercito di liberazione del Kosovo (Uck). I fondi vengono in grande parte dagli Usa, dalla Germania e da alcuni altri paesi europei. La notizia dei finanziamenti evoluti dalla mafia kosovara ricorda quello che succedeva con i Contras in Nicaragua: viene data carta bianca per controllare una parte del traffico di droga al di là delle loro proprie risorse, ma in verità li usano come socio nascosto (cold partner). In Nicaragua il socio nascosto dei trafficanti era la Cia, come per le forze dei Mujaheddin in Afganistan e la droga fluiva in Europa e negli Stati uniti. Il denaro proveniente era impiegato per gli extra, l'olio per lubrificare il meccanismo bellico, ma i veri fondi per la macchina da guerra venivano dagli Stati uniti. Oggi, le armi che possiede l'Uck - sei mesi fa le loro forze erano di 60-100 elementi (dati della stampa americana e della Casa bianca) - vengono dagli Stati uniti e l'armata è una creazione della politica americana non solo della repressione serba. Lo provano gli stessi armamenti di cui sono dotati: oggi hanno tubi da spalla per missili ad aria, lanciagranate supermoderne, tubi anticarro. I vecchi gruppi di liberazione con fondi, contatti, volontà, determinazione come Olp e Ira non hanno mai potuto ottenerli. Non si spiegherebbe altrimenti che un gruppo nato in pochi mesi, sia in possesso di armamenti introvabili sul mercato internazionale a meno che non gli siano stati consegnati. Non bastano i kalashnikov dell'Albania in rivolta del '97. La storia della forte mafia kosovara è una copertura delle responsabilità di Washington.

A questo punto l'Uck è armato, ma non può essere riconosciuto ufficialmente, perché non esiste un rappresentante ufficiale. L'indipendenza del Kosovo creerebbe gravi scompensi nei Balcani, forse un'esplosione. C'è lo status quo...

Effettivamente l'Uck non ha potere politico, non un programma, nessuna leadership, quindi nessuna credibilità, ciònonostante Holbrooke li incontra e negozia la loro entrata nel processo di pace. A suo tempo Henry Young, ambasciatore americano all'Onu, per avere soltanto stretto la mano all'ambasciatore dell'Olp ad un incontro mondano, fu rimosso dal suo posto. La Cina per 20 anni non ha potuto occupare il suo seggio alle Nazioni unite. Questo dimostra che quando il governo degli Stati uniti non vuole riconoscere un'entità è irriducibile. Qui, al contrario, c'è un gruppo, l'Uck, una completa invenzione creata pochi mesi fa senza una propria leadership almeno conosciuta e una provata autonomia, e Holbrooke dice che deve partecipare agli incontri di pace.

Quale sarà la decisione del governo americano sul Kosovo?

La sua posizione ufficiale è contro l'indipendenza, a favore dell'autonomia del Kosovo. Devo però ricordare che era anche ufficialmente contraria alla dissoluzione della Jogoslavia, però stava lavorando in quel senso. Oggi, è lo stesso. Credo che quello che vuole per il Kosovo non è una vera indipendenza, ma un Kosovo dipendente e debole come vuole sia ogni singolo stato dei Balcani, anche per vigilare sulla subalternità dell'Europa. Il governo Usa vorrebbe eleggere un presidente "politico" per legittimare futuri interventi, come desidera farlo in Russia per le stesse ragioni. La situazione in Cecenia non è diversa da quella del Kosovo. In effetti vogliono una via diretta per la Russia e per il Caucaso, così in altre zone dove hanno interessi di petrolio. E un'altra sorgente di interesse in Kosovo sono le miniere, le raffinerie, le fabbriche: l'esercito che controllerà il territorio, avrà miniere e installazioni industriali.

Ora quale può essere la soluzione per il Kosovo? Uno statuto speciale, trasformarlo in una Repubblica inserita nella Federazione jugoslava o intervenire con la Nato e poi installare "basi" come in Bosnia?

Alla lunga credo che quest'ultima sia la strategia del governo americano. Hanno diverse basi nella regione includendo Albania e Macedonia, vogliono il controllo delle ferrovie e delle strade e per ottenere tutto questo sono pronti a fare scatenare caos e guerra per anni per giustificare la loro occupazione militare. La stessa strategia impiegata in Bosnia. E' importante considerare cosa può succedere alla Serbia se perde il Kosovo, perché parte della loro energia elettrica proviene dal carbone delle miniere. Sarebbe un vero colpo. Credo, però, che questa sia la politica che stanno seguendo. Ora gli Stati uniti prenderanno il ruolo di negoziatori fra le forze di Rugova e quelle dell'Uck. E' una partita di lungo periodo. Sono ambedue creazioni degli Usa. Bob Dole, ex candidato repubblicano alla presidenza, è il rappresentante politico ufficiale della "Repubblica del Kosovo". E l'attuale capo della Cia è John Tenè, di origine albanese - ha avuto un ruolo nella tenuta e nella caduta di Berisha. Questo dimostra che ambedue i partiti, democratico e repubblicano, sono uniti in questa politica: possono avere direttive diverse, ma sono ambedue d'accordo nello staccare il Kosovo dalla nuova Federazione jugoslava. E anche nel loro diritto d'intervento.

Contatti: International Action Center - 39 West 14th Street, #206, New York, NY 10011 - phone: 212-633-6646 fax: 212-633-2889 web site: http://www.iacenter.org email: iacenter@iacenter.org


la nato bombarda la jugoslavia


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