SULLA VIOLENZA SESSUALE

documento del CSOA Macchia Rossa di Roma (gennaio 2001)

Con questo documento vogliamo esprimere il nostro punto di vista sulla questione della violenza sessuale. Questo punto di vista è tutto in via di elaborazione, l’inizio di un percorso che fra mille difficoltà abbiamo iniziato alcuni mesi fa e che con metodo serrato stiamo cercando di portare avanti. Appropriandoci degli strumenti analitici necessari. Vogliamo quindi assumerci in prima persona la responsabilità delle questioni da noi poste. Non siamo certo arrivati a nessuna conclusione. E questo lo diciamo con molta umiltà ma soprattutto perché questa convinzione di essere lontani dall’arrivare a una qualsiasi conclusione diventa metodo di lavoro. Fare nostro un patrimonio politico-culturale espressosi negli ultimi trent’anni significa riscoprire tesi e controtesi purtroppo accantonate, relegate in un angolo, a volte superate in positivo, a volte semplicemente rielaborate. Su questo diciamo subito che il pensiero femminista ha espresso un livello qualitativo altissimo e da esso possiamo non solo prendere spunto ma trarre strumenti, metodi, analisi, e soprattutto esperienza reale. Ma non basta. E soprattutto diciamo chiaramente da subito che non vogliamo copiare. Sbaglieremmo. Vogliamo al contrario costruire un percorso analitico al fine di elaborare un nostro pensiero. Di genere. Maschile. Perché stiamo ragionando fortemente sulle questioni di genere. E sulla violenza compiuta dal genere maschile. Di cui facciamo parte, e non ce ne chiamiamo fuori. Sia chiaro. E saremmo presuntuosi se volessimo assumere in toto il pensiero femminista. Ragioniamo sul pensiero della differenza. E da lì vogliamo partire.

Quindi diamo il nostro punto di vista sulla violenza sessuale. Per chiarire ulteriormente la lettura che abbiamo dato delle vicende di stupro a tutti\e note ma soprattutto per mettere un punto in avanti sulla strada dell’elaborazione teorica.

Questo è un work in progress. Forse domani potremo esprimere qualcosa di più significativo e articolato e complesso ma riteniamo sia essenziale esprimere da subito i punti del nostro lavoro. Un lavoro parallelo che interagisce costantemente con l’esterno e non è esclusivo frutto di un percorso di autoisolamento autocoscienziale tutto interno ai compagni del centro sociale. Non a caso questo documento è anche, ma non solo ovviamente, frutto dello stimolo offertoci da una Riunione effettuata con i compagni e le compagne del Collettivo Politico Universitario Antagonista. Da quella riunione il dibattito, la riflessione, la sintesi, ha fatto alcuni passi in avanti, cogliendo elementi e differenziazioni, per quanto soggettivamente ci riguarda, notevoli. Soprattutto sulla questione terminologica e concettuale della violenza sessuale e dello stupro, che ora andiamo ad esporre.

Nei rapporti fra i generi l’elemento sessuale è costantemente presente. Puo’ essere latente, puo’ essere radicato nei comportamenti, puo’ essere represso. Ma è sempre presente. Qualcuna ci ha chiesto perché parliamo sempre di sesso e non di potere. Ecco. Perché crediamo che i rapporti di potere e subordinazione e controllo tra gli uomini e le donne sono comunque e sempre regolati dall’elemento sessuale e non semplicemente sessuato. La violenza sessuale compiuta dal genere maschile non è l’eccezione, non lo è purtroppo neanche la penetrazione violenta. Anzi, è la regola generale dei rapporti uomo-donna, in tutti i suoi aspetti, livelli, sfumature. Lo è dall’infanzia da quando noi uomini alzavamo le gonne delle bambine “per gioco”. Quella non è violenza sessuale ?

Lo sappiamo. È difficile da mandare giù per noi “maschietti liberati”. Ma forse è l’unico modo per uscire dal nostro ruolo. Analizzare, sviscerare, criticare, distruggere.

E ricostruire. Ricostruire noi stessi, i rapporti con le donne, fra noi uomini. Le relazioni sociali. Perché crediamo sia necessario, parafrasando Victor Siedler, coniugare l’esperienza personale, le fonti storiche, gli strumenti culturali come pezzi dello stesso progetto. Quindi lo ribadiamo: il personale è politico ! Perché l’esperienza personale è e deve essere valorizzata come parte integrante della politica, patrimonio politico.

Speriamo che qualcuno non interpreti il nostro come facile lavoretto di psicologia spicciola. Così non è e non vuole essere.

Quando un uomo picchia una donna in seguito a un rifiuto commette una violenza di tipo sessuale e non semplicemente sessuata. Quando un uomo subordina le azioni , i desideri, i pensieri, di una donna ai propri interessi sessuali commette una violenza sessuale. Quando un uomo non lascia esplicitare il libero e consapevole desiderio sessuale di una donna commette una violenza sessuale. Quando un uomo quantifica il proprio potere riuscendo a sottacere, velare, far si che sia latente l’elemento sessuale costringe la donna a una condizione psicologica di paura, terrore e assenza di consapevolezza del livello di sfruttamento e di subordinazione imposto e sostanzialmente non fa altro che ribadirle: “ NON CREDERE DI AVERE DEI DIRITTI ”. “Lo stupro è un atto di violenza contro il corpo diverso della donna, contro l’elemento non cancellabile della sua differenza. La causa dello stupro è nel fatto che gli uomini considerano il corpo femminile disponibile per noi, alle sole condizioni poste dallo stato dei rapporti fra noi uomini”. Questo passo citato dal libro “Non credere di avere dei diritti” ( Libreria delle Donne di Milano, 1987 ) ci sembra che colga in assoluto il punto della questione. Su questo aggiungiamo che oggi non sappiamo compiere un’esatta distinzione fra i termini-concetto della violenza sessuata – sessuale e non perché non conosciamo il significato ma perché crediamo che il confine sia troppo sottile. Forse non esiste. Non lo sappiamo, ancora. E di conseguenza riconduciamo in linea di massima la violenza di un uomo verso una donna al sessuale e non al sessuato. E su questo, comunque stiamo ancora riflettendo.

Nel precedente documento ( SPEZZARE LA RETE CONFORMISTA DELL’OMERTA’ ) provammo a tracciare una riflessione sul fatto che la donna che subisce violenza spesso non vuole denunciarla, né in assoluto né come tale. Dunque. Vorremmo provare a chiarire il nostro punto di vista su questo. Noi non vogliamo assolutamente costringere nessuna donna a denunciare la violenza subita. Ma vogliamo semplicemente ragionare sul perché l’uomo compie questa violenza. Vogliamo invece denunciare le dinamiche che noi uomini ripetiamo all’infinito. Le dinamiche “cavalleresche”, “coatte”. Riproducendo così la logica del protezionismo della “merce donna”. Noi uomini non dobbiamo intervenire “per forza”, a prescindere dalla volontà della donna. Ma dobbiamo agire però rompendo il muro di silenzio e di omertà e di complicità che si erige in queste situazioni. Impedendo quindi che chi compie violenza trovi spazi di legittimazione, magari dettata anche solo dall’ambiguità che lasciamo sviluppare.

Quindi per quanto ci riguarda facciamo nostro quanto sinteticamente ma ottimamente affermato nel documento dell’assemblea delle compagne femministe nel luglio scorso riguardo al concetto di stupro e di violenza sessuale: “uno stupro non è solo penetrazione, è qualunque forma di violenza o sopraffazione agita a partire dalla propria appartenenza sessuale.” Documento che sottoscrivemmo in pieno già nel nostro precedente documento “BASTA STUPRI” . Forse qualcuno potrà rilevare una contraddizione in questa assunzione totale da parte nostra. Forse qualcuno lo farà in mala fede e a lui\loro non c’importa rispondere. Preferiamo rivolgerci ai pochissimi interessati a questo discorso dicendo che assumere un punto di vista può essere fatto in maniera dialogica, riscontrando immediatamente un limite, tutto nostro, ma leggendo anche un livello emozionale, e personale e quindi politico. Le convergenze possibili fra il pensiero femminista, soprattutto quello più radicale, e il nostro tentativo elaborativo sono fondative e non contraddittorie.

E se come crediamo il personale è politico crediamo anche che sia possibile leggere affermazioni come quelle di Victor Seidler in “Riscoprire la mascolinità” come affermazioni complementari, dialogiche e dialettiche e non in contraddizione con questo concetto del pensiero femminista. L’uomo ha fondato sulla razionalità il proprio agire, il proprio pensiero. Relegando alla sfera delle debolezze umane sentimenti, affetti, e soprattutto esperienze personali. Negandogli valore politico. Soprattutto quando sono devastanti per il proprio ruolo, per il proprio potere. Quindi. partiamo da lì. Partiamo dal distruggere i ruoli.

NESSUNO PUO’ CHIAMARSI FUORI

NESSUNO HA ALIBI

I compagni del centro sociale “Macchia Rossa” Magliana
Via Pieve Fosciana, 56\82
Tel\fax 0655260306
e-mail: csoamacchiarossa@tiscalinet.it


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