Da Domenica, inserto de Il Sole 24 ore, 11/12/1994:

PSICHE - La contrapposizione maschile - femminile come prodotto culturale

Via la maschera dalla sessualita'

Tutte le societa' riproducono questa struttura binaria non naturale

di Umberto Galimberti


Diventiamo incerti su tutto, anche sul sesso. Non sappiamo se la democrazia incomincia a due oppure a tre (Luce Irigaray), e neppure se la seduzione e' un gioco di volti o di maschere (Aldo Carotenuto), ma soprattutto non sappiamo con sicurezza se maschile e femminile sono eventi biologici o prodotti culturali, se il gioco del travestitismo e della transessualita' e' un incidente di percorso o cio' che toglie alla Legge la sua maschera. Un libro intelligente, colto e brillante che ha per titolo Interessi truccati, di cui questo giornale si e' gia' occupato in occasione della sua pubblicazione in lingua inglese, (vedi Giulia Ceriani sul Sole-24 Ore Domenica del 2 febbraio), indaga, a partire dal transessualismo, la figura del "terzo" che la logica binaria in uso in Occidente nomina terzo escluso.

La figura del "terzo" e' stata introdotta dalla tragedia greca per sfidare quella simmetria binaria che rendeva stabile e prevedibile il discorso tra protagonista e antagonista.

Vero / falso, bene / male, giusto / ingiusto, destra / sinistra, maschile / femminile hanno sempre escluso la "via di mezzo" che avrebbe infranto il codice binario con cui la logica, la morale, la giustizia, la politica e la sessualita' hanno costruito i propri edifici d' ordine e di riferimento. Ma ora che il Mondo dell' Ovest, il protagonista, ha perso il Mondo dell' Est come suo antagonista, il Terzo Mondo, in cui rifluiva tutto il mondo non compreso in alcuna delle due aree di riferimento, smaschera l' artificialita' della logica binaria e la figura del terzo emerge nella sua potenza dissolvente a partire anche da quella apparente marginalita' che sono le nostre notti urbane popolate dal "terzo sesso" a proposito del quale interessante diventa l' indagine di Marjorie Garber su le "logiche travestite" dove si esplora il modo in cui il travestitismo crea cultura, e dove si sospetta che sia proprio la cultura a creare i travestiti.

Che dire? Innanzitutto che nessun essere "per natura" e' relegato in un sesso. L' ambivalenza sessuale, l' attivita' e la passivita' e' iscritta come differenza nel corpo di ogni soggetto, e non come termine assoluto legato a un determinato organo sessuale. Ma questa ambivalenza sessuale profonda deve essere ridotta perche' altrimenti sfuggirebbe all' organizzazione genitale e all' ordine sociale. Tutto il lavoro ideologico consiste allora nel disperdere questa realta' irriducibile per ridurla semiologicamente alla grande distinzione del maschile e del femminile, intesi come due sessi pieni, assolutamente distinti e opposti l' uno all' altro.

Risolta la differenza dei sessi nella differenza degli organi sessuali, il corpo, consegnato alla sua anatomia, rimuove la sua originaria ambivalenza erogena per iscriversi in quello statuto sessuale che, se da un lato gli consente di entrare senza fraintendimenti nell' ordine sociale, e' pur sempre una forma di segregazione, una definizione.

La distinzione maschile / femminile fu il primo principio d' ordine intorno a cui si organizzarono le culture primitive che non conoscevano alcuna forma di lavoro a cui partecipassero insieme uomini e donne. Se ad esempio gli uomini cacciavano, alle donne era lasciata la cura di raccogliere, se la foresta era lo spazio del maschile, l' accampamento lo era del femminile, foresta e accampamento risultano cosi' distinti da segni contrari a seconda che si tratti di uomini o di donne. Spazio del rischio, del pericolo, dell' avventura per l' uomo, la foresta e' per la donna una pura estensione neutra tra due tappe. Al polo opposto, l' accampamento e' lo spazio in cui la donna si realizza e in cui l' uomo si riposa. L' opposizione sessuale diventa opposizione dello spazio e del tempo vissuti rispettivamente dall' uomo e dalla donna, diventa opposizione socio-economica tra un gruppo di produttori e un gruppo di raccoglitori-consumatori.

L' opposizione tra l' arco e il canestro, assegnati fin dall' infanzia rispettivamente ai bambini e alle bambine presso alcune tribu' indiane dell' America latina (Pierre Clastres, La societa' contro lo Stato, Feltrinelli), e' il segno che testimonia quanto spazio culturale ha invaso la prima discriminazione,il primo segno iscritto sul sesso del corpo.

Gli ameroindi apprendono questa prima grande distinzione secondo cui funziona la loro societa' attraverso un sistema di proibizioni reciproche per cui, ad esempio, e' vietato alle donne toccare l' arco dei cacciatori e agli uomini maneggiare il canestro.

In questo modo la sessualita' si diffonde sugli oggetti che, perdendo la loro neutralita' (nec uter), diventano segni che richiamano la necessita' di non trasgredire l' ordine sociale che regola la vita del gruppo.

La realta' sociale, gia' con i primitivi, e' quindi il prodotto dell' opposizione dei segni sessuali, ma allora e' l' opposizione che genera l' effetto di realta' . Nessuno ha mai visto la realta' nella sua innocenza, ma sempre e solo la realta' gia' costellata da segni di opposizione, dove la prevalenza di un polo rispetto all' altro serve a discriminare la realta' dall' immaginario.

Se dunque la realta' e' sempre l' esito allucinatorio della prevaricazione di un polo dell' opposizione arbitrariamente istituita, possiamo intendere come la separazione sessuale maschile / femminile non sia la realta' , ma la prevaricazione del maschile che, scambiando se stesso con la realta' , riduce la donna a suo immaginario. La liberazione della donna, che oggi vorrebbe concludere la lunga sfida del femminile sul maschile, che, sotterranea, ha percorso tutta la storia sessuale della nostra cultura, non puo' avvenire all' interno dell' opposizione dei segni, perche' altrimenti il suo esito sarebbe gia' "superato" nel semplice capovolgimento dell' allucinazione, dove la realta' diventa il femminile che esorcizza nel maschile il suo immaginario.

Fallito il progetto femminista perche' , procedendo con lo stesso codice binario, duplicava a rovescio quello maschilista, il gesto della liberazione sessuale passa oggi al transessuale e, in allusione, al travestito che, disorganizzando lo spazio sociale inteso come spazio del maschile e del femminile, mette in questione il discorso della legge nel suo processo di identificazione del corpo che gioca la sessualita' nel misconoscimento della differenza.

Interrogarsi sul significato del travestitismo e della transessualita' significa interrogarsi non su una cosa, ma su una parola creata dalla legge che, assegnando un nome, ha tentato di esorcizzare quel "sintomo", quell' incidente che, non segnalato, potrebbe sconvolgere la grammatica del suo discorso e smascherarne l' ideologia. La credibilita' della legge e' infatti proporzionata alla sua capacita' di confondere i nomi con le cose; l' efficacia dei suoi nomi e' nella loro capacita' di assorbire completamente le cose in modo che l' ordine legale, l' ordine dei nomi, possa apparire come ordine naturale, come l' ordine delle cose.

Risolto ogni significato della sessualita' nella pura riproduzione, con conseguente espulsione di ogni piacere non riproduttivo, il discorso della legge si vede smentito dal "sintomo" transessuale che esprime una sessualita' in cui si celebra il piacere e non la riproduzione. La legge allora, per non rinnegare quell' equazione di nomi con cui ha risolto la sessualita' nella riproduzione, espelle dal suo discorso il transessuale e lo definisce contro-legge, perche' contro-natura. E cosi' , il messaggio transessuale, che ascoltato potrebbe allargare il concetto di sessualita' fino a riconciliare quest' ultima col piacere, viene sfruttato dalla legge per rafforzare il suo momento ideologico che consiste nel suo rappresentarsi come identica alla natura, come legge di natura. Gioco di prestigio la cui condizione e la cui posta sono l' esclusione della transessualita' che, a questo punto, non esiste come soggetto, ma come effetto del discorso legale.

Ma il gioco di prestigio della legge diventa un gioco pericoloso per il transessuale perche' , se la legge si costituisce sulla differenza dei sessi, il transessuale si trova immediatamente nell' impossibilita' di ammettere la legge, e quindi nell' alternativa o di essere costitutivamente segregato, o di rifiutare la segregazione prendendosi gioco della legge.
Ma giocando la legge, il transessuale non fa che rafforzarla e quindi rappresentarla per altri. In questo modo, da punto di rottura, da "sin-tomo" nel senso di in-cidente nel discorso della legge, il corpo transessuale e' trasformato dalla legge in un suo rappresentante, cui e' consentito l' accesso al piacere solo nella ripetizione del sintomo.

Questa limitazione, da un lato assicura il transessuale che nella ripetizione puo' mostrare agli altri e a se stesso che la legge della divisione dei sessi non vale, dall' altro assicura la legge che, emarginando il transessuale, salva i margini del suo testo.
Nel testo della legge ogni accadimento deve acquisire una sua dignita' formale, deve iscriversi su qualche registro, deve camminare lungo sentieri il cui percorso e' marcato dalla coazione all' identita' .

Giocata non sull' essere, ma sull' avere (il fallo), la differenza sessuale e' la maschera eretta sull' elusione del corpo per dissolverne la profonda ambivalenza, che, mantenuta, non consentirebbe la divisione sociale dei sessi, dei ruoli e quindi del lavoro.
Il principio di identita' sessuale non lo si ottiene da una fenomenologia del corpo, e tanto meno da un' analisi del suo profondo, ma da quell' operazione logica che, risolvendo la sessualita' nella genitalita' , fa di quest' ultima il principio universale che la cultura ha sempre mantenuto intorno al sesso e al corpo, quasi l' equivalente generale dei valori sociali, il caposaldo e il richiamo ultimo delle istituzioni.
Ma allora la differenza sessuale, se da un lato e' la causa della riproduzione della specie, dall' altro e' l' effetto della produzione sociale, e questo non nel senso ovvio e scontato secondo cui ogni riproduzione sessuale e' sottoposta all' ordine di una cultura, ma in quello piu' profondo secondo cui il dispositivo significante della differenza sessuale gioca a livelli che oltrepassano a tal punto le modalita' biologiche della riproduzione da far ritenere che quella differenza sia piu' sessuata che sessuale.
Sembra, infatti, che fin dal tempo delle societa' arcaiche i rapporti sessuali abbiano dovuto incessantemente testimoniare, nella loro realizzazione, altro da cio' che sono. Testimoni di, ma al solo scopo di essere testimonianze per.

Ma perche' la sessualita' non e' mai stata al suo posto? Chi l' ha chiamata a testimoniare per altro, quindi a significare, a moltiplicarsi, ad apparire in tutti i luoghi, a dominare? E qui non si parla del dominio dell' uomo sulla donna, ma del dominio di un rapporto sociale su altri nella logica del funzionamento della societa' . Sappiamo che la subordinazione visibile della sessualita' nell' ambito dei rapporti sociali e' la prova del suo predominio invisibile. Ma allora la sessualita' incomincia ad allucinare quando incomincia a fungere da segno e da ragion d' essere di cio' che essa non e' , di cio' che non ha realmente rapporto con essa.
Forse essa produce piu' fantasmi non quando ha a che fare con l' altro-in-persona, ma quando diviene altro da cio' che e' , quando e' costretta a ricevere da "altrove" un senso che essa propriamente non ha. Questo "altrove" e' la societa' che, assumendo la sessualita' come dispositivo significante, la rimuove come vicenda erogena, per diffonderla come significato universale. Se cio' fosse vero, la psicoanalisi dovrebbe leggere nei messaggi della sessualita' tutto cio' che viene da altrove, e smetterla di trovare nella sessualita' l' origine ultima delle significazioni sociali. Lungo questa direzione, la psicoanalisi perderebbe un po' della mitologia che la circonda, ma in compenso, liberando la sessualita' della sua significazione ulteriore, libererebbe l' uomo da quei fantasmi che proprio quell' ulteriorita' e quella sua onnipresenza allucinatoria gli inducono.

Ma per questo ci vuole tempo, e col tempo quell' apertura della mente che non teme il suo tracollo quando la realta' mostra il suo volto non piu' nascosto da quella maschera che il codice binario ha imposto al sesso e alle connesse vicende d' amore che L' eros di Alberto Bevilacqua, vertiginosamente giunto in un mese alla sua 205millesima copia, neppure sospetta.

Marjorie Garber, "Interessi truccati. Giochi di travestimento e angoscia culturale", Raffaello Cortina Editore, Milano 1994, pagg. 392, L. 42.000;

Luce Irigaray, "La democrazia comincia a due", Bollati Boringhieri, Torino 1994, pagg. 180, L. 20.000;

Aldo Carotenuto, "Riti e miti della seduzione", Bompiani, Milano


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