Cervello maschile, cervello femminile: quali differenze?


Nel quadro delle ricerche scientifiche relative alle differenze di genere, vengono attualmente realizzati molti sforzi nell'intento di comprendere i tratti differenziali legati al dato biologico. Queste ricerche presero inizio nel corso del XIXo secolo quando la comunità scientifica, sulla base di dati anatomici, decreto l'inferiorità intellettuale della donna rispetto all'uomo. I ricercatori evidenziarono nella donna i chiari segni biologici di un organismo limitato, in alcune pubblicazioni fu posto l'accento sulle differenze tra gli emisferi cerebrali: l'emisfero sinistro definito "maschile", era ritenuto la sede dell'umanità, dell'intelligenza, della coscienza e della ragione; l'emisfero destro, che si riteneva fosse particolarmente sviluppato nei bambini, nelle razze di colore, nei criminali e nelle donne, era responsabile dell'animalità, dell'istinto, della non-coscienza e della follia. Il limite della donna fu anche evidenziato dalle dimensioni inferiore del suo cervello rispetto a quello dell'uomo.

Oggi i tempi sono cambiati, dai semplici strumenti di dissezione utilizzati nel XIXo sec. si è passati alla tomografia a emissioni di positroni e la risonanza magnetica nucleare, tecniche che permettono di evidenziare le differenze della cervello dell'uomo e della donna. Questo ha permesso di smentire le sciocchezze proclamate nel secolo scorso ed evidenziato nuove e sottili differenze che emergerebbero dall'azione dei geni e degli ormoni sessuali. In un certo senso sembrerebbe quindi che il cervello sia sessuato e che alcune caratteristiche femminili o maschili siano l'inesorabile espressione di un programma genetico prestabilito. I risultati ottenuti fino a oggi non sono tuttavia concordi e la domanda centrale, che non ha ricevuto ancora una risposta, è l'origine di tali presunte differenze.

La questione è evidentemente piena di insidie e supera l'ambito di intervento della biologia. Una semplicistica interpretazione della problematica darebbe infatti risposte sbagliate a problemi molto più complessi. Alcuni vorrebbero per esempio sapere se le differenze che si misurano a un livello sociale come la ripartizione dei ruoli all'interno della società, della casa o a livello del mondo professionale come la bassa percentuale di donne iscritte alla facoltà di informatica o la bassa percentuale di uomini che fanno gli infermieri o che fanno il bucato sia in qualche modo scritta nelle nostre cellule, prestabilita dal DNA e dagli ormoni sessuali. In altre parole, nelle differenze tra uomo e donna, quanto c'è di innato e quanto c'è di appreso? Fin dove i comportamenti derivano dall'azione dei geni e fin dove invece, l'educazione, il modello socioculturale, le convenzioni sociali, l'apprendimento modellano il mio cervello per farlo diventare maschile o femminile.

Sappiamo infatti che una caratteristica dei circuiti cerebrali è quella di rispondere attraverso modifiche funzionali e strutturali agli stimoli dell'ambiente (cultura e educazione compresi) e che il nostro cervello è dotato di una capacita di modificarsi sulla base degli input che gli pervengono dall'ambiente circostante. Le differenze notate nei cervelli maschili e femminili sono il risultato di un determinismo genetico oppure il frutto di stimoli differenti indotti dal trattamento differenziale dei due sessi? Le diversità biologiche esistenti tra uomo e donna hanno radici profonde e organiche tanto da rendere utopica la lotta per le pari opportunità oppure il dato biologico e presente ma solo secondario?


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