di MARIO REGGIO
ROMA - Non è una sconfessione ufficiale del Consiglio Superiore di
Sanità ma poco ci manca: il ministro Rosy Bindi ha infatti affidato
all'Osservatorio sulla Tutela della Salute Mentale il compito di preparare,
entro una quindicina di giorni, le "linee guida" sull'uso terapeutico
dell'elettrochoc. La decisione è giunta ieri, al termine di un lungo
incontro, durante il quale tutti i componenti dell'Osservatorio hanno espresso
dure critiche al documento scientifico elaborato da una commissione del
Consiglio e diffuso sotto forma di circolare a tutte le Regioni con tanto
di firma del ministro. "Le "linee guida" indicheranno le
metodologie, le procedure, le garanzie e la necessità del consenso
del paziente - afferma Massimo Cozza, psichiatra dell' Osservatorio - per
fermare chi ne abusa nelle case di cura private e addirittura a domicilio".
Una volta elaborate, le nuove regole verranno vagliate dal nuovo Consiglio
Superiore di Sanità, da pochi giorni "rivoluzionato" proprio
da Rosy Bindi. Il documento scientifico preparato da cinque esperti considera
l'elettrochoc come intervento di "prima scelta" quando si profila
il rischio di suicidio del paziente, se le cure farmacologiche risultano
inefficaci, quando i farmaci hanno effetti negativi e nel caso in cui il
paziente dovesse esprimere la sua preferenza per questa terapia. Poi giudica
l' elettrochoc efficace dal 70 al 90 per cento in presenza di depressione
con sintomi deliranti, nel 77-85 per cento delle forme maniacali, nelle
forme schizofreniche, in presenza di sindrome maligna di neurolettici, catatonia,
di gravi disturbi mentali in caso di gravidanza e nella psicosi puerperale.
La notizia della diffusione della circolare ministeriale, ai primi di marzo,
scatenò una ridda di polemiche. Il professor Giovan Battista Cassano,
docente di Psichiatria all'Università di Pisa ed uno dei cinque esperti
che avevano elaborato il documento, accusò i critici di aver scatenato
"una reazione emotiva vergognosa, una vera guerra di religione; l'elettrochoc
è uno strumento salvavita e sottoutilizzato in Italia". Le polemiche,
comunque, hanno avuto l'effetto di aprire una giusta riflessione sull'uso
generalizzato dell'elettrochoc. Un sistema terapeutico diffuso in molte
case di cura private ma del quale nessuno conosce la vera consistenza: nel
'94 il ministero provò a fare luce sull' uso della terapia. Ma solo
sei regioni risposero all'invito. "L'Osservatorio ha deciso di aspettare
le linee guida prima di procedere all'indagine a livello nazionale - afferma
il professor Massimo Cozza - intanto fissiamo alcuni punti fermi: oltre
alla limitazione dei casi, l' obbligatorietà dell'anestesista e della
sala di rianimazione". Sulla decisione di affidare all'Osservatorio
lo studio di un nuovo documento, in serata, è intervenuto il sottosegretario
alla Sanità Monica Bettoni: "Suona implicitamente critica verso
il parere espresso dall'uscente Consiglio Superiore di Sanità, bene
ha fatto il ministro Bindi a rimettere la discussione all'Osservatorio che
racchiude in sè le competenze e le esperienze preziose, acquisite
da chi lavora sulla malattia mentale".