stop elettroshock
la Repubblica.it

19 marzo 1997
Sull'elettrochoc dietro-front del ministro Bindi
Nuovo studio dell'Osservatorio sulla Salute Mentale

di MARIO REGGIO

ROMA - Non è una sconfessione ufficiale del Consiglio Superiore di Sanità ma poco ci manca: il ministro Rosy Bindi ha infatti affidato all'Osservatorio sulla Tutela della Salute Mentale il compito di preparare, entro una quindicina di giorni, le "linee guida" sull'uso terapeutico dell'elettrochoc. La decisione è giunta ieri, al termine di un lungo incontro, durante il quale tutti i componenti dell'Osservatorio hanno espresso dure critiche al documento scientifico elaborato da una commissione del Consiglio e diffuso sotto forma di circolare a tutte le Regioni con tanto di firma del ministro. "Le "linee guida" indicheranno le metodologie, le procedure, le garanzie e la necessità del consenso del paziente - afferma Massimo Cozza, psichiatra dell' Osservatorio - per fermare chi ne abusa nelle case di cura private e addirittura a domicilio". Una volta elaborate, le nuove regole verranno vagliate dal nuovo Consiglio Superiore di Sanità, da pochi giorni "rivoluzionato" proprio da Rosy Bindi. Il documento scientifico preparato da cinque esperti considera l'elettrochoc come intervento di "prima scelta" quando si profila il rischio di suicidio del paziente, se le cure farmacologiche risultano inefficaci, quando i farmaci hanno effetti negativi e nel caso in cui il paziente dovesse esprimere la sua preferenza per questa terapia. Poi giudica l' elettrochoc efficace dal 70 al 90 per cento in presenza di depressione con sintomi deliranti, nel 77-85 per cento delle forme maniacali, nelle forme schizofreniche, in presenza di sindrome maligna di neurolettici, catatonia, di gravi disturbi mentali in caso di gravidanza e nella psicosi puerperale. La notizia della diffusione della circolare ministeriale, ai primi di marzo, scatenò una ridda di polemiche. Il professor Giovan Battista Cassano, docente di Psichiatria all'Università di Pisa ed uno dei cinque esperti che avevano elaborato il documento, accusò i critici di aver scatenato "una reazione emotiva vergognosa, una vera guerra di religione; l'elettrochoc è uno strumento salvavita e sottoutilizzato in Italia". Le polemiche, comunque, hanno avuto l'effetto di aprire una giusta riflessione sull'uso generalizzato dell'elettrochoc. Un sistema terapeutico diffuso in molte case di cura private ma del quale nessuno conosce la vera consistenza: nel '94 il ministero provò a fare luce sull' uso della terapia. Ma solo sei regioni risposero all'invito. "L'Osservatorio ha deciso di aspettare le linee guida prima di procedere all'indagine a livello nazionale - afferma il professor Massimo Cozza - intanto fissiamo alcuni punti fermi: oltre alla limitazione dei casi, l' obbligatorietà dell'anestesista e della sala di rianimazione". Sulla decisione di affidare all'Osservatorio lo studio di un nuovo documento, in serata, è intervenuto il sottosegretario alla Sanità Monica Bettoni: "Suona implicitamente critica verso il parere espresso dall'uscente Consiglio Superiore di Sanità, bene ha fatto il ministro Bindi a rimettere la discussione all'Osservatorio che racchiude in sè le competenze e le esperienze preziose, acquisite da chi lavora sulla malattia mentale".

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