stop elettroshock

il manifesto 09-Marzo-1997

Elettroshock, parere "violento" della Sanita'


Contro la depressione e le manie suicide, una circolare di Rosy Bindi ripropone ai servizi psichiatrici l'ultima trovata del Consiglio superiore della sanita'. Ma infuriano gia' le polemiche.

- M. D. C. - Una circolare del ministero della sanita' ha trasmesso nei giorni scorsi a tutti gli assessorati regionali e a tutti i centri psichiatrici il testo del parere del Consiglio superiore di sanita' riguardante l'uso terapeutico degli elettroshock. Il parere, e la sua diffusione da parte del ministro Rosy Bindi, sono destinati a far discutere. Si tratta infatti di una "riabilitazione" per una pratica che, se non e' mai stata vietata espressamente dalla legge italiana (solo in Russia e' esplicitamente vietata, negli altri paesi europei e' sottoposta a vincoli molto rigidi), era caduta in disuso da diverso tempo, dopo essere stata attaccata per la sua violenza e per la sua discutibile validita' terapeutica. Ora invece sembra che si torni a caldeggiarne in qualche modo l'uso, visto che lo si definisce "presidio di provata efficacia". Il documento approvato dal Css entra nel dettaglio dei casi in cui diviene consigliabile, primo tra tutti la depressione. Ma non manca, tra l'altro, la citazione delle manie suicide, che scenderebbero con l'aiuto degli elettroshock in una misura compresa tra il 70 e il 90 per cento. Tra gli elementi di giudizio usati, viene fatto riferimento alla Societa' americana di psichiatria (che lo raccomanda anche per schizofrenici e catatonici, per gestanti e puerpere con problemi psichiatrici), e al parere espresso dalla Consulta nazionale di bioetica, le cui decisioni e la cui composizione hanno gia' suscitato dubbi e polemiche. Il caso rischia di diventare esplosivo, proprio mentre va a delicato compimento l'iter della legge 180 che chiuse a suo tempo i manicomi, benché il ministero della sanita' si sia premunito, nel diffondere quel "parere", di specificare che il suo scopo e' quello di un richiamo a una maggiore responsabilita' da parte dei medici nell'uso dell'elettroshock, e riservandosi comunque di chiedere ulteriori conferme e garanzie all'Osservatorio nazionale sulla salute mentale presso il proprio ministero. E nel caso dovessero sorgere dubbi in quella sede, di sottoporre nuovamente il quesito al Consiglio superiore della sanita' (a quello in carica o a quello che dovrebbe entro breve tempo rinnovato). Contro il provvedimento sono state numerose ieri le prese di posizione, da quelle di singoli psicologi e psichiatri, ai rappresentanti di organizzazioni che si aggiungono alle forze politiche e sociali che si erano messe in allarme appena avuta notizia della decisione del Css: verdi e Rifondazione si sono impegnati a aprire un dibattito in senato, l'associazione Arcobaleno ha presentato un ricorso. Tra le altre dichiarazioni, quella di Massimo Cozza della Consulta nazionale per la salute mentale, per il quale la decisione rappresenta un "ritorno al passato"; restrizioni alla sua applicazione chiede Pierluigi Scavicchio presidente della societa' italiana di psichiatria. Durissima anche la reazione di Emilio Lupo, segretario di Psichiatria democratica (non consultata al riguardo dal ministero), per il quale il "parere" ripropone la tesi della incurabilita' della malattia mentale, e ripropone quindi un ritorno alla violenza bruta.

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