Associazione Culturale Narciso

5° Festival Internazionale di Danza Butoh e Moderna, Musica e altre Arti

Suoni del corpo, segni del cuore 
(Roma, 13 – 22 Dicembre 2001)

I L     P R O G E T T O

     Incoraggiati dai lusinghieri risultati del Festival svoltosi tra il 2 Settembre e il 4 Ottobre 2000 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, al Teatro Vascello, al Museo Nazionale Romano (Palazzo Altemps) e, per quanto riguarda gli incontri tra artisti e pubblico, alla biblioteca comunale A. Rispoli, proponiamo anche quest’anno una manifestazione che fa “dialogare” tra loro differenti discipline artistiche e differenti culture, con l’obbiettivo di interessare e possibilmente appassionare un pubblico diversificato ed esigente.  

Questa nuova edizione del Festival prosegue una ricerca di radici comuni che travalicano confini geografici, culturali e temporali, mettendo ancora a confronto modernità e tradizione, attraverso la danza e la musica di artisti di tre continenti.

Il Festival ha avuto un’anticipazione nel convegno internazionale di studi “Ritorno a Hijikata”, svoltosi al Teatro Ateneo dal 3 al 5 Ottobre: Butoh e danza moderna a confronto, arricchito dai preziosi contributi dati dalle recenti traduzioni degli scritti di Tatsumi Hijikata, fondatore del Butoh.  Il convegno è stato organizzato in collaborazione con il Centro Teatro Ateneo, con il finanziamento della Japan Foundation e dell’Università Roma 1 La Sapienza

Proponiamo dunque nuovi spettacoli e laboratori della danza contemporanea giapponese Butoh e della musica tradizionale italiana, ma anche la performance di un gruppo di giovani danzatori – una autentica sperimentazione che unirà musica, prosa, danza, pittura – e un recital che mescolerà generi e culture. 

L’essenza del Butoh, nato in Giappone quarant’anni fa, consiste nel trovare la propria danza e confrontarsi con differenti modalità – anche tecniche – di affrontare la scena: libertà, creatività, audacia, sensibilità nel “sentire” lo spazio dove si opera.  Infatti i luoghi non sono meri contenitori, bensì influenzano sensibilmente l’attività creativa.  Per il Butoh, nessuno spazio è impossibile per danzare.

La musica italiana “di tradizione” sta vivendo da qualche anno un periodo felice di riscoperte ed entusiasmi.  La sua linfa vitale non si è inaridita e se si prova a risalire i suoi tortuosi percorsi, a volte sotterranei, sempre travalicanti confini e barriere, si scoprono con stupore elementi comuni a paesi molto diversi e lontani: la trance, il tempo arcaico, il rapporto vitale e viscerale con la terra, la ribellione... e molto altro.

La danza moderna, nella inesausta ricerca di sfrondare da tutto ciò che non sia essenziale il suo rapporto con lo spazio, il corpo, il pubblico, ha spesso privilegiato palcoscenici nudi, senza oggetti ma anche senza storia.  Dopo aver attraversato un intero secolo, ha ormai alle spalle abbastanza “tempo” per accettare un confronto/sfida con un luogo dell’antichità. 

Ed ecco allora che un gruppo di danzatori, formatisi alla scuola di una grande protagonista della danza contemporanea, sosterranno questa impegnativa prova all’interno di uno splendido monumento del complesso delle Terme di Diocleziano.  L’esito sarà meritevole di attenta osservazione e riserverà emozioni e sorprese. 

Il Festival continua anche quest’anno a vivere la sua vocazione nomade – come nomadi e irrequieti (cioè, senza requie) sono i danzatori Butoh – e trova ospitalità in nuovi spazi.

Nella Sala Ottagona delle Terme di Diocleziano (Museo Nazionale Romano) sarà presentato La cura del corpo (progetto per Roma: “Onde” di Carolyn Carlson), uno spettacolo di danza, drammaturgia e pittura, con i danzatori della compagnia della Biennale Danza di Venezia Antonio Montanile, Martina La Ragione, Sara Orselli, Davide Rocchi, Silvia Traversi, Frida Vannini.  Pittura e testo sono di Andrea Polimene

Lo spettacolo successivo sarà un assolo di Yuko Kaseki, danzatrice Butoh che vive e lavora in Germania dal 1994 e si è formata, diventandone la migliore allieva, con la grande coreografa/danzatrice Anzu Furukawa, recentemente scomparsa.  La danzatrice giapponese presenterà una performance creata appositamente per questo eccezionale spazio, danzando secondo una coreografia ma anche improvvisando, secondo una pratica consueta nel Butoh.

Il Museo di Roma in Trastevere sarà per tre giorni uno spazio dominato completamente alla musica.  Si comincerà con il recital di una eccellente cantante giapponese, Sachiko Kadota, e il grande Steven Roach al pianoforte. 

Le altre due giornate sono dedicate a una straordinaria protagonista della musica “di tradizione”, Giovanna Marini, e al suo preziosissimo lavoro di ricerca musicole “sul campo”, un ampio progetto monografico con videoproiezioni, incontri di studiosi col pubblico, danza, letture di testi delle sue canzoni.  La prima giornata si concluderà con un recital a due (G. Marini e P. Nasini), la seconda con un concerto degli allievi cantori della Scuola Popolare di Musica di Testaccio, diretto da G. Marini.

     Il Museo Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” ospiterà lo spettacolo di chiusura del Festival: sarà una performance di improvvisazione di danza Butoh, interpretata da Yumiko Yoshioka e con le scenografie e le sculture di Joachim Manger.  La danzatrice giapponese negli anni Ottanta ha fatto parte della compagnia “Ariadone” – diretta da Carlotta Ikeda – e in seguito ha cominciato il suo lavoro di coreografa, in Germania e altri paesi europei. 

     Infine, le due danzatrici giapponesi terranno uno stage e un laboratorio, al quale potranno iscriversi un numero limitato di persone.  Anche quest’anno, quindi, ci sarà la possibilità di avvicinarsi al Butoh attraverso un coinvolgimento diretto, che sicuramente non deluderà i partecipanti.


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