tra bios e biotech



Questo è il contributo del MOLINO (CH)
Ciao compagne e compagni durante le nostre ricerche nel cyberspazio abbiamo
individuato questo documento. Questa é un ulteruiore conferma della
gravissima strategia messa in atto dalle multinazionali in materia di
biotecnologie.
Bisogna collaborare tutti ( società civile) per fermare questo diabolico
progetto del capitale.  
Magari sconfiggendoli su questo terreno ...
saluti zaaptisti felipe
csoa il Molino Lugano

ATTIVIAMOCI  ATTIVIAMOCI  ATTIVIAMOCI  ATTIVIAMOCI !!!!!!!!!!!!!!!

     Ordine del giorno contro la possibilità di brevettare
                       organismi viventi
         Il Senato frena sulle manipolazioni genetiche

Con l’ordine del giorno dell’undici marzo 1998, il Senato ha
dato il via alla revisione della posizione dell’Italia, in
seno alla Comunità Europea, riguardo la direttiva che
dovrebbe concedere la possibilità di riconoscimento dei
diritti di proprietà intellettuale su organismi viventi
manipolati geneticamente a fini di sfruttamento commerciale.
Il nodo da sciogliere è il seguente: può essere concesso un
brevetto, con tutto ciò che ne consegue (creazione di
monopoli per lo sfruttamento di scoperte o invenzioni), su
organismi viventi manipolati geneticamente, (non solo piante
o animali, ma anche "parti" isolate di esseri umani) per
sfruttare commercialmente tali innovazioni scientifiche?

Il Senato si è pronunciato negativamente. I senatori hanno
ricordato tutti i pareri negativi espressi ai più alti
livelli istituzionali sia da Stati membri, come l’Olanda, sia
da organismi internazionali, come l’Unesco e la Fao,
preoccupati di salvaguardare l’integrità genetica naturale
delle specie animali e vegetali, e soprattutto dell’uomo.

E’ stato ricordato anche che la commissione europea
incaricata di esprimere un parere sulle implicazioni etiche
della biotecnologia, pur ammettendo la possibilità di
sperimentazione, ha precisato che comunque, allo stato dei
fatti, cioè in mancanza di precise informazioni scientifiche
sugli effetti a medio e a lungo termine delle manipolazioni
genetiche, bisogna assolutamente rispettare i fondamentali
principi etici che impediscono sia la brevettabilità di geni
e parti di geni di cui non si conosce la funzione, sia la
possibilità di produrre animali transgenici (cioè
manipolati), nel caso in cui questi debbano essere sottoposti
a sofferenze e recare danno all’uomo. Per ultimo la
commissione ha disposto che venga salvaguardata la
biodiversità, cioè il diritto all’esistenza per tutte le
razze animali e vegetali, minacciate invece dalla selezione
operata dal mercato che tende a privilegiare solo quelle che
garantiscono maggiore redditività.

Inoltre è stata invocata la Convenzione internazionale di
Monaco del 1973 che esclude categoricamente la possibilità di
brevettare qualsiasi forma di vita.

Un’altra preoccupazione fatta presente dal Senato è la
possibilità che la concessione dei brevetti in tale settore
della ricerca scientifica, aumenti il gap tecnologico fra
Nord e Sud del mondo, consentendo ai paesi tecnologicamente
avanzati di precludere la possibilità di sviluppo dei paesi
arretrati. Tale preoccupazione viene ribadita anche a livello
di industria privata e pubblica, visto che quest’ultima già
soffre enormemente il divario di investimenti a disposizione,
pregiudicando la possibilità di controlli esercitati da
organismi indipendenti dalle multinazionali interessate ai
progetti di mutazione genetica.

Il documento approvato dal Senato in sostanza richiede al
Governo un impegno affinché sia sospesa l’emissione della
direttiva fino alla sua radicale rielaborazione, proprio per
i grossi rischi derivanti dall’incertezza scientifica che
regna sui processi di mutazione genetica, considerando
imprescindibile la tutela anche delle generazioni future.
(31 marzo 1998)

                           Il Senato

premesso:

che il 27 novembre 1997 il Consiglio dei Ministri economici
dell'Unione europea ha approvato la proposta di direttiva sul
riconoscimento dei diritti di proprietà intellettuale su
organismi viventi manipolati geneticamente a fini di
sfruttamento commerciale;

che attraverso il suo rappresentante l'Italia ha espresso un
voto di astensione, dopo aver sostenuto l'opportunità di
procedere ad un rinvio delle decisioni, data la complessità e
la delicatezza della materia; in tal senso si era pronunciata
la Commissione agricoltura della Camera dei deputati con
l'approvazione di una risoluzione;

che nella seduta del 27 novembre 1997 anche il Belgio si è
astenuto mentre l'Olanda ha espresso un voto contrario alla
direttiva;

che il testo della direttiva - uno analogo è stato bocciato
dal Parlamento europeo nel 1995 - propone la brevettabilità
non solo di piante ed animali manipolati geneticamente ma
anche di geni e parti umane "isolate dal corpo" stesso;

che il testo della direttiva, in particolare, non tiene conto
di rischi gravi, quali:

a) la possibilità che siano brevettate tecniche di ingegneria
genetica comportanti modificazioni del patrimonio genetico
delle generazioni future;

b) la creazione di brevetti di sbarramento, che possono
bloccare la ricerca applicata;

c) l'introduzione di squilibri a favore del settore
industriale e a danno della agricoltura e dei selezionatori
di varietà vegetali;

d) l'aggravamento dello scambio ineguale tra Nord e Sud del
mondo;

che tale misura è in netto contrasto con il documento
approvato dall'UNESCO il 5 novembre 1997, in cui si
riconoscono i geni umani come patrimonio collettivo
dell'umanità; l'articolo 1 del documento afferma, infatti,
che: "Il gene umano sottintende l'unità fondamentale di tutti
i membri della famiglia umana come pure il riconoscimento
della loro dignità e della loro diversità. In tal senso
simbolico, è il patrimonio dell'umanità". L'articolo 4
recita: "Il genoma umano al suo stato naturale non può dar
luogo a guadagni pecuniari";

che il gruppo dei consiglieri della Commissione europea,
deputato a dare parere sulle implicazioni etiche della
biotecnologia, aveva espresso l'opinione che:

non vi erano obiezioni etiche "per sè" alle brevettabilità
delle invenzioni biotecnologiche; dovevano comunque essere
rispettati fondamentali principi etici, per i quali:

a) geni e parti di geni, la cui funzione è ignota, devono
essere espressamente non brevettabili;

b) animali transgenici possono essere prodotti, ma vi deve
essere estrema cura che vengano usati per propositi adeguati,
non devono subire sofferenze inadeguate, né causare danno per
le società;

c) è necessario considerare e salvaguardare la biodiversità;


che nel corso degli ultimi anni le tecniche della
manipolazione genetica su microrganismi, piante ed animali
hanno avuto un tumultuoso sviluppo e non si può escludere la
loro estensione all'uomo;

che le attuali conoscenze tecnico-scientifiche non
garantiscono un'adeguata precisione nel trasferimento di un
gene da una specie ad un'altra e le possibili conseguenze di
questo trasferimento sono difficilmente prevedibili;

che i nuovi organismi modificati geneticamente (OMG) non
hanno subito il vaglio della selezione naturale ed è
difficile stabilire le conseguenze ambientali per gli
ecosistemi derivanti dalla loro diffusione in natura; tale
diffusione è già avvenuta, soprattutto negli Stati Uniti, per
diverse specie vegetali destinate all'alimentazione degli
umani nonché alla somministrazione agli animali destinati al
consumo alimentare;

che l'utilizzo su vasta scala di tali organismi può
determinare un consistente rischio di perdita della
biodiversità, rischio che sinora non è stato praticamente
valutato in alcuna sede; in particolare, la perdita di
biodiversità può essere di rilevante impatto in campo
agricolo, aggravando il grave fenomeno di erosione genetica
che si è verificato negli ultimi anni e che è legato sia alla
iperspecializzazione dei prodotti agricoli che all'assenza di
politiche incisive di raccolta, conservazione e riproduzione
del germoplasma di piante in via di estinzione;

che è da valutare con attenzione il rischio dell'aumento di
resistenza ai parassiti nonché la vulnerabilità dei raccolti,
come si è già verificato in fase sperimentale, con esiti
imprevedibili rispetto alle valutazioni degli studiosi;

che le sementi modificate geneticamente non possono essere
oggetto di commercio nel nostro Paese, né di coltivazione in
condizioni non protette, in quanto non sono iscritte al
registro delle varietà nazionali;

che l'immissione sui mercati europei di soia, mais ed altri
vegetali manipolati geneticamente avvenuta a seguito di
ricerche specifiche gestite dalle aziende produttrici e
finalizzate esclusivamente a determinare la reazione delle
nuove varietà a prodotti fitosanitari non è stata
accompagnata dalla attenta considerazione di conseguenze di
tipo sanitario sulla salute dei consumatori, particolarmente
per quanto riguarda i fenomeni allergici, con riferimento
soprattutto al medio e lungo periodo;

che è parimenti mancata l'informazione ai consumatori a causa
dell'assenza dalle etichette sui prodotti contenenti OMG dei
riferimenti alla natura dei prodotti stessi e solo assai di
recente l'Unione europea ha iniziato ad affrontare, anche se
in modo non risolutivo, quello che si è rivelato come un
autentico deficit di democrazia per i cittadini europei;

che il brevetto di forme di vita è stato sinora escluso dalla
normativa internazionale come la Convenzione di Monaco sul
brevetto europeo del 1973, mentre, come si è detto, il testo
attualmente in discussione prevede persino la possibilità di
brevettare parti e organi del corpo umano, oltre a
microrganismi, ad organismi animali e vegetali;

che la concessione di brevetti su OMG ridurrà la libertà di
ricerca in quanto limiterà l'uso di geni ed organismi
brevettati anche per fini sperimentali aggravando il divario
già tanto grande tra la capacità di ricerca privata e quella
pubblica: una sproporzione che limita fortemente le capacità
indipendenti di controllo;

che la concessione dei diritti di proprietà intellettuale
anche in Europa comporta gravi conseguenze sotto ogni
aspetto, a cominciare da quello etico, di fronte alla
privatizzazione di forme di vita ed alla riduzione a materia
inanimata di esseri viventi;

che la Convenzione di Rio de Janeiro ha già affermato
l'esigenza di tutelare il patrimonio di biodiversità non
riproducibile, non solo per le generazioni attuali, e
altrettanto ha fatto la FAO in una sua recente risoluzione;

che, più specificatamente, per le produzioni agricole si
profila la dipendenza degli agricoltori, che utilizzeranno
semi brevettati, dalle condizioni imposte dal possessore del
brevetto, mentre i brevetti stessi si riveleranno, in
condizioni di monopolio, su scala globale per varietà e
specie, di enorme rilievo per l'alimentazione umana, con una
crescente dipendenza dei Paesi economicamente poveri (ma
geneticamente ricchi) da quelli economicamente ricchi (ma
geneticamente poveri) che possiedono i brevetti su OMG;

che il brevetto di geni umani espropria gli individui e le
popolazioni che li posseggono dal diritto di qualunque uso,
compreso quello di cederli gratuitamente a scopo benefico;

che si pongono in evidenza conflitti di interessi tra imprese
multinazionali, che rivendicano attraverso i brevetti la
remunerazione dei capitali investiti e il diritto delle
popolazioni di poter accedere a prodotti che possono essere
strategici per la salute e per la sufficienza alimentare;

che è necessario riconoscere i vincoli che regolano i
rapporti, nell'ambito degli equilibri naturali, tra l'uomo e
le altre specie; quando tali vincoli vengono superati si
producono conseguenze negative per l'ambiente e la salute,
come ha rivelato la Bse, ed alcune di tali conseguenze
possono rivelarsi irreversibili;

che la Commissione agricoltura della Camera dei deputati
nell'ottobre 1997 ha concluso l'indagine conoscitiva sulle
nuove biotecnologie ed ha approvato il documento finale che
evidenzia i rischi per l'ambiente e per la salute sopra
citati, come pure le forti preoccupazioni legate alla
brevettabilità degli organismi viventi,

premesso inoltre:

che le biotecnologie possono contribuire al benessere solo se
opportunamente regolamentate e controllate oggi e,
soprattutto, in futuro;

che in questi giorni la polemica sul tema della clonazione
degli embrioni umani ha destato scalpore, generando uno stato
di allarme e di tensione generale;

che è necessario per una questione di così estrema
delicatezza, coinvolgere e responsabilizzare tutti quanti (al
di sopra di sterili conflitti tra diverse ispirazioni
ideologiche e politiche, cristiane o laiche, nel comune
perseguimento del valore etico della dignità della persona)
nella difesa da una potenziale società di "duplicati"
(programmati a richiesta, a seconda delle esigenze e degli
interessi del mercato politico-economico);

che infatti la soluzione di uno scientismo sempre più
esasperato non soddisfa le esigenze umane più profonde e al
contrario svuota l'essere umano delle sue risorse, rendendolo
mero contenitore di "potenziali" cloni elevabili
all'infinito, senza contare i rischi che comporterebbe lo
sfruttamento economico di queste biotecnologie;

impegna il Governo:

ad attivarsi perché sia sospesa l'emissione della direttiva
fino alla sua radicale rielaborazione;

ad adoperarsi per l'adozione di una moratoria in sede europea
per stabilire nuove regole sugli scenari aperti dalle nuove
biotecnologie, in modo da non configurare conseguenze
penalizzanti per l'ambiente, per l'umanità e per le
generazioni future;

ad attivarsi affinché la Commissione elabori una nuova
proposta di direttiva che tenga conto dei seguenti rischi:

a) la possibilità che siano brevettate tecniche di ingegneria
genetica comportanti modificazioni del patrimonio genetico
delle generazioni future;

b) la creazione di brevetti di sbarramento, che possono
bloccare la ricerca applicata;

c) l'introduzione di squilibri a favore del settore
industriale e a danno della agricoltura e dei selezionatori
di varietà vegetali;

d) l'aggravamento dello scambio ineguale tra Nord e Sud del
mondo;

ad adottare efficaci e trasparenti sistemi di verifica e
controllo per autorizzare la produzione e l'utilizzazione di
OMG, loro parti o geni nonché la coltivazione di semi e
piante geneticamente manipolate, solo quando sia stata
accertata senza ombra di ogni ragionevole dubbio l'innocuità
per la salute e per l'ambiente, sia nel breve che nel medio e
lungo periodo;

a rafforzare adeguatamente la capacita di ricerca pubblica
nel campo delle manipolazioni genetiche per esercitare
funzioni di controllo e di giudizio indipendenti da interessi
privati;

a informare adeguatamente l'opinione pubblica sui rischi e
sui benefici derivanti dalle tecniche che comportano le
modifiche genetiche attraverso una campagna di informazione
capillare e pubblica, anche attraverso spot televisivi e la
pubblicazione di appositi libretti informativi, in merito
alle modifiche genetiche, i rischi per la salute e l'ambiente
e gli eventuali benefici;

a affermare che:

a) vi è la non brevettabilità delle strutture dei geni o di
loro parti anche se riprodotte;

b) il corpo umano, ad ogni differente stadio della sua
costituzione e sviluppo, ed ogni suo elemento non
costituiscono invenzioni brevettabili;

b-bis) in particolare non siano brevettabili i metodi che
utilizzano embrioni umani;

c) deve sempre essere rispettato il consenso libero e
uniformato;

d) deve essere salvaguardata la biodiversità;

e) va attuato un sistema di sorveglianza sull'impatto
ambientale dei prodotti biotecnologici;

a imporre una chiara etichettatura di ogni alimento che sia
prodotto a partire da OMG o da derivati o parti di OMG;

a tutelare il patrimonio di biodiversità presente nel nostro
Paese;

a introdurre il diritto degli agricoltori di riseminare anche
le sementi bioingegnerizzate;

a riconoscere un regime di licenza legale dei brevetti
biotecnologici a favore dei costitutori di varietà vegetali e
dei Paesi del Terzo Mondo fornitori di germoplasma;

ad impedire che il trattato internazionale MAI (Multilateral
Agreement on Investment), che verrà sottoscritto nel prossimo
mese di maggio dai Paesi aderenti all'OCSE ed avente per
oggetto la promozione della crescita economica attraverso la
liberalizzazione degli investimenti internazionali, possa
mettere in pericolo il diritto dei Paesi in via di sviluppo a
proteggere le proprie risorse genetiche dagli interessi delle
multinazionali;

a tutelare l'agricoltura italiana, minacciata di dipendenza
dalle multinazionali a causa dell'introduzione nel nostro
territorio di sementi manipolate geneticamente e a tutelare
in modo particolare l'agricoltura di qualità che rappresenta
una nostra grande ricchezza economica ma anche culturale;

ad adottare, rendendo nota la propria posizione in materia,
ogni opportuna iniziativa che individui soluzioni alle
problematiche della clonazione, attraverso un confronto
parlamentare sereno e costruttivo sul tema in questione,
soprattutto per consentire un'equa conciliazione tra culture
diverse, ma tutte volte alla conservazione di quei valori e
di quei sentimenti tendenti alla tutela della persona umana;

a coordinare l'attività governativa di controllo e ricerca
anche con l'ausilio, come sottolineato nelle conclusioni
dell'indagine conoscitiva della Camera dei deputati, di una
specifica Authority.


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