Mettiamo in rete, per chi se lo fosse perso, un interessante articolo
apparso su Le Monde Diplomatique di febbraio, relativo all' Accordo
Multilaterale sugli Investimenti.
buona lettura ...
L' AMI, UN ACCORDO AL SERVIZIO DELLE MULTINAZIONALI
Il nuovo manifesto del capitalismo mondiale
Bisogna risalire ai trattati coloniali più leonini per trovare un'arroganza
dominatrice pari a quella esposta nell'Ami (Accordo multilaterale sugli
investimenti) quando parla dei diritti imprescindibili del più forte in
questo caso le società transnazionali e degli obblighi draconiani imposti
ai popoli. Al punto che i negoziatori mantengono il segreto su un testo,
elaborato all'interno dell'Organizzazione di cooperazione e sviluppo
economico (Ocse), che il governo francese sarebbe sul punto di firmare,
almeno stando al comunicato degli uffici del primo ministro del 7 gennaio
secondo il quale "le regole dell'Ami contribuiranno a garantire la solidità
del quadro giuridico degli scambi".
di LORI M. WALLACH *
Immaginate un trattato commerciale che autorizzi multinazionali e
investitori di capitali a portare davanti al giudice i governi per
ottenerne danni e interessi a compenso di ogni scelta politica o atto
pubblico che comporti una diminuzione dei loro profitti.
Non è la trama di un romanzo di fantascienza sul futuro totalitario del
capitalismo. E' solo una delle clausole di un trattato internazionale che
sta per essere firmato, ma che è assai poco conosciuto: l'Accordo
multilaterale sugli investimenti (Ami). Il direttore generale
dell'Organizzazione mondiale del commercio (Omc), Renato Ruggiero, ha
descritto assai bene la natura
dell'accordo: "Scriviamo la Costituzione di un'economia mondiale unificata".
Pochi sanno che il negoziato per l'Ami è iniziato a Parigi nel 1995, in
seno all'Organizzazione di cooperazione e sviluppo economico (Ocse). I 29
paesi membri, tra cui tutti i più ricchi del mondo, vogliono trovare una
linea comune prima di presentare ai paesi in via di sviluppo un trattato da
prendere o lasciare.
Obiettivo dell'accordo è estendere il programma di deregolamentazione
sistematica dell'Omc ad alcuni settori vitali non ancora coinvolti:
localizzazione e condizioni degli investimenti nell'industria e nei
servizi, transazioni su divise e altri strumenti finanziari, come azioni e
obbligazioni, proprietà fondiaria e risorse naturali...
Persino negli ultimi decenni, quando il mondo è stato sconvolto da una vera
e propria esplosione di movimenti di capitali, l'attenzione dell'opinione
pubblica, della stampa e del potere politico si è rivolta più all'attività
commerciale che agli investimenti.
Multinazionali e grandi imprese finanziarie sono invece molto attente a
questo settore. Con pazienza e aggressività hanno fatto in modo che le
regole generali in materia rispondessero ai propri interessi particolari e
garantissero l'estensione e il consolidamento del loro potere sugli stati.
Legislatori e cittadini sono stati tenuti all'oscuro di queste manovre,
anche se il testo dell'Ocse (190 pagine) è ormai pronto al 90 %. Il
Congresso degli Stati uniti ha preso coscienza dei negoziati dell'Ami,
portati avanti da tre anni dai dipartimenti di stato e del tesoro, solo
nell'aprile 1997 grazie all'azione dei movimenti di cittadini americani
contro le
procedure di negoziato dette fast track .
Il muro di silenzio si estende oltre i confini degli Stati uniti.
Nel dicembre 1997, in Francia, Jack Lang, presidente della commissione
esteri dell'Assemblea nazionale e quindi direttamente coinvolto,
dichiarava: "Ignoriamo chi negozi cosa a nome di chi ". Le autorità
americane hanno negato l'esistenza del testo fino al giorno in cui una
coalizione internazionale di movimenti di cittadini se ne è procurata una
copia. A dispetto del dipartimento di stato e dell'Ocse, il testo è ora
accessibile su Internet .
Come la maggior parte dei trattati internazionali, l'Ami stabilisce una
serie di diritti e doveri, ma qui i diritti sono riservati alle imprese e
agli investitori internazionali, mentre i governi assumono tutti i doveri.
Inoltre, novità senza precedenti, una volta entrati nell'Ami, gli stati
sono irrevocabilmente legati per venti anni. Una disposizione infatti
proibisce loro di uscire prima di cinque anni. Dopo di che il trattato
diventa obbligatorio per i quindici anni successivi! Il capitolo chiave del
trattato s'intitola
"Diritti degli investitori di capitali". Sancisce il diritto assoluto
d'investire acquisto di terreni, risorse naturali, servizi di
telecomunicazioni o altri, divise nelle condizioni di deregolamentazione
previste dal trattato, cioè senza alcun vincolo. I governi
sono obbligati a garantire il "pieno godimento" degli investimenti. Molte
clausole prevedono l'indennizzo per investitori e imprese in caso di
interventi governativi che rischino di ridurre la possibilità di trarre
profitto dagli investimenti. In particolare se questi interventi avessero
"un effetto equivalente" a "un esproprio, anche indiretto". Così, secondo
l'accordo, "la perdita di un'opportunità di profitto su un investimento
costituirebbe un pregiudizio sufficiente a dare all'investitore diritto
all'indennizzo".
Le direttive dell'Ami relative a "espropri e indennizzi" sono le più
pericolose. Ogni impresa o investitore straniero ha il diritto di
contestare pressoché tutte le scelte politiche o gli atti governativi dalle
misure fiscali alle disposizioni relative all'ambiente, dalla legislazione
del lavoro alle regole di protezione del consumatore come altrettante
minacce potenziali sui profitti. Così, mentre tutti gli stati tagliano i
programmi sociali, viene chiesto loro di approvare un programma mondiale di
assistenza alle società
transnazionali. Premonitore è il caso della Ethyl. L'impresa, con sede
negli Stati uniti, fa riferimento alle clausole dell'Accordo di libero scambio
nordamericano (Nafta), molto meno favorevoli di quelle dell'Ami, per
pretendere 251 milioni di dollari (circa 4,5 miliardi di lire) dal governo
canadese. Nell'aprile 1997, Ottawa aveva infatti proibito un additivo per
la benzina chiamato Mmt, una neurotossina sospetta che danneggia i
dispositivi antinquinamento delle auto. Ethyl, produttore unico, ha
intentato causa al
governo canadese, sostenendo che proibire l'Mmt equivaleva a un esproprio
ai danni della compagnia. Per quanto possa sembrare incredibile, la causa
si farà. Se Ethyl dovesse vincere, i contribuenti canadesi dovranno versare
251 milioni di dollari all'impresa privata. Non è difficile immaginare che
un simile meccanismo finirà per paralizzare ogni azione governativa tesa a
proteggere l'ambiente, preservare le risorse naturali, garantire la
sicurezza e la giustizia delle condizioni di lavoro o orientare gli
investimenti al servizio dell'interesse collettivo.
Altro diritto all'indennizzo a favore degli investitori: la "protezione
contro le sommosse". I governi sono responsabili, nei riguardi degli
investitori, delle "sommosse civili", per non parlare di "rivoluzioni,
stati d'emergenza
o altre situazioni simili". Ciò significa che hanno l'obbligo di garantire
gli investimenti esteri contro ogni azione di disturbo, come movimenti di
protesta, boicottaggi o scioperi. Quanto basta per incoraggiare i governi,
con la copertura dell'Ami, a limitare le libertà sociali.
In compenso, l'Ami non prevede obblighi, né responsabilità per gli
investitori. I governi non possono trattare in modo diverso gli investitori
esteri e quelli nazionali. E, secondo il progetto di trattato, è l'impatto
di una politica, non le intenzioni né il senso letterale dei testi di
legge, che va considerato. Così, le leggi di cui si potrà dimostrare che
hanno un effetto discriminatorio non intenzionale sul capitale estero,
andranno abrogate. Leggi che fissano limiti allo sviluppo delle industrie
estrattive, minerarie o forestali, potranno essere denunciate per il loro
effetto discriminatorio nei confronti di investitori esteri interessati ad
accedere a queste risorse rispetto agli investitori nazionali già inseriti
nel settore.
Potrebbero essere attaccate anche le politiche di aiuto alle piccole
imprese o di trattamento preferenziale verso alcune categorie
d'investimenti o d'investitori, come i programmi dell'Unione europea a
favore delle regioni a sviluppo arretrato. Stesso rischio per i programmi
di ridistribuzione di terre ai contadini nei paesi in via di sviluppo. Per
essere ammessi nel Nafta, che è servito da modello all'Ami, il Messico ha
dovuto sopprimere le disposizioni della sua Costituzione relative alla
riforma agraria istituita dopo la rivoluzione. Bilancio dei primi quattro
anni di applicazione del trattato: distruzione massiccia dei piccoli
possedimenti agricoli, mentre le
multinazionali dell'agroalimentare mettevano le mani su immense aziende.
Le regole del trattamento nazionale riguardano anche le privatizzazioni.
Così, se una municipalità francese decide di privatizzare il servizio
dell'acqua come molte hanno già fatto , chiunque a livello mondiale deve
avere le stesse
condizioni di accesso di un investitore francese. Anche se si tratta di una
società a economia mista sotto controllo democratico. A quando la
privatizzazione dell'istruzione o dei servizi sanitari?
L'Ami proibisce anche tutte le misure adottate da molti paesi per orientare
gli investimenti in base all'interesse pubblico come, per esempio,
l'impiego di mano d'opera locale o di alcune categorie di persone, come gli
handicappati. Potranno essere contestate molte leggi e normative
sull'ambiente. Cadranno sotto i colpi dell'Ami le disposizioni di parecchi
stati degli Usa
secondo le quali gli imballaggi in vetro o in plastica devono contenere una
certa percentuale di prodotti riciclati.
La minaccia pesa sulla legislazione di alcuni paesi del Sud, che per
promuovere lo sviluppo economico nazionale esigono per esempio dagli
investitori stranieri un partenariato con le imprese locali o l'assunzione
e la formazione di quadri nazionali.
L'accordo scolpisce nel marmo anche la clausola della nazione più favorita,
che richiede un trattamento uguale tra tutti gli investitori stranieri. In
futuro, ai governi sarà proibito discriminare gli investitori stranieri in
base alle scelte attuate dai loro governi in materia di diritti umani,
diritto al lavoro o altro. E' proibito anche il trattamento preferenziale
accordato dall'Unione
europea alle ex colonie africane, dei Caraibi e del Pacifico con gli
accordi di Lomé. Se l'Ami fosse stata in vigore negli anni 80 Nelson
Mandela sarebbe ancora in prigione, perché l'accordo proibisce il
boicottaggio degli investimenti o la loro limitazione, così come è stato
attuato nei confronti di Pretoria durante l'apartheid, salvo che per motivi
di "massima sicurezza".
Arbitri di parte Infine, l'Ami trasformerà l'esercizio stesso del potere a
livello mondiale sottomettendo alle direttive delle multinazionali
moltissime funzioni oggi di competenza degli stati, tra cui l'attuazione
dei trattati internazionali.
L'accordo, infatti, nell'applicare le sue clausole darà alle imprese e agli
investitori privati gli stessi diritti e lo stesso statuto dei governi
nazionali. In particolare essi potranno perseguire i governi davanti a
tribunali di loro scelta.
Tra questi figura il giurì arbitrale della Camera di commercio
internazionale! Con arbitri così evidentemente di parte, gli investitori
andranno sul sicuro.
Una delle disposizioni del testo impone agli stati "di accettare senza
condizione di sottoporre i litigi all'arbitraggio internazionale",obbligo
dal quale finora sono esentati grazie al loro privilegio di sovranità. Le
azioni giudiziarie sono permesse a imprese e investitori, ma non a
cittadini o ad associazioni. L'accordo prevede che i conflitti tra stato e
stato vengano risolti da istanze giuridiche internazionali sul modello di
quelle dell'Omc. Procedure opache, senza garanzie giudiziarie.
Sui termini dell'accordo, i portavoce dei governi e del mondo degli affari
si tengono sulle generali: "Non preoccupatevi, dicono in sostanza, non c'è
niente di nuovo in questo trattato.
Si tratta solo di razionalizzare alcune pratiche esistenti". Ma l'Ami, come
un Dracula politico, non può vivere nella luce. In Canada, la rivelazione
della sua esistenza ha sollevato una tempesta politica più grossa di quella
per il trattato di libero scambio con gli Stati uniti, dieci anni fa. Negli
Usa, il progetto è stato duramente attaccato in Congresso.
Curiosamente, coloro che dovrebbero mobilitarsi con maggiore
determinazione, i movimenti sindacali, rappresentati nell'Ocse dalle
confederazioni internazionali si sono limitati a proporre, senza successo,
l'aggiunta all'Ami di una "clausola sociale".
Una posizione denunciata dai movimenti dei consumatori, dalle associazioni
di difesa dei diritti umani e di protezione dell'ambiente, e anche da un
numero crescente di sindacati che giudicano la proposta simile a una
ciliegina messa su un dolce alla stricnina.
Né i rappresentanti dei governi, né quelli del mondo degli affari hanno
intenzione d'introdurre nell'Ami disposizioni vincolanti.
La loro tattica
consiste nel prevedere numerose eccezioni e riserve, lasciando così intuire
l'ampiezza della minaccia. Non è per nulla rassicurante che ci promettano
di avvolgere con la carta i nostri oggetti di valore mentre continuano a
cospargere di benzina la casa che va a fuoco. Così i governi del Canada e
della Francia si danno da fare per ottenere delle "eccezioni culturali",
mentre i
negoziatori americani prendono ordini da Hollywood che intende, grazie
all'Ami, esercitare un'egemonia esclusiva su tutte le industrie culturali.
Anni di esperienze con il Gatt, poi con l'Omc, come pure con altri trattati
commerciali internazionali, hanno ampiamente dimostrato che in genere le
eccezioni non offrono alcuna garanzia. Così, i piantatori di banane dei
Caraibi hanno appena constatato che le clausole di ingresso preferenziale
nel mercato europeo, contenute nella convenzione di Lomé, sono state
spazzate via dall'offensiva americana presso l'Omc: l'Unione europea è
stata condannata in modo definitivo. L'Ami contiene disposizioni che, nei
settori di sua competenza, proibiranno in futuro qualsiasi tipo
d'intervento da parte degli stati, anzi questi ultimi avranno l'obbligo di
abrogare sistematicamente ogni legge non conforme.
Chi ha interesse a procedere sulla via della deregolamentazione degli
investimenti e del disimpegno dello stato quando i risultati della
mondializzazione si rivelano disastrosi? Già ora, ogni governo che in
risposta alla domanda pubblica cerchi di risolvere i grandi problemi
economici e sociali, deve farlo in un contesto internazionale di
instabilità monetaria, speculazione, movimenti massicci ed erratici di
capitali e investimenti senza frontiere. Una situazione che non può durare.
Salvo che per la piccola
minoranza interessata a vederla peggiorare.
note:
* Direttore di Public Citizen's Global Watch, Washington, DC
torna al testo (1) Per il Congresso, il fast track consiste
nell'autorizzare il presidente a firmare accordi commerciali che
diventano poi non emendabili dai i deputati, che potranno solo ratificare o
respingere. Il presidente Clinton ha rinunciato a
questa prerogativa per negoziare una zona di libero scambio delle Americhe.
Intervento alla conferenza-dibattito su
"Mondializzazione e democrazia: i pericoli dell'Accordo multilaterale
sugli investimenti" all'Assemblea nazionale, il 4 dicembre 1997.
Vedi al sito del movimento di difesa dei consumatori,
Public Citizen, fondato da Ralph Nader:
www.citizen.org. Le monde diplomatique pubblica, sul suo sito, la versione
dell'Ami in francese alla data dell'8 ottobre 1997:
www.monde-diplomatique.fr/ md/dossiers/ami/ (Traduzione di G.P.)
Controvertice a Ginevra