TAVOLO 6

SOTTOTAVOLO I

DISOCCUPAZIONE, POVERTÀ ED ESCLUSIONE SOCIALE

1- Distruzione dei lavori socialmente inutili e creazione di attività socialmente utili

Anche se siamo coscienti che questo tema è complesso, solleva pregiudizi e si scontra con chi, avendo un lavoro, ha paura di perderlo, vediamo la necessità di aprire un dibattito, con la modestia necessaria, in questo incontro e nelle reti a cui partecipiamo, per poi aprire un dibattito più ampio a livello di sindacato, di associazioni di base, quartieri, centri di lavoro o studio, parrocchie, ecc.

Per la prima volta si presenta l'idea che a livello planetario la società basata sul neoliberismo crei una situazione insostenibile per l'umanità intera da un punto di vista ecologico, umano, etico ed economico.

Alle attività totalmente superflue o dannose (come le fabbriche di armi, ma anche di altre mercanzie inutili, o peggio, che arrecano conseguenze pregiudiziali per la salute o per la semplice convivenza umana, come le fabbriche di automobili o, a livello più drammatico, le centrali nucleari) è legata, purtroppo, una grande quantità di posti di lavoro. Si tratta di lavori socialmente inutili dei quali non possiamo chiedere la soppressione partendo dagli interessi e dai valori vigenti nella società capitalista in cui viviamo ma partendo da valori concreti e da altri punti di vista, che devono essere quelli degli/delle esclusi/e e degli/delle emarginati/e della Terra.

Mentre le risorse su cui si basa la società attuale sono al contempo la craezione di ricchezza e il suo accaparramento da parte di chi cerca il proprio esclusivo vantaggio, vogliamo che sorga un'altra società fondata su altri principi e valori morali che permettano la creazione di un numero enorme di attività socialmente necessarie oggi inesistenti.

Attualmente, anche se settori interi dell'economia difendono disperatamente i loro posti di lavoro, siano o no socialmente utili, non possiamo rinunciare ad aprire questo dibattito sulle attività a cui sono legati posti di lavoro socialmente necessari per non rinunciare ad ogni idea di trasformazione profonda e di futuro differente per l'umanità. Dobbiamo quindi riflettere ed aprire prospettive su ciò che domani dovremo sopprimere e da quali attività utili dovranno venire sostituite.

IL RACCONTO DEL GIOVANE PESCATORE

Alle dieci del mattino c'è un pescatore seduto sulla spiaggia.

Si avvicina un signore che gli dice:

-Peché non stai pescando?-

-È che ho già preso abbastanza pesci.-

-Ma se continuerai a pescare, venderai più pesce e avrai più soldi!-

-E che ci faccio con più soldi?-

-Beh, potrai comprare una barca più grande.-

-E che ci faccio con una barca più grande?-

-Pescherai di più e guadagnerai più soldi.-

-E per fare cosa?-

-Beh, potrai comprare più barche e pescare più pesci e guadagnare un sacco di soldi.-

-E a che mi servirebbe tutto ciò?-

-Così quando sarai vecchio potrai riposare e goderti la vita.-

-E cosa pensi che stia facendo adesso?-

2- È necessario chiedere più posti di lavoro o frenare questa tendenza?

La tendenza attuale, seguendo le direttive dell'OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio), del FMI (Fondo Monetario Internazionale), della BM (Nanca Mondiale), ecc., è che tutte le persone si integrino al mercato. Chi non ha un impiego deve trovare il modo di vendere lavoro, ponendo un prezzo alle proprie capacità o tipi di servizio che offre.

Noi rifiutiamo questa tendenza perché significa l'accettazione delle leggi del mercato e chiude ogni prospettiva di cambiamento. Di fronte a questa tendenza, rivendichiamo l'atto gratuito di offrire servizi alla comunità. Di fronte alla disumanizzazione che implica il regno del denaro in relazioni in cui tutto si compra e tutto si vende, continuiamo a credere e favorire il processo di umanizzazione dell'umanità.

Il sindacalismo ufficiale (intendendo quello accettato e potenziato dallo Stato e dal Capitale) ha perso ogni interesse nella trasformazione sociale, fungendo da materasso tra il potere e i/le lavoratori/trici. Di fatto serve a perpetuare il sistema.

In questo senso si giustifica la sua difesa corporativa ed indiscriminata di creazione e mantenimento di lavori socialmente inutili (industria nucleare, bellica, ecc.) o di privilegi salariali dei lavoratori già inseriti mentre inibisce (salvo dichiarazioni puramente formali di buone intenzioni) le azioni a favore dei settori emarginati del mercato.

3- PROPOSTE

3a. Ridistribuzione della ricchezza

Per noi è fondamentale la lotta contro l'accaparramento delle risorse da parte di una minoranza ricca, mentre la maggioranza della popolazione è impoverita e con gravi carenze.

Attualmente c'è abbondanza di risorse ed esistono ricchezze sufficienti a far sì che nessun essere umano patisca situazioni di carenza. Mai la distanza tra ricchi/e e persone povere è stata tanto grande ed allarmante. Dobbiamo concentrare le nostre forze nel togliere ai/alle ricchi/e quelle risorse che ci permetterebbero di vivere dignitosamente.

Questa lotta per recuperare la dignità umana e fomentare il rispetto delle ricchezze comuni non sarà facile, però, essendo essa prioritaria, ci impegneremo e falliremo una e mille volte nei nostri tentativi, fino a quando ci saremo riusciti.

Proponiamo:

a)Di estendere al massimo gli attuali redditi minimi (entrate destinate a persone con carenza di risorse), rifiutando qualsiasi tipo di controprestazione.b)Queste misure devono venire applicate a tutte le persone maggiori di 18 anni impoverite.c)Creare un REDDITO SOCIALE UNIVERSALE per tutte le persone che vivano in qualsiasi comunità, villaggio, nazione o stato. Questo reddito sociale universale significa che ogni persona, per il semplice fatto di esistere, avrà diritto a percepirlo.c)Chi non ha non paga! È fondamentale conseguire la gratuicità dei servizi basici per le persone impoverite, in modo tale che, quando non abbiano soldi sufficienti non debbano pagare le bollette della luce, acqua, gas, trasporto, abitazione, attività culturali, ecc. d) Tassare i grandi capitali, le entità finanziarie, ecc.

Per portare avanti una lotta decisa contro la ricchezza dobbiamo dotarci di un discorso comprensibile da tutta la popolazione e che renda possibile un profondo dibattito sociale sulla necessità di rompere con la società del mercato e rendere possibile la nascità di una società al cui centro stia la persona.

3b. L'ECONOMIA SOCIALE

Il lavoro deve essere socialmente necessario e utile, e non orientato al profitto, cioè deve produrre beni e servizi necessari alla gente e non deve venire usato a fini distruttivi o per danneggiare l'ambiente.

L'economia sociale, ad esempio in forma di cooperative, deve essere su scala umana, cioè, non troppo grande. Le condizioni in cui si svilupperanno il lavoro, i ritmi e i tempi deve essere basato sul massimo rispetto verso le persone.

Il prodotto deve avere un prezzo giusto per i produttori e per gli acquirenti.

Liberiamoci del lavoro e liberiamo il nostro lavoro!

Liberare il nostro lavoro dalla schiavitù del denaro!

L'importanza del commercio etico.

3c. Il baratto

Deve essere di beni e soprattutto di servizi.

Deve essere su piccola scala a livello di quartiere, villaggio, piccole comunità.

(Di fronte alla globalizzazione contrapporre una società di piccole comunità).

Un aspetto positivo del baratto è che stimola il senso comunitario, la coscienza di modi alternativi di rapportarci con gli altri e soddisfare le nostre necessità.

3d. La ripartizione dei lavori socialmente utili e necessari

Non si tratta di una misura fondamentale e prioritaria, ma un'altra delle lotte contro l'impoverimento che subiscono attualmente peersone con o senza impiego.

NIENTE PER NOI, TUTTO PER TUTTI !

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