SULLE "INDIPENDENTI" E "ALTERNATIVE" PRODUTTRICI DI PSICOFARMACI

Se non si sta a mangiare merda ad ogni pasto assaporandola con gusto, ci si accorgerà che troppo spesso la parola dischi non significa nient’altro che industria discografica, cioè una forma imprenditoriale come tutte le altre, sottoposte ad un naturalissimo ma non per questo giustificato disegno di profitto spinto con ogni mezzo alla sua massimalizzazione.
Perchè poi se ci addentriamo in terreno di ascolto/analisi di detta musica (musica?) scopriremo quanto sia in realtà aliena da ogni rapporto umano, quanto non sia fonte di comunicazione ma mass-media a senso unico, contenente (orrore orrore) un MESSAGGIO, ma di controllo-di stereotipizzazione-di uniformazione-di massificazione senza che ci sia nel fruitore una minima possibilità di feedback se non l’approccio divistico o da fan.
Quindi cari amici anche voi FATE POLITICA, e di un tipo squallido, alias pro mantenimento dello statusquo-dell’ignoranza diffusa-della passività totale. Sarebbe perciò più opportuno parlare non di etichette discografiche (addirittura indipendenti o alternative) ma di industrie farmaceutiche ancora piccole (ma che sognano a log way-ROCHE-BAYER e perchè no, BASF ), vista la propensione per la produzione di psicofarmaci, anestetici, (anti?) depressivi.
 

                                                                   

La musica invece, LA MUSICA è comunicazione di stimoli ideali emozioni in quanto arte, è arte in quanto nascente dal dramma, dalla tragedia, dalle contraddizioni, ed è politica in quanto esprimente un disagio, una tensione, una volontà di esplorare nuove strade, di cercare nuove soluzioni, di cambiare.
Ed è questa la musica (e non diciamo certo che debba essere per forza punk, o per forza anarchica, anzi) indipendente, alternativa agli psicofarmaci asettici induttivi normalizzatori introdotti nell’acquedotto ed in tutti i mezzi di diffusione mass-media a senso unico.
Autoproduzioni, fotocopie, volantini, od/ed etichette nate dall’interno della "COSA", come proseguimento di un’esperienza di autoproduzione ed autogestione, espressione di una necessità di uscire allo scoperto, di diffondere, di parlare di comunicare idee-suoni-convinzioni-esperienze-percorsi, legate alle scelte da cui sono nate, antidivistiche, sincere e disponibili, street-level, cooperanti tra loro ed aperte ad ogni collaborazione con chi vive-soffre-lotta-cerca di agire nel tessuto e nella realtà DA UNA PARTE, E DALL’ALTRA industrie farmaceutiche produttrici di psicofarmaci, farmacie che si sfregano le mani bramando l’incremento del numero dei tossicodipendenti per aumentare i profitti, impresari senza scrupoli e senza fantasia, grigie espressioni del piattomarronismo perbenista & losco, arraffone & truffaldino, macellai, droghieri, sarte & spacciatori....................
Da una parte la volontà di vivere, dall’altra la determinazione ad uccidere.

 

E non c’è nessuna possibilità d’intesa.
Per l’alternativa, che è possibile quando ce n’è volontà Per l’anarchia che non è miseria, bruttezza, squallore creativo, disorganizzazione

 

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