VITE KURDE O COSE TURCHE?

Negli ultimi mesi centinaia di kurd@ sono sbarcati sulle coste italiane. Nel nostro paese ne è stato dato e ricevuto “l’allarme”; nessun@ però si è chiest@ il reale motivo della loro fuga.

Il popolo kurdo esiste da millenni,tra il Tigri e l’Eufrate, in una zona petrolifera strategica che ha portato le grandi potenze non solo a riscriverne i confini secondo le loro esigenze economiche, ma anche a sterminarne il popolo stesso: negli anni ‘80 sono stati avvelenati con il gas interi villaggi e questo nel silenzio generale. Negli ultimi 12 anni ci sono stati 4000 villaggi distrutti e tre milioni di kurd@ sono stani cacciat@ dalla loro terra. Per evitare di essere sterminati, hanno attraversato il Mediterraneo, sbarcando nel nostro e in altri paesi. Il 1 settembre è stata la giornata mondiale per la pace in Kurdistan e contro la sporca guerra che sta portando avanti la Turchia, come avamposto della NATO, per il controllo del petrolio arabo. La sua economia infatti si basa sul traffico di armi ed eroina il cui ricavato, insieme alle entrate dovute al turismo, servono a sostenere ovviamente il genocidio del popolo kurdo.

Il 26 agosto 1997 era prevista la partenza di un treno europeo per la pace in Kurdistan, intitolato allo scrittore kurdo Musa Hanter, assassinato dai turchi nel 1993. Il governo turco, aiutato da quello tedesco, ha impedito la partenza del treno. Tuttavia trecento pacifist@ europei sono arrivat@ lo stesso ad Istambul ed hanno cercato di raggiungere Dyarbakir in Kurdistan per portare la loro solidarietà al popolo kurdo durante la manifestazione del 1 settembre. Sette italiani arrivati a Diyarbakir prima degli altri, dopo numerosi controlli e minacce, vengono presi e fatti salire su un aereo che li riporterà ad Istambul in attesa di essere espulsi.

Il capo della polizia turco emana degli avvisi minacciando che chiunque aiuti il convoglio verrà trattato come un terrorista del PKK, compresi i tassisti che li trasportino da una parte all’altra della città. Sempre a Diyarbakir vengono operati degli arresti di avvocati, insegnanti e medici che avevano aderito al treno e un leader del sindacato kurdo viene arrestato ed è attualmente ancora sotto tortura. Nonostante il presidente del Sud Africa Nelson Mandela si offra come mediatore per risolvere il conflitto in atto contro i kurdi, le forze dell’ordine setacciano tutta la Turchia aprendo la caccia al kurdo e reprimendo chiunque esprima solidarietà mobilitandosi per la liberazione di tutti i popoli. Mentre il convoglio europeo, composto da 7 pullman, cercava di raggiungere Dyarbakir per la manifestazione del 1 settembre, viene fermato dall’esercito turco e trattenuto nella caserma di Urfa, noto luogo di tortura. Per protestare contro questi atti di violenza 250 kurdi improvvisano una manifestazione contro la quale la polizia spara ferendo tre persone. Il convoglio tenta di arrivare ugualmente a Dyarbakir. Alle porte della città kurda ci sono due carri armati accesi con le mitragliatrici puntate. Viene improvvisato un sit-in, il quale però, represso, costringe il convoglio a tornare indietro verso Urfa.

1000 kurdi vengono arrestati, all’autista del pullman dei tedeschi gli viene rotta la clavicola con un colpo del calcio del fucile, 14 dirigenti dell’Hadep (partito dem. kurdo) vengono tratti in arresto con l’accusa di manifestazione non autorizzata: quello che oggi salta agli occhi come una fatto straordinario è per il popolo kurdo la drammatica quotidianità. Nonostante abbiano intercesso il console italiano, spagnolo e finlandese, alla carovana viene negato l’accesso ad Ankara e sotto la minaccia di sparargli contro, vengono forzatamente rispediti verso Istanbul e reclusi dentro un albergo.

Alle richieste inoltrate all’Unità di crisi alla Farnesina di fornire spiegazioni e chiarimenti della repressione sulla delegazione pacifista europea in Turchia, ci viene risposto che “i delegati europei maggiorenni e vaccinati sapevano di andare contro la volontà del governo turco, partecipando alla manifestazione per la liberazione del popolo Kurdo”. Questo mentre le agenzie italiane di stampa, continuando a tacere sull’iniziativa del treno per Dyarbakir e sui relativi gravissimi sviluppi, calcavano la notizia dell’accordo militare tra Usa, Turchia e Israele per rafforzare il dominio dell’imperialismo globalizzato nell’area mediorientale: a farne le più care spese, al solito, i popoli che ancora non riescono a far valere i propri diritti di identità e terra: Palestinesi e Kurdi! Il 3 settembre viene improvvisata una manifestazione nella piazza principale di Istanbul per chiedere la scarcerazione dei 14 arrestati e la possibilità di fare una conferenza stampa. Il convoglio rimane in stato d’assedio ad Istanbul fino alle ore 15.00, quando ci giunge la notizia dell’irruzione nello stesso albergo delle forze di sicurezza che caricano ed arrestano 21 dei partecipanti, tra cui un italiano, Dino Frisullo portavoce dell’ass. Senzaconfine, già memore di un precedente arresto in Turchia, 10 tedeschi, 2 svizzeri, il vice console inglese, 3 spagnoli, 4 giornalisti turchi, 1 danese, 1 diplomatico del sud Africa e costringono gli altri a barricarsi all’interno della Hall. Invitiamo tutt@ -a partecipare alla MANIFESTAZIONE contro la politica filo turca del governo italiano che si terrà oggi 4 settembre alle ore 17 a LARGO CHIGI

-ad accogliere all’aeroporto di Fiumicino l’arrivo degli esuli italiani da Istambul ascoltando RADIONDAROSSA (87.9 fm) per sapere il giorno e l’ora dell’arrivo

-a partecipare LUNEDI 8 settembre nel pomeriggio alla manifestazione di protesta contro il governo turco, indetta dalle associazioni promotrici del treno per la pace, DAVANTI ALL’AMBASCIATA TURCA IN VIA PALESTRO 28

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