RIEPILOGANDO


Nell'attuale situazione, uno dei problemi principali che ogni detenuto incontra nel momento in cui si trova nella condizione di poter usufruire dei benefici previsti dalla legge "Gozzini", è la completa incertezza sui tempi e sui criteri che saranno usati nell'applicazione.
Per i tempi va detto che dal momento in cui il detenuto li matura, passano inutilmente mesi o anni, a volte in modo inspiegabile. Ad esempio, non si capisce perché tutta una serie di procedure non possano iniziare fin dal primo giorno di detenzione in modo da trovarsi a buon punto al momento dell'effettiva maturazione.
Passiamo ai criteri. Qui il problema diventa spigoloso perché, se da un lato si possono intuire le difficoltà di un giudice dotato dalla legge di troppa discrezionalità, dall'altro la realtà offre ai nostri occhi una gamma incredibile di diseguaglianze e ingiustizie. Salta agli occhi, ad esempio, l'eccessiva disparità di applicazione della legge da tribunale a tribunale, tanto da creare tra i detenuti la "corsa" al trasferimento nelle regioni al momento "giuste".
A complicare ancora di più ogni tentativo del detenuto di comprendere coscientemente le leggi che lo riguardano, c'è l'eccessiva disinvoltura che gli organi legislativi negli anni hanno dimostrato di avere nel trattare questo tipo di argomento. La legge Gozzini, infatti, ha subito una serie ripetuta di stravolgimenti, non solo nell'articolazione, ma anche nello spirito. Alcune modifiche, tra l'altro hanno introdotto esclusioni, creando un profondo squilibrio tra detenuto e detenuto.
Siamo certi che i tempi sono maturi per far sì che venga aggiustata definitivamente e che vengano poste limitazioni affinché non venga stravolta ad ogni emergenza o presunta tale.
Vi è una estrema difficoltà di usufruire della legge Gozzini per le categorie più deboli. Per uno straniero ottenere un permesso o un affidamento è una cosa pressoché impossibile.
Anche per molti detenuti italiani il permesso o l'affidamento in molti casi diventa un miraggio. Se si considera che la maggioranza dei detenuti proviene dai ceti sociali più bassi e con famiglie disgregate, risulta pressoché impossibile avere una relazione socio-familiare che è alla base di molte misure alternative.
Va inoltre sottolineato che le funzioni del magistrato di sorveglianza sono state stravolte nel corso degli anni. Nato come tutore dei diritti dei detenuti, oggi il suo pronunciamento è interpretato dai detenuti come un ulteriore grado di giudizio, molte volte più pesante di quello espresso dalle stesse corti che hanno pronunciato la sentenza ordinaria.

Richieste di modifica


1- Modifica del "decreto Martelli" del 1992.
2- Liberazione anticipata. Aumento da 45 a 60 giorni a semestre.
3- Avvicinare concretamente il detenuto al mondo lavorativo, creando una serie di agevolazioni alle imprese pubbliche o private che assumono detenuti o ex detenuti, in conformità con leggi regionali già esistenti (esempio sgravi fiscali, ecc.). Nella stessa direzione vanno potenziati gli enti locali al fine di renderli più recettivi di forza lavoro proveniente dalle carceri.
4- Nell'iter necessario per accedere ai benefici va eliminata la richiesta informativa agli organi di polizia esterna, in considerazione del fatto che molte volte sono gli stessi che hanno proceduto all'arresto e quindi rispondono basandosi su dati del passato.
5- Richiesta di modifiche alla proposta di legge "Simeoni"
6- Revisione delle norme che regolano l'interdizione legale.
7- Modifica norme che regolano la concessione dell' art. 30 (G.M.F.)



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