All'ombra di generali, sicari e narcotrafficanti

La Turchia, centro nevralgico del traffico di droga


Il prossimo agosto scadrà il mandato del generale Isamil Hakki Karadayi, capo di stato maggiore dell'esercito turco. Gli ultimi cinque anni che lo hanno visto in carica sono stati caratterizzati da un marcato intervento degli ufficiali in tutti i settori della vita politica, dalla "questione kurda" al problema dei rapporti con la Grecia, passando per la lotta contro il "pericolo islamico". Sotto l'impulso dello stato, si è registrato un sensibile aumento delle attività mafiose, legate al narcotraffico, e molti oppositori politici e difensori dei diritti umani sono stati brutalmente eliminati.

di Kendal Nezan*

L'attentato compiuto ad Ankara il 12 maggio scorso, in pieno giorno, contro Akin Birdal, presidente dell'Associazione turca dei diritti umani, ha riacceso il dibattito sulle trame delle organizzazioni criminali che prosperano all'ombra del potere.
"Mentre in Spagna i 28 omicidi commessi dal Gal sono un grave affare di stato, in Turchia, paese che afferma di essere uno stato di diritto e bussa alla porta dell'Unione europea, non è stato arrestato neppure uno degli esecutori dei più di 4.500 omicidi politici commessi dal 1991, i tristemente noti faili meçhul; nel mio paese, gli assassini sono a piede libero, gli intellettuali dietro le sbarre", dichiarava indignato Akin Birdal nel suo intervento davanti a un uditorio della Federazione internazionale dei diritti dell'uomo (Fidh), di cui è vice-presidente, alcune settimane prima del tentato omicidio cui è scampato per miracolo. Eppure, i fatti sono noti e, in larga misura, ufficialmente riconosciuti.
Nel rapporto pubblicato il 28 gennaio 1997, l'ispettore nominato dal governo turco, Kutlu Savas, descrive, spesso con dovizia di particolari, come nel no man's land giuridico del sud-est kurdo gli uomini impegnati nella guerra speciale, non contenti di uccidere a loro piacimento, si sono dati al racket dei commercianti, al ricatto, allo stupro e al narcotraffico (1).
Spiega anche come lo stato ha delegato la sicurezza di una vasta regione intorno alle città di Siverek e Hilvan all'esercito privato di un capotribù, Sedat Bucak deputato vicino a Tansu Ciller che ha diritto di vita e di morte sui suoi abitanti.
Questo signore della guerra è l'unico superstite dell'incidente d'auto verificatosi nel novembre 1996 sulla strada che collega Smirne a Istanbul, vicino a Susurluk (2). Con lui viaggiavano un capo della polizia e un famoso boss mafioso di estrema destra, Abdullah Éatli, implicato nell'attentato contro il papa, ricercato dall'Interpol per traffico di droga e dalla giustizia turca per l'omicidio di 7 militanti di sinistra! Da allora, per i turchi, Susurluk è diventato sinonimo della deriva in senso mafioso dello stato. E'per questo che la popolazione chiede a gran voce un'operazione "mani pulite".
Tuttavia, nÉ la creazione di una commissione d'inchiesta parlamentare, nÉ il lungo intervento televisivo del primo ministro, Mesut Yilmaz, il 23 gennaio 1997, a commento del rapporto di indagine appena consegnatogli, hanno potuto soddisfare l'opinione pubblica, che li ha interpretati come semplici tentativi di dissimulare l'entità della corruzione che mina il cuore stesso dello stato. Tanto più che i responsabili politici e i poliziotti indicati nel rapporto sono sempre a piede libero e affermano di aver semplicemente eseguito ordini provenienti dai vertici dello stato (3)...
L'ispettore governativo constata amaramente che un personaggio come Yesil, detto "Terminator", è responsabile di almeno 19 omicidi, tra cui quello di un deputato, Mehmet Sincar, e del rapimento, di fronte alla Corte di sicurezza di Diyarbakir, di due ragazze, Sfkran Mizgin e Zeynep Baka, da lui violentate, torturate selvaggiamente e poi uccise.
Il rapporto precisa che Terminator aveva stretti contatti con "la polizia e la Mit (Servizi segreti nazionali), tanto da chiamarne uno dei capi papà, e che ha potuto disporre ad Ankara di un conto bancario su cui transitavano ingenti somme di denaro provenienti dal racket e dal traffico di droga". Emissario dell'ufficio di informazioni del primo ministro, il criminale ha abbandonato il paese il 23 ottobre 1996 alla volta di Beirut, insieme a due agenti della Mit muniti di passaporti diplomatici passando per la sala del cerimoniale dell'aeroporto di Istanbul, normalmente riservata al primo ministro. Come è possibile, in queste condizioni, parlare di "deriva" o "errori"?
Un altro poliziotto serial-killer, Ayhan Éarkin, interrogato il 28 agosto 1996 dalla Mit, racconta: "Mi sono stati imputati 91 omicidi commessi all'Est e al Sud-est. Sappiamo tutto e non abbiamo nulla da ridire, mi ha confidato chi mi interrogava. Ma perchÉ ha rapito Omer Luftu Topal (il re dei casinò)? L'ha fatto di sua iniziativa? Lo sa che lei è al servizio di una forza politica? Quella del primo ministro Tansu Ciller e di Mehmet Agar, direttore generale delle forze di polizia". Viene spesso citata la vibrante dichiarazione fatta da Tansu Ciller il 4 ottobre 1993: "Conosciamo i nomi degli uomini d'affari e degli artisti sottoposti a estorsioni da parte del Pkk (Partito kurdo dei lavoratori). Con loro faremo i conti a tempo debito". A partire dal 14 gennaio 1994, circa un centinaio di loro saranno rapiti, uno a uno, da commandos in uniforme a bordo di auto della polizia. Saranno poi uccisi in qualche luogo sulla strada che collega Ankara ad Istanbul, nel "triangolo della morte" di Kocaeli, feudo della mafia di estrema destra e cuore nevralgico del traffico d'eroina diretto verso l'Europa.
Capo della principale unità esecutiva dell'ufficio delle operazioni speciali, Abdullah Éatli, coinvolto in questi omicidi, era in ottimi rapporti con Tansu Ciller che gli ha infatti reso un caloroso omaggio all'indomani della sua morte nell'incidente di Susurluk. Considerato come una delle menti della branca turca dell'organizzazione Gladio (4), Éatli ha avuto un ruolo di primo piano nei sanguinosi avvenimenti degli anni 1976-80, che hanno spianato la strada al colpo di stato militare del settembre 1980. Giovane capo dei Lupi grigi, milizia d'estrema destra, è stato accusato, tra l'altro, dell'omicidio di sette studenti di sinistra. Un "grande patriota" A Éatli viene attribuita anche l'organizzazione dell'evasione e della fuga in Europa di Mehmet Ali Agça, riconosciuto colpevole dell'assassinio del direttore del giornale liberale Milliyet.
Pare sia stato proprio lui a organizzare l'attentato contro il papa, su commissione del boss mafioso turco Bekir Celenk, per la somma di 3 milioni di marchi. E' stato visto, poi, in compagnia di Stefano Delle Chiaie, della branca italiana di Gladio, prima in America latina e poi a Miami, nel settembre 1982. Rifugiatosi in Francia, sotto il falso nome di Hasan Kurtoglu, ha ripreso a lavorare al servizio dello stato turco, che gli ha commissionato una serie di attentati contro interessi armeni e contro l'Asala da cui l'attentato esplosivo contro il monumento armeno d'Alfortville, il 3 maggio 1984, e quello contro l'attivista Ara Toronian. Pagato dalla Mit in eroina, verrà arrestato, proprio per traffico di stupefacenti il 24 ottobre 1984, a Parigi.
Condannato a sette anni di reclusione, viene consegnato, nel 1988, alla Svizzera, che voleva processarlo, sempre per traffico di eroina. Nonostante una nuova condanna a sette anni, nel marzo 1990 riuscirà, grazie a misteriosi compici, ad evadere dal carcere e a tornare in Turchia, dove verrà reclutato dalla polizia e incaricato di "missioni speciali", nonostante sia, all'epoca, ancora ufficialmente ricercato dalla giustizia turca per vari omicidi e teoricamente condannabile alla pena capitale (5).
Salutato da Ciller come "un grande patriota", Éatli era un personaggio estremamente pericoloso, quasi diabolico.
Taglieggiava, ad esempio, le persone che erano sulla "lista di Ciller", prometteva loro di cancellarli dall'elenco ma una volta incassato il denaro, li faceva comunque rapire ed eliminare, non senza averli prima torturati. Una delle vittime, Behçet Cantutk, pagherà 10 milioni di dollari, a cui se ne aggiungeranno altri 17 milioni, versati dal "re dei casinò", Omer Luftu Topal.
Nonostante il pagamento di questo doppio riscatto, Canturk sarà rapito, il 28 luglio 1996, da alcuni poliziotti agli ordini di Éatli. Riconosciuti e segnalati alla polizia da un testimone il 25 agosto, essi saranno arrestati ad Istanbul due giorni dopo, per poi esser trasferiti ad Ankara la notte stessa, su ordine personale del ministro degli interni. Per metterli al sicuro, quest'ultimo li raccomanderà alla protezione particolare del deputato Bucak, pilastro dell'organizzazione speciale di Ciller. Quanto all'imprudente testimone, verrà ucciso il 28 agosto La guerra speciale è costosa. Fin dal 1993, sono stati stanziati ad hoc 70 milioni di dollari, prelevati dai fondi neri del primo ministro. Secondo il rapporto di Savas, questa dotazione è essenzialmente servita all'acquisto in Israele di armi e equipaggiamento anti-terrorismo e ad operazioni effettuate all'estero. I proventi del racket e i fondi segreti permettono, all'interno, di pagare i killer e gli "informatori". Ma non sono sufficienti per il sostentamento degli eserciti privati, come quello di Bucak (20.000 uomini) e dei 64.000 protettori di villaggio (miliziani kurdi filo-governativi): le banche di stato sono state quindi mobilitate per accordare crediti generosi a sostenitori locali del governo. Ma il grosso del finanziamento proviene da un gigantesco traffico di eroina.
Fin dagli anni 50, la Turchia riveste un ruolo di primo piano nel transito verso l'Europa e l'America dell'eroina prodotta nella "mezzaluna d'oro": Afghanistan-Pakistan-Iran. Il traffico è gestito da alcuni gruppi mafiosi controllati dalla Mit. Uno dei responsabili di questi gruppi definisce nel modo seguente il rapporto di cooperazione con la polizia: "I nostri uomini possono passare quando vogliono, senza subire alcun controllo, la dogana di YesilkÜy (l'aeroporto di Istanbul), con valigette contenenti dai 3 ai 5 milioni di marchi. A volte, si fanno timbrare il passaporto, a volte no. Il nostro capo dispone di ogni tipo di passaporti falsi, timbri, ecc. (6) ". Inci Baba, un "baba" (padrino), si vantava, in televisione o dalle colonne del Turkish Daily News del 7 dicembre 1993, di essere un amico intimo del presidente Suleyman Demirel, che egli avrebbe "protetto e aiutato" durante la sua traversata del deserto. L'avrebbe addirittura accompagnato in una visita ufficiale a Washington Dopo la guerra del Golfo del 1991, la Turchia, privata dell'importante mercato iracheno e sprovvista di giacimenti petroliferi rilevanti, decide di compensare i suoi mancati profitti attraverso un ricorso sempre più massiccio al traffico di droga. Il fenomeno ha subito una brusca accelerazione con l'arrivo al potere dei falchi, dopo la morte sospetta del presidente Turgut Ozal, nell'aprile 1993. Bisogna dire che nel 1994, secondo quanto ha affermato lo stesso ministro degli interni, la guerra in Kurdistan è costata allo stato turco 12,5 miliardi di dollari (7). Secondo Hurriyet, il traffico di eroina ha fruttato, da parte sua, 25 miliardi di dollari nel 1995 e 37,5 miliardi l'anno successivo (8).
Un traffico di tali dimensioni si può organizzare solo grazie alla stretta collaborazione della polizia e dell'esercito.
Alcuni baroni della droga, come Huseyin Baybasin, hanno dichiarato a diverse televisioni occidentali e turche di lavorare a favore dello stato, che fornisce loro protezione (9). I narcotrafficanti viaggiano muniti di passaporti diplomatici. E, addirittura, la droga sarebbe trasportata dalla frontiera iraniana mediante elicotteri militari, secondo quanto hanno affermato alcuni testimoni che hanno deposto davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sull'incidente di Susurluk.
Il cui presidente, il deputato Mehmet Erkatmis, ha protestato pubblicamente per la censura di queste testimonianze schiaccianti nel rapporto ufficiale della commissione In un documento esplosivo reso pubblico dal direttore del settimanale Aydinlik nel corso di una conferenza stampa il 21 settembre 1996 a Istanbul, la Mit accusa la sua rivale, la Direzione generale di polizia, di "fornire tesserini di polizia e passaporti diplomatici ai membri di un'organizzazione che, sotto la copertura di attività anti-terroristiche, vanno in Germania, nei Paesi bassi, in Belgio, in Ungheria e in Azerbaigian e si dedicano al traffico di stupefacenti". Tutto ciò corredato da un elenco nominativo di alcuni di questi trafficanti protetti dalla polizia (10). A sua volta, la polizia, tramite uno dei suoi capi, Hanefi Avci, restituirà il favore, fornendo una lista dei trafficanti al soldo della Mit. La guerra tra le forze dell'ordine per il controllo di questo lauto traffico è costata la vita a una quindicina di agenti della Mit, secondo il rapporto ufficiale di Kutlu Savas.
L'Europa occidentale costituisce la destinazione principale di questo vasto traffico. Ciò nonostante, la maggior parte dei governi europei preferisce mantenere un silenzio imbarazzato sui maneggi di Ankara, così come si guarda bene dal condannare apertamente la distruzione di 3.428 villaggi kurdi e la deportazione di più di 3 milioni di kurdi promossa dai suoi alleati turchi (11). Il 22 gennaio 1997, tuttavia, il giudice tedesco Ralf Schwalbe ha chiamato pubblicamente in causa il governo turco e, in particolare, Tansu Ciller. A sua volta, il 26 gennaio, Tom Sackville, vice-ministro degli interni inglese, ha affermato, in una dichiarazione al Sunday Times, che l'80 % dell'eroina sequestrata in Gran Bretagna è di provenienza turca e che il governo di cui fa parte "è preoccupato dagli inquietanti rapporti che accusano membri della polizia e addirittura membri del governo turco di essere coinvolti nel traffico di droga". Si è giunti ad un punto tale che Fernando Carpentieri, direttore della "Financial Task Force" dell'Ocse, ha solennemente lanciato un ultimatum: "La Turchia è l'unico stato membro che non applica le misure decise dall'Ocse contro il riciclaggio del denaro sporco (...) Questa situazione non può durare a lungo. Le autorità turche hanno tempo fino a settembre per promulgare la legislazione necessaria. In caso contrario, il paese potrebbe trovarsi a far fronte alla reazione potenzialmente distruttiva della comunità bancaria internazionale". Anche Washington, fedele alleata di Ankara, comincia a rompere il silenzio. L'International Narcotics Control Strategy Report (Inscr), rapporto ufficiale del dipartimento di stato americano, reso pubblico alla fine del febbraio 1998, rileva che "circa il 75 % dell'eroina sequestrata in Europa è di fabbricazione o provenienza turca", che "ogni mese transitano per la Turchia da quattro a sei tonnellate di eroina destinate all'Europa occidentale" e che "sul suolo turco vi sono numerosi laboratori per la raffinazione dell'oppio in cui si produce eroina a partire dalla morfina". Il rapporto sottolinea che la Turchia è uno dei paesi più colpiti dal riciclaggio del denaro sporco, praticato in particolare attraverso "il commercio di valigie" con i paesi dell'ex Unione sovietica, nei casinò, o nell'industria edilizia e turistica.


note:
* Presidente dell'Istituto kurdo di Parigi
torna al testo (1) "Nella regione in stato d'emergenza (si tratta delle province kurde) il potere di condannare a morte viene delegato ai gradi più bassi del potere: ai sergenti-maggori, ai vice-commissari, e, cosa ancor più grave, ai pentiti, terroristi di ieri e potenziali criminali di domani. () Quando persone che erano state trasferite da un servizio pubblico ad un altro in seguito ad un procedimento giudiziario vengono trovate morte sotto un ponte, è evidente che non si può parlare di omicidio commesso da ignoti" scrive l'ispettore Savas nel suo rapporto, il cui testo è stato pubblicato per estratti, come supplemento, dal quotidiano turco Radical.
torna al testo (2) Si legga "Le realzioni pericolose della polizia turca", le Monde diplomatique/il manifesto, marzo 1997.

torna al testo (3) Secondo il quotidiano turco Hurriyet del 6 giugno 1998, 43 dirigenti di polizia implicati in queste operazioni sono appena stati promossi.
torna al testo (4) Gladio è un'organizzazione di resistenza anticomunista creata dalla Nato nell'Europa occidentale all'indomani della seconda guerra mondiale. E' rimasta attiva per 40 anni.

torna al testo (5) Due giornalisti turchi, Soner Yalçin e Dogan Yurdakul hanno pubblicato nell'ottobre 1997 un libro molto documentato su Abdullah Éatli, intitolato Ries, Gladio nun Tfrk Tetikçsi (Il Raòs, killer turco di Gladio) Oteki Yayinari, Istanbul.

torna al testo (6) Soner Yalçin e Dogan Yurdakul, op. cit.

torna al testo (7) Citato dal Turkish Daily News, 29 gennaio 1995.

torna al testo (8) Hurriyet, rispettivamente del 26 dicembre 1996 e del 5 giugno 1997.

torna al testo (9) Alcune di queste dichiarazioni sono state riportate dai quotidiani Hurriyet, del 27 dicembre 1996, e Ozgur Politika, 2 gennaio 1997.

torna al testo (10) Mit Raporu, pubblicato per esteso dal settimanale Aydinlik del 21 settembre 1996 e, per estratti, da vari quotidiani turchi del giorno seguente.

torna al testo (11) Dato ufficiale fornito dalla Commissione di immigrazione del Parlamento turco citato dal Turkish Probe del 7 giugno 1998.

(Traduzione di S.L.)



Tactical Media Crew