LA CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI.
Il parlamento europeo il 14 novembre 2000 ha approvato (410 a favore, 93
contrari, 27 astenuti), la Carta dei diritti fondamentali della UE,
confermando cosi' il testo finale, gia' proposto il 26 settembre 2000 dalla
Convenzione creata per redigere la Carta stessa.
Dopo essere stata approvata dal Consiglio europeo informale di Biarritz
(13 - 14 ottobre 2000), la Carta dei diritti e' stata proclamata alla
conferenza intergovernativa di Nizza (7 - 12 novembre 2000). A tutt'oggi,
pero' resta da definirne lo status, argomento che e' stato indicato come uno
dei temi della prossima conferenza intergovernativa gia' fissata per il 2004.
Germania, Francia, Europarlamento e Commissione europea (sostenuta
dall'Italia), avrebbero voluto che, a Nizza, la Carta fosse inserita come
preambolo nei vari trattati, assumendo cosi' un valore "costituzionale". Ma
cosi' non e' stato, per l'opposizione del Regno Unito e della Danimarca,
quindi per ora essa assume un valore di solo impegno morale e politico non
vincolante.
Il voto ha visto sostanzialmente uniti in un unico fronte favorevole i
grandi gruppi politici, PPE, PSE, ELDR (Liberali) e Verdi. Contrari, per
motivi diversi, i comunisti, (per i quali la carta non da' molto spazio ai
"diritti sociali" e all'intervento in favore dei piu' deboli) ed i
cosiddetti "euroscettici" ( tra i quali sono inclusi i conservatori inglesi)
. Tra gli astenuti italiani, si ricordano i deputati della Lega Nord ( che
in un primo momento avevano anche annunciato una marcia su Nizza, poi
rientrata) e quelli della Lista Pannella.
La Carta dei Diritti fondamentali e' formata da un preambolo e di sette
capitoli che singolarmente trattano della Dignita' (I), della Liberta' (II),
dell'Uguaglianza(III), della Solidarieta' (IV), della Cittadinanza (V),
della Giustizia (VI) e, in ultimo, sono elencate le Disposizioni generali
(VII). In essa sono riaffermati i diritti gia' contemplati nella Carta
Comunitaria dei Diritti Sociali fondamentali dei Lavoratori, nella Carta
Sociale Europea, nella Convenzione Europea per la salvaguardia dei Diritti
dell'Uomo e delle liberta' fondamentali, nella Convenzione di Ginevra (1951);
cosi' come riafferma anche i diritti riconosciuti dalla giurisprudenza
della Corte di Giustizia della Comunita' Europea e da quella della Corte
Europea dei diritti dell'Uomo. Inoltre, frequentemente alcuni articoli
della Carta dei diritti, rimandano alle singole "legislazioni e prassi
nazionali").
Le posizioni politiche rispetto alla Carta dei diritti sono fra loro
articolate. In Italia, il presidente della Repubblica Ciampi parlando di
Nizza, ha sostenuto che l'UE ha trovato "un buon accordo di compromesso per
marciare piu' speditamente verso un Europa piu' integrata ed ampia" ed ha
aggiunto che ora, "il primo passo da fare e' passare dalla Carta dei
diritti approvata a Nizza, ad una vera e propria Costituzione europea, alla
quale i parteners dell'Europa e, soprattutto l'Italia e la Germania, stanno
gia' lavorando da tempo" (La Repubblica, 14/12/2000).
E Dini ha aggiunto che "un ulteriore aspetto nella posizione portata avanti
dall'Italia e' il profilo che abbiamo impresso ai lavori di redazione della
Carta dei diritti fondamentali, dei diritti cioe', che ci spettano in quanto
cittadini europei, e che desideriamo vedere tutelati a livello
sovranazionale, attraverso norme cogenti. Tale Carta riveste un importanza
fondamentale perché costituisce la premessa del processo di
costituzionalizzazione dell'Unione. Ecco perché, la vorremmo inserita nei
trattati." (La Repubblica, 11/7/2000). All'interno del parlamento italiano,
il Polo ha espresso voto contrario alla Carta dei diritti, mentre, il
Presidente del Consiglio Amato, aggiunge che "sarebbe stato meglio,
soprattutto per il Polo votare la carta europea dei diritti." E prosegue
dicendo "Io avevo chiesto a l'intera camera italiana di riconoscersi nella
Carta europea. Ho cercato di spiegare che poteva essere un denominatore
comune, invece ha votato solo la maggioranza di centrosinistra."
(La Repubblica, 14 ottobre 2000).
In Francia Chirac dice "..Si tratta di un testo politico ambizioso, che
sancisce principi ben al di la' di quanto faccia la Convenzione Europea dei
Diritti dell'Uomo" (Corsera, 15 ottobre 2000). In generale la Francia
sarebbe soddisfatta di poter vedere una Carta dei diritti incorporata
nelle leggi comunitarie, tuttavia, non lo considera un tema prioritario.
Italia e Germania sono i due Paesi che maggiormente insistono sul fatto
che "l'obiettivo della Germania e' l'integrazione della carta nei trattati,
che si fara' nel quadro del dopo Nizza insieme con la ripartizione delle
competenze tra i vari liveli dell'Unione, che dovra' portare ad un testo di
Costituzione o di legge fondamentale europea" (Corsera, 15 ottobre 2000).
In particolare, la Germania vuole un documento che stabilisca i limiti di
influenza della UE. per rassicurare i potenti Lander tedeschi.
Walter Nobert, capo economista della Deutsche Bank afferma che " da tempo a
Francoforte e Berlino concordiamo con quanto affermato da Ciampi, il quale
parla di tempi che sono maturi per una costituzione europea. Non possiamo
andare avanti con le istituzioni europee cosi' come sono ora. Ci vuole un
catalogo di regole, valori, ripartizioni dei poteri. Il tempo del
predominio degli stati nazionali e' finito, lo dice anche Chirac Gli stati
nazionali non sono, né saranno la base della costituzione europea, ci
vogliono piu' poteri per l'Europarlamento. Tuttavia, un governo europeo e'
prematuro per i prossimi 25 anni . Ma dobbiamo dare piu' peso e competenze
alle istituzioni europee. La politica non e' piu' solo nazionale. Le nostre
politiche interne sono interdipendenti Ci vogliono partiti europei
sovranazionali per discutere e poi scrivere la costituzione. Il fondo
economico ne sarebbe lieto : le aziende sono gia' sovranazionali, che i
partiti si adeguino". Di piu', Norbert vorrebbe che ci fosse una
costituzione "degli Stati Uniti d'Europa, ma con vaste autonomie per
nazioni e regioni, col massimo decentramento possibile, ancor piu' che negli
USA" (La Repubblica, del 8/7/2000).
Per quanto riguarda la Carta dei diritti il giudizio della Gran Bretagna e'
avverso all'idea di una costituzione europea. Il governo inglese appoggia
un documento che delimiti i poteri dell'Unione, rispetto ai governi
nazionali; ma e' decisamente contrario ad una limitazione della propria
sovranita'. Infatti, Tony Blair, ha accettato l'inclusione nella Carta, di
un capitolo sui diritti sociali, a condizione che la Carta stessa,
rimanesse un documento politico privo di valore legale.
La Spagna, invece, mostra cautela nel parlare della Carta dei diritti
fondamentali, mentre i piccoli Paesi dell'Unione europea, sono invece
pronti a considerare gia' da oggi, le nuove disposizioni costituzionali. I
Belgi, ad esempio, sono particolarmente entusiasti; mentre gli Irlandesi si
dimostrano molto piu' cauti, ed ancora i Danesi, sostengono una Carta che
delimiti i poteri della UE.
Prodi, afferma a proposito della Carta che " si puo' considerare un rapido
inserimento nei trattati"; ed aggiunge che " la Commissione, comunque,
intende applicarla integralmente". Anche la posizione dei sindacati CGIL,
CISL e UIL (Sindacati confederali italiani), si muove all'interno della
logica dell'integrazione europea, della quale, semmai, essi chiedono un
ampliamento.
Spiega infatti Cofferati che "occorre trasformare l'attuale ripresa
economica in maggiore occupazione. Ma per questo occorre che l'Europa si
dia una costituzione ed una carta dei diritti, definendo nel contempo, un
progetto di crescita comune.
C'e' anche chi, come Philippe Schmitter, analista e teorico delle
istituzioni europee, presso l'Istituto Universitario Europeo di Firenze,
ritiene invece che "..Al presente stadio di sviluppo, l'UE non e' preparata
ad una piena costituzionalizzazione del suo ordinamento politico, del
quale, peraltro, non ha bisogno".
Anche Vittorio Mathieu, accademico dei Lincei, intervistato dal quotidiano
L'Avvenire, del 17/10/2000, sostiene che "e' in qualche modo sconcertante
che 65 persone scrivano una costituzione per l'Europa, senza altri
controlli." Ed aggiunge che " ci sarebbe voluta un Assemblea Costituente
che si occupasse, pero', fin dall'inizio della stesura della Carta".
Posizioni del tutto differenti sono invece quelle espresse da alcune realta'
ella sinistra italiana istituzionale italiana (Rifondazione Comunista) e,
non solo (Cobas e "popolo di Seattle") ed europea (Attac francese), le
quali assumono una posizione critica rispetto alla carta dei diritti, a
patire dal confronto con la legislazione nazionale (ad esempio la
Costituzione italiana e lo Statuto dei Lavoratori), rilevando una natura
involutiva della carta rispetto ai diritti riconosciuti (in particolare
quelli sul lavoro).
Ad esempio, a proposito del lavoro, l'Attac francese, per bocca di Bernard
Cassen (direttore di Le Monde Diplomatique), afferma che "la Carta parla
di "diritto di lavorare, ebbene la Costituzione francese, come quella
italiana prevedono invece il "diritto al lavoro".Abbiamo anche il diritto
di sostare sul marciapiede. Ma, il "diritto al lavoro" implica che la
privazione di lavoro, quindi la disoccupazione, rappresenti una colpa.
Insomma, con la Carta dei diritti fondamentali, Francia ed Italia fanno un
passo indietro. Ecco perché abbiamo deciso di protestare proprio il giorno
in cui essa viene promulgata ..;non siamo contro l'Europa, al contrario,
ma siamo contro questa Europa e le sue scelte liberiste."
Tuttavia, il confronto tra la legislazione nazionale e la Carta resta
problematico, a giudicare dalla posizione assunta, ad esempio, da Papi
Bronzini, magistrato del lavoro di Rifondazione Comunista), che al
contrario del suo partito, esprime un giudizio positivo rispetto alla
Carta, sottolineando, ad esempio, il "diritto all'accesso alla formazione
professionale continua" (art.14, comma 1), alla "tutela contro ogni
licenziamento ingiustificato" (art.30), "diritti degli anziani" (art.25),
arrivando a parlare di "reddito di base" a proposito dell'articolo 34,
comma 3 e, definendo piu' avanzato il "diritto di lavorare e di esercitare
una professione liberamente scelta" (art,15), come elementi positivi.
Le posizioni delle altre componenti del "popolo di Seattle" e dei Cobas,
si incentrano sull'attacco gia' sostenuto da Cassen e, su quanto affermato
da Attac; in ogni caso, i Cobas ritengono che i principi contenuti nella
Carta, diminuisca la forza dei diritti gia' acquisiti dalla Costituzione
italiana, e che invece, quella proclamata a Nizza, compia un passo indietro
semplicemente enunciando questi principi, senza sostanziarli in modo
specifico.
A tutte queste posizioni va la critica delle redattrici di questo articolo,
sia per quanto affermato dai singoli gruppi (Attac, Le Monde, Cobas,
R.C., "Popolo di Seattle"), sia in riferimento a quanto contenuto nella
Carta dei diritti fondamentali di Nizza. Tutte le critiche dei detrattori
della Carta, fin qui ricordati, non sono da parte nostra condivisibili
perché noi riteniamo che e' sbagliata l'ottica da cui queste critiche
partono. perché non si tiene conto della natura reale della carta che e'
essenzialmente espressione del capitale europeo, che attualmente e' giunto
ad un preciso stadio del suo sviluppo e che attraverso la Carta dei diritti
fondamentali, si dota di un ulteriore strumento che contiene le regole che
saranno poi inserite, in maniera piu' organica, nella futura costituzione
europea.
Noi riteniamo che affrontare dall'interno la Carta dei diritti, criticando
questo o quell'articolo singolo, come pure parlare di avanzamento o di
arretramento rispetto ad alcuni diritti (come quello del lavoro), di
attacco a diritti gia' sanciti (posizione di Rifondazione e delle altre sue
componenti), voglia dire entrare in un vicolo cieco nel quale, si perde di
vista lo scopo ultimo della critica che invece va fatta con forza alla
Carta dei diritti e all'intero sistema politico ed economico di cui e'
espressione.
Percio', criticare la Carta attraverso i suoi singoli articoli equivale ad
orientare la classe operaia verso un obiettivo diverso da quello che invece
dovrebbe essere realmente : cioe' la critica alle scelte complessive che
hanno portato dall'Europa di Maastricht all'Europa dell'Euro e della Carta
dei diritti fondamentali, e dall'espansione delle teorie liberiste alla
trasnazionalizzazione dei capitali, senza che vi siano condizioni e
possibilita' realistiche e reali di tutela per le lavoratrici ed i
lavoratori.