EDITORIALE

La riflessione sulla costruzione europea, a mesi di distanza dall'appuntamento di Nizza, e' ancora centrale negli editoriali dei grandi quotidiani del paese. Quale che sia la valutazione su quel vertice, gli opinionisti convergono sulla necessita' di uno scatto in avanti dell'Unione. D'altronde, la creazione di un polo politico-economico autonomo dagli USA ed in grado di contrastarne l'egemonia su scala mondiale, e' sentita come una necessita' da tutti. Le motivazioni pubblicamente adottate per giustificare il sorgere di una nuova potenza imperialista possono essere le piu' diverse. In alcune, al di la' del dato propagandistico, non mancano riferimenti a dati reali. Come quando si registra l'impossibilita' per l'economia USA di mantenere la funzione di traino del mercato mondiale prevedendo per la superpotenza una inevitabile fase di recessione.
In un caso del genere, risulta chiaro che lo sforzo di rendere l'economia europea piu' indipendente da quella americana trovera' nuovo impeto. Di piu', una spinta ulteriore ricevera' l'impegno a rafforzare la moneta europea per "rilanciarla come vera alternativa al dollaro come valuta di scambio nelle transazioni mondiali" (Enrico Cisnetto. A Bruxelles non si va in pensione. Il Messaggero 10 marzo 2001). Ma, per "superare la gracilita' strutturale della moneta unica" occorre dotare l'Unione di un'autentica stabilita' politico-istituzionale, superando le remore che hanno segnato la scadenza di Nizza e che hanno impedito il varo di riforme significative. Per gli analisti cio' coincide necessariamente con il "rimettere mano alla Costituzione UE", in modo da riavviare "quel processo di integrazione comunitaria che, purtroppo, si e' fermato il giorno in cui e' stata varata la creazione dell'Euro" (Enrico Cisnetto, cit.). A tal fine, d'altra parte, Giuliano Amato e' stato designato come leader di una sorta di "Minicostituente" che dovrebbe spingere in avanti lo sforzo iniziato a Biarritz, dove ha trovato la sua stesura la cosiddetta Carta dei diritti europea. e' un riconoscimento del ruolo dell'Italia nella costruzione europea, festeggiato da media che - nel nome dell'interesse nazionale e continentale- invitano maggioranza ed opposizione alla classica politica bipartisan. e', soprattutto, una concessione al paese che -assieme alla Germania- si e' piu' prodigato nello sponsorizzare la causa di un testo fondativo dell'Unione. Si pensi all'insistenza sul punto da parte di Ciampi, che ha trasformato ogni contatto con le diplomazie europee in dialogo sulla necessita' di una carta costituzionale continentale. Quali saranno gli sbocchi di questa nuova spinta europeista lo sapremo nei prossimi mesi.
Nel frattempo non possiamo che rilevare un ritardo. Quello di cio' che rimane del movimento antagonista. Nelle poche iniziative pubbliche legate all'internazionalismo che si sono svolte dopo Nizza, ha prevalso ancora una volta la tradizionale logica dell'antiamericanismo. Non si tratta di una scelta consapevole, bensi' di un automatismo. Ma e' comunque un brutto segnale: un corpo militante sempre piu' risicato non riesce a confrontarsi con quanto di nuovo emerge sulla scena internazionale, ripetendo slogan in cui e' sempre piu' difficile raccogliere la piu' piccola parte di realta'. Ora, e' poco utile lamentarsi all'infinito di fenomeni che implicano una responsabilita' collettiva, rispetto alla quale nessuno puo' sottrarsi. Occorre andare avanti, tentando altre strade. Con "Junius-Broschure", foglio telematico per la critica dell'imperialismo, intendiamo contribuire alla lettura delle trasformazioni in atto nel cosiddetto "mondo globalizzato", nella convinzione che cio' possa risultare utile alla definizione di una nuova prassi internazionalista. Non e' un compito facile, ma i limiti soggettivi -anche forti- di cui si e' portatori possono essere superati quando la consapevolezza di una situazione non generi sconforto, inducendo ad accettare una sfida. Una sfida che puo' consistere nel rimettere in discussione una parte del proprio patrimonio culturale, ricercando nuove radici. Perché, ad esempio, abbiamo scelto la denominazione "Junius-Broschure"? Spiegarlo puo' chiarire molte cose. Nell'aprile del 1915, Rosa Luxemburg scriveva "La crisi della socialdemocrazia", in cui sottoponeva ad una critica durissima l'atteggiamento patriottardo dei dirigenti del movimento operaio di fronte alla guerra. Junius era lo pseudonimo con il quale firmava quello scritto, poi noto come "Junius-Broschure". Rosa Luxemburg voleva, parlando del suo tempo, riallacciarsi ad una precisa tradizione. "Junius Brutus" era lo pseudonimo sotto il quale, nel 1579, erano state pubblicate le "Vindiciae contra tyrannos", in cui il popolo veniva esortato all'insurrezione qualora trovasse inaccettabile la condotta dei potenti. Il senso di rivolta contro la deriva della socialdemocrazia, la necessita' di fare "guerra alla guerra" trovavano alimento e giustificazione in scritti e incitazioni alla ribellione apparentemente lontane. Anche lo sforzo di chi oggi voglia ridefinire un agire internazionalista puo' trarre piu' di un insegnamento da esperienze passate, dalle voci lontane ma sempre presenti di chi ha combattuto contro l'imperialismo ed ha esortato gli sfruttati di ogni paese ad unirsi, a non credere nella favola dell'interesse nazionale. Quella favola che oggi viene riadattata ai nostri tempi e si traduce nei brindisi dei quotidiani alla proclamazione di Amato a leader della Costituente europea. Quella favola che attualmente significa aumentare le spese militari per acquistare prestigio nelle famigerate missioni umanitarie internazionali. In "Junius-Broschure" affronteremo di volta in volta i diversi aspetti in cui si incarna l'imperialismo in questa fase storica. In questo numero ci concentriamo su Nizza e sull'UE. Ma, come si diceva un tempo, abbiamo un mondo da guadagnare. Anche in termini di conoscenza di realta' che i nostri logori discorsi non riescono piu' a descrivere.